Alpinismo

Confortola: donatore, ma non troppo

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SANTA CATERINA VALFURVA, Sondrio — Sport, vita genuina e attenzione ai giovani. Questi i valori per cui Marco Confortola è stato scelto come testimonial dell’Avis provinciale di Sondrio. Peccato solo che l’alpinista non “possa” dare il buon esempio, visto che – come sostiene lui –  “chi fa questo sport è impossibilitato a donare sangue”.

La notizia è di pochi giorni fa. Confortola ha ricevuto il contributo dell’Avis durante un incontro a  Grosio, in Valtellina. E si è detto “onorato di essere stato chiamato per una cosa così importante e felice di dare il proprio contributo per avvicinare i giovani alla donazione”. “La donazione è un gesto semplice – ha detto l’alpinista valtellinese, rifacendosi ad uno degli slogan storici dell’Avis – ma di grande valore: non costa nulla a chi dona ed è un immenso tesoro per chi lo riceve”.
Parole sante. Peccato che per il nuovo testimonial dell’Avis restino solo parole. Interpellato dalla nostra redazione sulla sua esperienza di donatore, Confortola ha spiegato candidamente che “lui non dona”, anzi, “come alpinista, non può fare il donatore”.
E perchè mai? “Per un semplice motivo – è stata la sorprendente risposta dell’Ironman della Valtellina -. In Himalaya i valori del nostro sangue cominciano a variare. Sei in continuo movimento, il tuo corpo si alza e si abbassa in funzione della quota”.
Ma come: eravamo convinti che l’alpinismo incarnasse i valori della vita, della salute e bla bla bla. Bruno Mazzini stesso, Presidente della Sezione provinciale di Sondrio dell’Avis, ci aveva confermato che l’alpinista era stato scelto “perchè personifica i valori di una vita genuina ed è sensibile verso il mondo dei giovani e dello sport”.
Invece, a sentire il testimonial, sembra che l’alta quota “inquini” il sangue. “Il nostro sangue non va bene per gli altri – assicura Confortola -. Se vai a 5000 metri, il sangue raggiunge valori diversi da quelli normali e non va più bene per donare”.
Eppure, a quanto ci risulta, ci sono fior fior di alpinisti – molti, dai nomi altisonanti – nelle  liste dell’Avis. E ci risulta anche che si presentano regolarmente a donare il sangue ogniqualvolta ne hanno la possibilità.
Anche i medici, esperti d’alta quota, ci hanno assicurato che per gli alpinisti non c’è alcuna controindicazione. Anzi: con l’acclimatamento all’alta quota, al massimo i valori del sangue sarebbero sballati verso l’alto, tutto a vantaggio di chi potrebbe ricevere il sangue con globuli rossi più “potenti”.
In ogni caso, spiegano i medici, gli effetti dell’acclimatamento svaniscono dopo un paio di mesi al  massimo dopo la spedizione. E dopo sei, si spegne anche l’eventuale rischio connesso alle malattie  infettive a cui si può andare incontro entrando i alcuni Paesi esteri.
Avanziamo i nostri dubbi, e Confortola torna un poco sui suoi passi. “Potrei forse donare adesso –  ammette – solo che quando si è appena tornati da una spedizione si è un pochettino, tra virgolette, affaticati. Ci metti tra il mese e mezzo o due a ritornare sui valori giusti, ma poi già riparti. Quindi, siccome noi  facciamo 2 o 3 spedizioni all’anno, siam sempre in giro, il nostro sangue è sempre un po’ pazzerello”.
Niente, sembra che in ogni caso la donazione per lui sia impossibile. Non “può”, nemmeno ora che l’Avis l’ha persino assunto come testimonial. Per fortuna, sembra che all’associazione la cosa non pesi troppo. Mazzini ci ha detto che comunque “anche se Confortola non è un donatore, non fa niente. A noi interessa avvicinare i giovani a una vita sana”.
Ma per quali progetti verrà utilizzato il contributo ricevuto dall’Avis? “Lo userò per le mie spedizioni sugli ottomila – dichiara Confortola -. Perchè se salgo un altro ottomila, io ne ho saliti già cinque, avrò nuove immagini, nuovi proiezioni da portare in giro per le sale. E i giovani mi ascolteranno anche un po’ di più. Con i miei filmati e le mie foto, riesco ad ottenere la loro attenzione”.
I giovani, già. Tra l’altro sono i destinatari delle iniziative dell’associazione “Sport e Vita”, fondata proprio da Marco Confortola. “L’Avis mi ha cercato come alpinista estremo – spiega infatti Confortola -, ma soprattutto perchè sto cercando di far qualcosa per i giovani con la mia associazione. Abbiamo anche in programma anche progetti come incontri nelle scuole dove io parlerò di sport e dei valori della vita”.
Speriamo. Che di fronte alle immagini si parli di questo, e non di estrose teorie mediche dal vago sapore giustificatorio. Per il bene dell’Avis e dei suoi nobili scopi. Perchè, anche se la lista dei donatori è in aumento – come ci ha confermato lo stesso Mazzini – di sangue ce n’è sempre più bisogno.
Ps. Per tutti coloro che volessero diventare donatori, ricordiamo che basta recarsi presso una sede o un centro di raccolta Avis (in Valtellina ce ne sono a Bormio, Caspoggio, Chiavenna, Lanzada, Morbegno, Poggiridenti, Sondalo, Sondrio) o un Servizio trasfusionale dell’ospedale della propria città.

