Alpinismo

Laila Peak, definitiva sepoltura per il corpo di Leonardo Comelli

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Il Laila Peak ha la forma di una lancia alta 6096 mt che punta al cielo, ardita e spettacolare. Era questo il sogno di quattro ragazzi veneti e friulani: toccare la vetta e scendere lungo la lama bianca di neve. Carlo Cosi, guida alpina di Padova, il tarvisiano Zeno Ceccon, il capo spedizione goriziano Enrico Mosetti e Leonardo Comelli, di Muggia, erano arrivati a 150 metri dalla punta e poi per prudenza e per la neve poco stabilizzata avevano iniziato la discesa. Leonardo poco sotto si era ribaltato sul pendio ed era precipitato lasciando la sua gioventù su quella montagna.

Anche il suo corpo dopo alcuni tentativi vani di recupero era stato composto e lasciato nel luogo del suo sogno.

Pochi giorni fa Michele Cucchi proveniente dal campo base del K2 ha attraversato il Gondogoro Là, passo a 5625 metri, ed è poi sceso nella valle che porta a sud verso il campo base del Laila e poi a Hushey, il villaggio dei suoi amici alpinisti pakistani ai quali per tre anni ha fatto da istruttore per il soccorso alpino e che due anni fa ha accompagnato fin sulla vetta del K2.

Il luogo dove è stato ritrovato il corpo
Il luogo dove è stato ritrovato il corpo

Gli avevano detto del corpo del ragazzo italiano e lui ha voluto dare un’occhiata, trovandolo tra ghiaccio e cielo. Michele è uomo del soccorso, uomo della pietà della montagna, e così è sceso di corsa a Skardu, ha avvertito la famiglia di Comelli e l’Ambasciata. Dopo aver avuto il consenso per procedere, è risalito fino al Laila Peak a recuperare i resti del ragazzo, affinché l’ultimo ricovero di Leonardo fosse dignitoso. Oggi è rientrato a Skardu avendo portato a termine la sua missione.

Raccontata così questa “operazione” pare persino facile. Non lo è stata: ha richiesto tutta la buona volontà e il fiato di Michele, la sua esperienza, l’amicizia con gli alpinisti locali, che lo stimano veramente molto, c’è voluto anche il coraggio di affrontare il dolore vivo dei genitori di Leonardo e infine anche un po’ di fortuna per incontrare ancora una volta il destino di un giovane che aveva diritto ad una sepoltura.

 

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3 Commenti

  1. “Complimenti” per la sensibilità alla redazione di Montagna.TV che ha ben pensato di pubblicare un articolo così delicato senza accertarsi prima che la famiglia fosse già al corrente della notizia della sepoltura di Leo.
    Come minimo ora mi aspetto un pezzo con le scuse di questo portale, e non un misero trafiletto, ma bello evidente in prima pagina!

    1. Tanto per capirci, sapevamo che i genitori erano in contatto con l’Ambasciata e con un amico triestino di Cucchi. Sapevamo che Cucchi che era in Pakistan per tutt’altra missione, aveva personalmente, e crediamo generosamente, deciso di verificare alcune voci che circolavano nella valle di Hushey e che indicavano che un corpo era riemerso dalla neve sotto il Laila Peak. Gli indicatori di questi “fenomeni” in natura crediamo che si sappiano quali sono e le assicuriamo che in quelle valli la popolazione è molto attenta a quanto accade in natura dentro il proprio territorio e verifica personalmente.
      Cucchi, che sappiamo scrupoloso, ha con grande sensibilità provveduto, certamente dopo aver ricevuto un assenso da tutti i diretti interessati, ma gli chiederemo conferma, a quanto riteneva da soccorritore appassionato e guida alpina, suo dovere fare.
      Quando una nostra fonte pakistana ci ha comunicato che Cucchi, con il quale non avevamo contatti dopo la sua partenza dal campo base del K2, stava rientrando, abbiamo atteso 48 ore e abbiamo dato la notizia. Riteniamo con grande rispetto di tutti, anche del nostro dovere di dare notizie sul mondo della montagna e dei suoi protagonisti.
      Ci pare però che la cosa più importante, che sembra poco significativa al signor Ciani che ci scrive, sia che il corpo di Leonardo abbia trovato degna sepoltura.

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