Medicina e benessere

Telemedicina: la tecnologia avanza, la normativa arranca?

IMS, congresso telemedicina (Photo G. Agazzi)
IMS, congresso telemedicina (Photo G. Agazzi)

BRESSANONE, Bolzano — Strumento molto utile ed efficace specie nelle zone remote, dove la valutazione clinica risulta talvolta difficile, la telemedicina negli ultimi anni è in continua espansione. In montagna è molto utile sia per prevenzione che per diagnosi e terapia: si è fatto il punto nelle scorse settimane a Bressanone, dove l’IMS ha fatto incontrare medici esperti e alpinisti professionisti per parlare delle loro esperienze e dei futuri sviluppi e le applicazioni della telemedicina.

Al centro del congresso, intitolato “Telemedicina e Montagna – Alternativa o supporto nel trattamento sul campo”, soprattutto l’esigenza di una normativa adeguata che segua il passo dello sviluppo tecnologico e della diffusione di questa pratica. Importanti le testimonianze di due alpinisti del calibro di Simone Moro e Ueli Steck, che sono intervenuti per raccontare la propria esperienza in alta quota.

Emanuel Cauchy, medico di Chamonix, direttore dell’Ifremmont, ha tenuto una “lectio magistralis” sull’utilizzo della telemedicina nel campo del soccorso in montagna e delle spedizioni alpinistiche extra-europee, partendo dai primi utilizzi delle telemedicina fino ai nuovi sistemi tecnologici, sempre più leggeri, in grado di trasmette i dati riguardanti i vari pazienti. Cauchy ha sottolineato che la telemedicina in Francia è più tutelata rispetto all’Italia, dove la tecnologia ha fatto notevoli passi in avanti, mentre la legge è ancora restia e molto indietro. Cauchy ha partecipato a svariate spedizioni alpinistiche, tra le quali una in Peru nel 1989, una alle isole Kerguelen e in South Georgia, in Antartide, dove la telemedicina ha avuto un compito fondamentale in caso di necessità in campo sanitario. Tra il 2007 e il 2013 il programma “Interreg Francia-Svizzera” ha fatto ricorso alla telemedicina.

Guido Giardini, Presidente della Società Italiana di Medicina di montagna e Direttore dell’Ambulatorio di Medicina di Montagna dell’Ospedale di Aosta, ha parlato del Resamont Center, che prevede l’impiego della telemedicina sia nelle Alpi che in ambienti extra-europei. La telemedicina permette uno scambio di informazioni gestite dalle regole della privacy. Anche Giardini ha voluto precisare che è urgente la creazione di una normativa in grado di far crescere la telemedicina in Italia.

Hermann Brugger e Giacomo Strapazzon dell’EURAC di Bolzano hano parlato dell’utilizzo della telemedicina nel campo della medicina di urgenza in montagna, in particolare del soccorso in valanga, portando alcuni casi clinici.

Monika Broadmann, medico svizzero, e l’alpinista bergamasco Simone Moro hanno parlato del progetto che sta andando avanti in Nepal con il supporto della “Fondazione Pasang Lamu”, dell’“ Alpine Rescue Fondation Zermatt” (ARF) e della Fondation Nicole Niquille, prima guida alpina donna in Francia, vittima di un grave incidente che l’ha costretta sulla sedia a rotelle. Tali associazioni umanitarie hanno creato nel 2005 l’ospedale di Lukla a 2800 metri di quota nella valle del Kumbu, ai piedi dell’Everest.

IMS, congresso telemedicina (Photo G. Agazzi)
IMS, congresso telemedicina, Steck e Moro (Photo G. Agazzi)

Il progetto vuole creare guide alpine esperte nel campo del soccorso in montagna, piloti certificati e esperti nel volo di soccorso, soccorritori e personale medico, curando anche gli aspetti amministrativi. L’alpinista professionista e pilota di elicottero in montagna Simone Moro ha parlato delle difficoltà dell’elisoccorso in Nepal, legati ai pochi elicotteri presenti, alle difficoltà ambientali, alle difficoltà di rifornimento e alle lunghe distanze. Il volo è permesso solo fino a settemila metri di quota per motivi di sicurezza. Si tratta di migliorare l’intera catena del soccorso in tutti i suoi aspetti.

Il Prof. Gianfranco Parati dell’Università degli Sudi della Bicocca di Milano ha parlato dell’utilizzo della telemedicina nel corso di spedizioni alpinistiche extra-europee e della trasmissione dei dati riguardanti alcuni alpinisti.

Nella seconda sessione del convegno, moderata da Ben Livine, cardiologo americano e da Monika Broadmann, medico svizzero, Oriana Pecchio, membro fondatore della Società Italiana di Medicina di Montagna ha parlato della storia della telemedicina, che è nata nel 1905 con la trasmissione via cavo di un tracciato elettrocardiografico per opera di Willer Einthoven. Nel 1961 la telemedicina viene utilizzata dagli astronauti nel corso dei primi progetti spaziali. Negli anni ’80 un gruppo di radioamatori ha utilizzato la telemedicina radiotrasmettendo dati dalla Capanna Margherita e dal monte Colma. Tra gli anni ’80 e ’90 sono stati trasmessi i dati provenienti da pacemaker e da radiografie. Nel 1990 nasce il Comitato italiano per la telemedicina. Nel 1998 l’Organizzazione mondiale per la Sanità (WHO) crea la definizione di telemedicina.

Attualmente la telemedicina ha raggiunto notevoli traguardi grazie alle nuove tecnologie. Manfred Brandstetter, direttore del Servizio 118-112 di Bolzano, ha parlato delle nuove frontiere e dei vantaggi della telemedicina in aree impervie.
L’avvocato Waldemaro Flick ha parlato degli innumerevoli e complicati aspetti medico-legali della telemedicina, auspicando un futuro migliore e una nuova normativa per questa branca emergente della medicina. Il Prof. Luca Neri dell’AREU della Lombardia ha parlato di alcuni aspetti organizzativi riguardanti la trasmissione di dati tramite la telemedicina. Renato Vindimian ha, invece, parlato della prevenzione e del soccorso realizzati grazie alla telemedicina nei comprensori sciistici invernali.

L’americana Jennifer Dow, responsabile dei servizi sanitari del Denali National Park, ha parlato dei vari aspetti della telemedicina utilizzata nella regione del monte MC. Kinley, in Alaska. Il medico svizzero di Zurigo Osvald Oelz ha tenuto una “lectio magistralis” sul non utilizzo della telemedicina, parlando degli aspetti negativi della disciplina in oggetto. Il Prof. Renzo Dionigi ha tenuto una “lectio magistralis” dal titolo “Telemedicine? Yes, but, who is on the other side?”.

Un ampio dibattito con la presenza di Ueli Steck e Simone Moro, moderato da Mario Casella, ha concluso il convegno.

 

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