Gentile Redazione, a seguito della mia lettura del vostro articolo su Marco Confortola ed Avis, in qualità di donatore di sangue, mi permetto di fare alcune osservazioni. Primo: ci sono paesi, tra cui Nepal e Pakistan, tipiche mete per alpinisti estremi, che non consentono in alcun modo di donare il sangue nei 6 mesi succesivi alla data del rientro in Italia. Secondo: per poter donare, i valori del proprio sangue devono rispettare parametri molto rigidi. Terzo: ci sono innumerevoli piccoli fattori quotidiani che esludono la possibilità di donare per un certo periodo di giorni o settimane (assunzione di particolari medicinali, ablazione del tartaro…). Basta un semplice raffreddore per escluderti dalla donazione. …questo per dire che donare non è così semplice, tecnicamente parlando, come sembra. Marco Confortola forse non ha usato i termini giusti ma non ha detto, in alcun modo cose scorrette. Così come non le hanno dette i medici esperti di alta quota: un alpinista estremo, come ogni altro uomo in buona salute, può, in linea di principio, donare. Ma credo che per un alpinista, tra viaggi in paesi “off limits”, affaticamento, perdita di peso, ecc. ecc. possa diventare più complicato di quanto non lo sia per gli altri. Io dono da anni ma non per questo mi arrogo il diritto di giudicare negativamente chi non lo fa: indipendentemente dalle ragioni per le quali decide di non donare. E’ un gesto importante ma non obbligatorio. Mi direte: ma l’Avis ha scelto Confortola come testimonial!!! Certo, ma da quanto ho letto in alcuni articoli apparsi sulla stampa Valtellinese, Avis non ha scelto Marco in quanto donatore: lo ha scelto per il seguito (innegabile) che riscuote in Valtellina presso i giovani. Un ulteriore appunto. Cosa centra dire: “Ma come: eravamo convinti che l’alpinismo incarnasse i valori della vita, della salute, bla bla…” con il fatto di donare o meno? L’una cosa non esclude l’altra ma si può condurre una vita secondo sani principi anche senza donare. Non donare non mette in discussione i principi su cui si basa l’alpinismo e, nella fattispecie, i principi sui quali  Confortola dichiara di fondare il proprio fare alpinismo.
Mi permetto quindi di criticare il tono accusatorio del Vostro articolo, che, dalla mia modetsa posizione di lettore mi sembra decisamente sembra contenere un giudizio morale che francamente credo non spetti ne a voi ne a noi. Solo un consiglio. Sarebbe opportuno evitare certi toni: da fuori sembra proprio che l’articolo parta da pregiudizi contro la persona che nulla hanno a che vedere con l’episodio.
Cordialmente
Lorenzo Brooks
Buongiorno a tutti!
Forse sono un ingenuo e sicuramene non so come funzionano le sponsorizzazioni e il prestarsi come testimonial, ma quando ho letto nel vostro articolo “Confortola: donatore, ma non troppo” (del 11/10/2007) la seguente domanda “Ma per quali progetti verrà utilizzato il contributo ricevuto dall’Avis?” mi sono bloccato. Ma l’AVIS non e’ un’associazione di volontari (Associazione Volontari Italiani del Sangue) e quindi senza fini di lucro? E allora mi chiedo: un personaggio pubblico (che per di piu’ ambisce ad avvicinare i giovani ai valori della vita) non dovrebbe prestare la sua immagine in maniera gratuita e disinteressata ad associazioni come l’AVIS?
Herbert Lorenzoni

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