Scienza e tecnologia

La nube marrone minaccia il clima

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PECHINO, Cina — Ritiro ghiacciai, inquinamento atmosferico e popolazioni a rischio. Occhi puntati, in questi giorni, sull’inquietante fenomeno delle nubi marroni che sta mettendo in pericolo il clima, la sicurezza idrica e alimentare di tutto il pianeta. L’allarme arriva da Pechino, dove qualche giorno fa è stato presentato un nuovo report dell’Unep che  effetti e nuovi dati sulle nubi marroni, di recente studiate più da vicino grazie ai dati delle stazioni di monitoraggio in alta quota installate e gestite da un’organizzazione italiana, il Comitato EvK2Cnr.

Le Brown Clouds, grosse nubi composte da aerosol e particelle inquinanti, sono concentrate nei cieli del Sud est asiatico e impediscono alla luce solare di raggiungere la superficie terrestre, minando il clima e i cicli naturali. Sono "nutrite" da gas di scarico delle auto, centrali a carbone, combustione di legname e altre biomasse, e costituiscono una delle minacce più pericolose per la salute del pianeta, anche perchè risultano in costante espansione. Secondo l’ultimo rapporto dell’Unep, le nubi marroni sarebbero presenti non solo in Asia ma anche in Europa, in Nord America, in Africa e in Amazzonia, anche se in questi luoghi la loro formazione sarebbe rallentata dalle precipitazioni.
 
Il rapporto dell’Unep assume toni preoccupati in molti passaggi, sottolineando l’incalzare degli effetti negativi prodotti dalla presenza di queste nubi inquinanti nell’atmosfera terrestre. I danni provocati da queste nubi si riscontrano direttamente sulla qualità dell’aria ma incidono in modo pesante, anche se meno percettibile, sulla salute umana, sull’agricoltura, sulla meteorologia, sullo scioglimento dei ghiacciai e quindi sullo stato delle riserve idriche.
 
Preoccupante anche il fenomeno di "oscuramento" segnalato in molte grandi città del sud est asiatico, da Pechino e New Dehli, che si ritrovano ad essere "coperte" da una coltre di inquinanti spessa fino a 3 chilometri e a ricevere sempre meno luce solare che viene filtrata e trattenuta dalla nube scura, producendo un effetto di mascheramento dell’effetto serra.
 
"Il ritiro dei ghiacciai himalayani è uno dei problemi più seri – ha detto Veerabhadran Ramanathan, responsabile del progetto Abc -. Perchè alimentano la maggioranza dei fiumi asiatici, che potrebbero deviare, ridursi o svanire, mettendo a rischio la sicurezza idrica ed alimentare di una regione dove vivono tre miliardi di persone".
 
Per questo motivo, ai fini della comprensione del problema, risultano fondamentali i dati della stazione di monitoraggio installata sull’Everest presso il Laboratorio-Osservatorio Internazionale Piramide, che hanno consentito di comprendere meglio i meccanismi di trasporto degli inquinanti su scala globale.
 
La stazione, battezzata "Nepal Climate Observatory Pyramid" e riconosciuta come "Complementary Site" dal progetto Abc dell’Unep, da oltre un anno osserva e registra in modo continuativo, da 5.079 metri di quota, i dati su atmosfera, inquinanti, ozono e meteorologia dell’Himalaya e dell’Asia Centrale, fornendo informazioni fondamentali per l’area asiatica, infestata direttamente dalle nubi marroni, e del Pacifico, dove in precedenza i dati erano molto scarsi.
 
Le nubi marroni sono tenute sotto stretto controllo dalle Nazioni Unite con un’intera rete di stazioni di monitoraggio e con una serie di studi che vedono il Comitato EvK2Cnr in prima linea anche con un progetto tutto italiano: Share (Stations at High Altitude for Reaserch on Environment), un network di stazioni climatiche installate in aree montane di Europa (in Italia con la Stazione Ottavio Vittori del Monte Cimone), Asia (Nepal, Pakistan, Cina), Africa (Uganda), con prospettive di espansione anche al Sud America (Argentina e Bolivia).
 
Il Governo italiano – con il Ministero dell’Ambiente, della Ricerca Scientifica e degli Affari Esteri – ha riconosciuto nel progetto Share un iniziativa d’eccellenza nel panorama scientifico internazionale, tanto da appoggiarlo e promuoverlo anche nell’ambito del prossimo Vertice G8, sotto la presidenza italiana, e come progetto di punta in campo ambientale tra le iniziative di Expo 2015.
 
"L’attività del Comitato EvK2Cnr riempie di orgoglio, fa onore all’Italia e regala una speranza di salvezza al Pianeta Terra – ha detto Giorgio Napolitano qualche mese fa, in occasione dell’installazione della stazione meteorologica più alta del mondo ad 8.000 metri di quota, sul Monte Everest -. E’ bello sapere che grazie a queste stazioni d’alta quota, l’Italia sarà in grado di dare un grosso contributo all’impegno per conoscere e fronteggiare le emergenze climatiche mondiali".
 
Il valore del progetto SHARE è stato recentemente sottolineato anche dal Ministro degli Esteri Frattini che, durante la sua visita in Pakistan, uno dei paesi che ospitano già due delle stazioni di monitoraggio climatico e ambientale Share, ha rimarcato l’impegno del governo italiano nello studio del fenomeno del global warming: "L’Italia finanzierà – ha detto il Ministro – stazioni climatiche in Karakorum per monitorare i cambiamenti globali".
 
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