Alpinismo

McKinley: storica salita finisce in tragedia

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NEW YORK, Usa — Memorabile impresa di tre alpinisti giapponesi sul McKinley. Katsutaka Yokoyama, Yusuke Sato e Fumitaka Ichimura hanno infilato il concatenamento di due delle vie più difficili del gigante dell’Alaska: la Isis Face e la diretta Slovacca, salendole nel giro di otto giorni. Il successo, però, è stato immediatamente oscurato dalla scomparsa di due loro compagni sullo spigolo Cassin, dispersi da ormai dieci giorni.

La Isis Face, aperta nel 1982, sale dal Ruth Glacier lungo un’elegante linea su ghiaccio e speroni rocciosi. I giapponesi l’hanno salita in tre di giorni, con bivacco in parete, fino ad arrivare sullo spigolo Sud. Da qui hanno raggiunto la base della parete Sud del McKinley, dove parte la diretta slovacca (via aperta nel 1984).
 
In tre giorni di scalata sono arrivati sullo spigolo Cassin, storica via percorsa dalla memorabile spedizione italiana che compì la prima salita della montagna nel 1961. Hanno saputo affrontare in modo eccellente gli ultimi, spossanti tratti di salita nonostante la lunga permanenza sulla montagna, e hanno raggiunto la vetta.
 
Secondo gli alpinisti il punto più difficile è stato scendere la Rampa per arrivare ai piedi della parete sud. "La Isis Face è bellissima – ha detto Yokoyama – ma molto più facile di quello che immaginavamo. Sulla diretta ci siamo divertiti molto, perchè il ghiaccio era buono e la roccia solida".
 
Insomma, tutto è filato liscio. Almeno fino a quando sono arrivati al campo base, dove li attendeva una terribile sorpresa. Tatsuro Yamada e Yuto Inoueche, che facevano parte della stessa spedizione del gruppo alpinistico giapponese dei Giri Giri Boys, non c’erano.
 
Avrebbero dovuto essere di ritorno dalla loro salita sullo spigolo Cassin, ma di loro non c’era traccia.
 
Secondo le notizie raccolte al base, all’inizio, volevano salire il McKinley dallo spigolo Cassin salendo dal Kahiltna Peak. Poi però, per ragioni sconosciute, hanno cambiato programma e rinunciato alla traversata. Dovevano comunque tornare il 22 maggio, ma di loro non si è vista l’ombra.
 
L’allarme è scattato il giorno successivo, ma le ricerche inizialmente sono state intralciate dalle nubi e dal forte vento che spirava in quota. Poco utili le informazioni dei tre alpinisti che erano stati pochi giorni prima sulla stessa via: "Abbiamo trovato delle tracce lassù – ha detto Yokoyama – ma non sono in grado di dire se appartenessero a loro".
 
Per trovarli, si sono mobilitate tutte le autorità locali. Il National Park Service ha messo in moto diversi elicotteri che hanno perlustrato l’intero spigolo e finalmente, nei giorni scorsi, hanno trovato delle orme e forse un posto tenda. In queste ore, le ricerche sono sempre più frenetiche. Ma ormai le speranze di trovarli, dopo così tanto tempo, sono appese ad un filo.
 
Sara Sottocornola
 

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