Alpinismo

Cima: Nives e Edurne fanno 11 sul Manaslu

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KATHMANDU, Nepal — Distrutte, ma felici all’ennesima potenza. Perchè hanno fatto un altro passo verso il loro sogno, perchè ci sono riuscite ancora una volta senza ossigeno, con tanta fatica, grazie al fatto di averci sempre creduto. Parliamo dell’italiana Nives Meroi, 47 anni, e della spagnola Edurne Pasaban, 35, che questo weekend hanno raggiunto la vetta del Manaslu, 8.156 metri: il loro undicesimo ottomila. Sulla cima, anche Romano Benet, Luca Vuerich, tutto il team di Al filo de lo Imposible e diversi alpinisti delle spedizioni commerciali impegnati sulla montagna.

La Meroi, con i due inseparabili compagni di cordata, è salita in vetta sabato 4 ottobre. Una salita lampo, che molti nemmeno si aspettavano, visto che il trio era arrivato a campo base nemmeno 15 giorni prima. Ma, forse anche per questo, un successo che riempie di felicità la cordata tarvisiana, finalmente ripagata delle estenuanti ed infruttuose attese sopportate l’autunno e l’inverno scorso sul Makalu, dove la Meroi si era anche fratturata una gamba.
 
Sabato ecco la bellissima conferma che l’alpinista tarvisiana, nata a Bergamo, è ora più di sempre sulla cresta dell’onda. Con il marito e con Vuerich sono partiti dal campo base giovedì mattina. Hanno dormito a 6.300 metri, dove avevano lasciato un deposito di materiali una settimana prima, la prima e l’unica volta che erano saliti in quota. Venerdì sono arrivati a
6.900 metri e sabato sono saliti in vetta prima di mezzogiorno.
 
"Accanto a noi salivano diverse cordate di alpinisti – racconta la Meroi – molti con ossigeno. Gli sherpa delle spedizioni commerciali hanno fatto un gran lavoro, aprendo la traccia nell’alta coltre di neve che copriva la montagna. Sembrava quasi di stare all’Everest, per l’affollamento dei campi e sulla via".
 
Quel giorno, anche molti alpinisti delle spedizioni commerciali sono arrivati sull’anticima del Manaslu. Ma, stando alle prime informazioni, solo gli italiani sarebbero riusciti a toccare la vetta principale, che si trova circa 30 metri sopra la secondaria. Per raggiungerla, però, bisognava affrontare un tratto molto tecnico che non era stato attrezzato.
 
Tratto che la mattina dopo, grazie ad una corda fissa, è stato superato anche da Edurne Pasaban con la squadra spagnola. "Non so se ridere, piangere o saltare di gioia – raccontava la Pasaban dalla cima -. A dire il vero qui non posso proprio saltare… ma l’emozione di avercela fatta, di aver raggiunto questa vetta con tutti i miei compagni, è davvero
indescrivibile".
 
La Pasaban e compagni erano partiti alle 3.30 di domenica mattina. All’ora di pranzo erano sulla vetta. "All’inizio c’era molto vento – racconta la Pasaban -. Abbiamo temuto di non riuscire ad oltrepassare la cresta che porta alla cima principale, ma per fortuna durante la mattinata il vento si è calmato e la giornata è diventata magnifica".
 
Dopo la cima, gli alpinisti sono scesi direttamente al campo base, dove sono arrivati la notte stessa, dopo aver smontato tutti i campi. "siamo stanchi ma immensamente felici – racconta la Pasaban -. Stiamo bene, adesso vogliamo solo dormire, dormire dormire". 
 
E dopo il meritato riposo, si penserà al futuro. Per la Pasaban, che si trova in Nepal da oltre un mese, ci sarà probabilmente il rientro a casa. Mentre la Meroi sembra aver voglia di continuare a scalare in questa stagione, iniziata in modo così sorprendentemente positivo.
 
Sono sempre più insistenti, anche se non ancora confermate, le voci che l’alpinista tarvisiana stia pensando di tentare questo mese anche l’Annapurna, per sfruttare il bel tempo e l’acclimatamento già acquisito sul Makalu.
 
Sempre più emozionante, quindi, la sfida femminile a chi sarà la prima donna con 14 ottomila in tasca. Al momento le tre pretendenti al titolo – Nives Meroi, Edurne Pasaban e Gerlinde Kaltenbrunner – sono tutte a quota 11 ottomila scalati senza ossigeno. E forse, è in arrivo il tentativo del grande slam…
Sara Sottocornola

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