Scienza e tecnologia

Everest: topi a 8.500 metri

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KATHMANDU, Nepal — Mancavano solo loro, sull’Everest. Per segnare un nuovo, incredibile record: topi a 8.500 metri, senza ossigeno supplementare. La curiosa salita è avvenuta ieri, ad opera di alcuni ricercatori americani dell’Università della Pennsylvania che stanno studiando il doping genetico.

La manipolazione genetica è la nuova frontiera del doping. Da anni ormai si vocifera dell’imminente creazione di vaccini in grado di migliorare muscolatura e prestazioni degli alteti grazie all’immissione, tramite virus, di materiale genetico selezionato in un organismo.
 
Sembra fantascienza, ma è la realtà. Il doping genetico è il rovescio della medaglia della ricerca medica contro malattie come la distrofia muscolare e, anche se ancora lungi dall’essere praticabile, è già stato testato sugli animali.
 
Ora, è sbarcato anche sull’Everest. L’università della Pennsylvania ha organizzato una spedizione alpinistico scientifica apposita per testare il doping genetico sui topolini. Si chiama EverestHipoxia, e aveva il compito di portare sugli 8.848 metri dell’Everest un gruppo di topolini "dopati" per controllarne la resistenza.
 
Purtroppo, ieri la squadra ha dovuto fare dietro front a circa 8.500 metri a causa del freddo e del vento. "Ho controllato un paio di volte i topini – racconta Gabriel Willmann, uno dei due coordinatori della ricerca -. Erano in condizioni molto critiche e temevo che non sarebbero sopravvissuti al freddo. Con il cuore gonfio ho deciso di tornare indietro anche se mancavano 300 metri alla cima".
 
La squadra ora è a campo 2 e domani rientrerà al base. Ma sembra che ci siano poche speranze, per i piccoli recordman, di rientrare vivi da lassù.
 
Ma la loro salita servirà alla scienza… L’obiettivo è analizzare campioni di tessuto e di sangue dei topi per individuare i processi di stimolazione della produzione di globuli rossi, naturalmente indotta dallo stato di ipossia in alta quota. In modo che l’antidoping sia in grado poi di distinguere gli stati naturali da quelli indotti dal doping genetico. La ricerca è patrocinata dalla World Anti-Doping Agency (Wada) e dall’azienda diagnostica Qiagen.
 
Sembra che i risultati di questa ricerca possano anche generare dati utili alla cura della distrofia muscolare, soprattutto per quanto riguarda il comportamento dei muscoli respiratori vista le difficoltà indotte dall’esposizione all’altitudine estrema. 
 
Sara Sottocornola
 

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