Alpinismo
Babanov verso la Ovest del Dhaulagiri
SAINT VINCENT, Aosta — La parete ovest del Dhaulagiri. Uno degli "spauracchi" più temuti dell’alpinismo. Una parete immensa, alta quasi 4000 metri, e molto difficile tecnicamente. E’ qui che il fuoriclasse russo Valery Babanov, ha intenzione di compiere la sua prossima impresa. Ce ne parla in questa videointervista esclusiva.
Con il compagno Nickolay Totmjanin, Babanov cercherà di aprire una via nuova, in stile alpino. Abbiamo incontrato il russo al Premio Saint Vincent per la Montagna, dove ha vinto la Grolla d’oro per la sua eccezionale salita sullo Jannu. E gli abbiamo strappato questa intervista esclusiva, in cui racconta il suo modo di fare alpinismo e i suoi progetti per il futuro.
Valery, hai appena vinto la Grolla d’oro per la montagna per la tua salita sullo Jannu. Quanto è stata difficile?
Non è stata tanto difficile tecnicamente quanto psicologicamente. Abbiamo scalato in puro stile alpino senza corde fisse, sempre spingendo i nostri limiti. Bisognava salire, salire, salire. Tenere duro, sempre e in ogni caso. Questo è stato difficile.
Quali sono state le tue salite più difficili?
Credo lo Jannu e il Nuptse East, che ho salito 4 anni fa con un altro compagno russo. E’ stata una salita dura, la montagna era alta e non l’avevo mai salita prima. Secondo me è il miglior risultato che io abbia mai raggiunto.
Quanto è importante lo stile alpino?
Per alcuni lo è, per altri no. Persino per me, fino a 5-6 anni fa, non era così importante. Ma con gli anni, con l’esperienza, ho iniziato a considerarlo davvero fondamentale. Penso che le cose migliori siano quelle semplici, come scalare con il tuo compagno, con solo due corde. Senza troppi materiali, solo continuare a scalare in stile leggero.
Hai mai avuto paura?
Certamente. Specialmente col brutto tempo, quando è nuvolo, nevica. O quando perdi la strada e non sai più dove sei. In quei casi non sono proprio "a mio agio"… un po’ di paura c’è.
Come sei diventato alpinista?
Ho cominciato quando avevo 13-14 anni in alcuni club per bambini che esistevano nella mia città. Facevo trekking con bambini della mia età. Poi è venuta l’arrampicata sportiva e le prime salite alpinistiche, comunque molto facili. Poi con gli anni ho provato sempre qualcosa in più, su vie più difficili. A 19 anni sono diventato un alpinista professionista e ho iniziato a fare solitarie. Ed eccomi qui.
C’è differenza tra l’alpinismo russo e quello italiano?
Sì, ci sono molte differenze. Ma penso che non abbiamo tempo per elencarle tutte! Ci vorrebbero ore… in generale è diverso l’approccio, è diversa la visione dell’alpinismo.
Qual è il migliore alpinista italiano che conosci?
In italia ci sono molti forti alpinisti, qualcuno migliore in una disciplina, qualcuno nell’altra. Sono in difficoltà nel fare una classifica, anche perchè con gli italiani ho fatto solo alcune cascate i ghiaccio, anni fa. Mi sarebbe piaciuto scalare con Simone Moro, ma non c’è mai stata l’occasione.
Quale sarà la tua prossima salita?
La Ovest del Dhaulagiri, una delle più grandi pareti del mondo. Partiremo tra poco. Come al solito saliremo in stile alpino, in due, e proveremo una nuova via.
Valery, hai appena vinto la Grolla d’oro per la montagna per la tua salita sullo Jannu. Quanto è stata difficile?
Non è stata tanto difficile tecnicamente quanto psicologicamente. Abbiamo scalato in puro stile alpino senza corde fisse, sempre spingendo i nostri limiti. Bisognava salire, salire, salire. Tenere duro, sempre e in ogni caso. Questo è stato difficile.
Quali sono state le tue salite più difficili?
Credo lo Jannu e il Nuptse East, che ho salito 4 anni fa con un altro compagno russo. E’ stata una salita dura, la montagna era alta e non l’avevo mai salita prima. Secondo me è il miglior risultato che io abbia mai raggiunto.
Quanto è importante lo stile alpino?
Per alcuni lo è, per altri no. Persino per me, fino a 5-6 anni fa, non era così importante. Ma con gli anni, con l’esperienza, ho iniziato a considerarlo davvero fondamentale. Penso che le cose migliori siano quelle semplici, come scalare con il tuo compagno, con solo due corde. Senza troppi materiali, solo continuare a scalare in stile leggero.
Hai mai avuto paura?
Certamente. Specialmente col brutto tempo, quando è nuvolo, nevica. O quando perdi la strada e non sai più dove sei. In quei casi non sono proprio "a mio agio"… un po’ di paura c’è.
Come sei diventato alpinista?
Ho cominciato quando avevo 13-14 anni in alcuni club per bambini che esistevano nella mia città. Facevo trekking con bambini della mia età. Poi è venuta l’arrampicata sportiva e le prime salite alpinistiche, comunque molto facili. Poi con gli anni ho provato sempre qualcosa in più, su vie più difficili. A 19 anni sono diventato un alpinista professionista e ho iniziato a fare solitarie. Ed eccomi qui.
C’è differenza tra l’alpinismo russo e quello italiano?
Sì, ci sono molte differenze. Ma penso che non abbiamo tempo per elencarle tutte! Ci vorrebbero ore… in generale è diverso l’approccio, è diversa la visione dell’alpinismo.
Qual è il migliore alpinista italiano che conosci?
In italia ci sono molti forti alpinisti, qualcuno migliore in una disciplina, qualcuno nell’altra. Sono in difficoltà nel fare una classifica, anche perchè con gli italiani ho fatto solo alcune cascate i ghiaccio, anni fa. Mi sarebbe piaciuto scalare con Simone Moro, ma non c’è mai stata l’occasione.
Quale sarà la tua prossima salita?
La Ovest del Dhaulagiri, una delle più grandi pareti del mondo. Partiremo tra poco. Come al solito saliremo in stile alpino, in due, e proveremo una nuova via.
Sara Sottocornola