Cronaca

Dolomiti Ampezzane, Frana a 3000 metri nel Gruppo del Sorapiss

Ciadin del Laudo (Photo Cnsas veneto)
Ciadin del Laudo (Photo Cnsas veneto)

UPDATED – CORTINA D’AMPEZZO, Belluno — Avrebbe avuto un fronte di 150 metri la frana caduta nel gruppo del Sorapiss, e non di 300 come comunicato dalla Forestale questa mattina. Il distaccamento di roccia è sceso alle 23 di ieri sera nelle Dolomiti Ampezzane sopra Cortina d’Ampezzo: si è staccato intorno ai 3.000 metri di quota, dalla parete del Ciadin del Laudo.

A distanza di alcune ore dall’annuncio, e dopo diversi sopralluoghi ad opera degli uomini del Corpo Forestale dello Stato e del Soccorso alpino, arrivano nuove informazioni sulla frana scesa poche ore fa in Dolomiti. Il distaccamento è avvenuto nel massiccio del Sorapiss, compreso nei territori di Cortina d’Ampezzo e San Vito di Cadore, ed è composto da 3 cime principali: la Punta Sorapiss, di 3.205 metri, la Croda Marcora alta 3.154 metri e le Tre Sorelle di 3.005 metri. Più precisamente la frana è scesa dalla parete del Ciadin del Laudo, cima di 2670 metri.

Secondo l’ultimo comunicato del Soccorso alpino, da una prima stima sarebbero franati mille metri cubi di materiale, che in parte avrebbe interessato una traccia secondaria del sentiero principale, solitamente utilizzata come scorciatoia.

Secondo quanto riferito all’Ansa dal vicecomandante della Forestale Isidoro Furlan, il fronte della frana è stato probabilmente di 150 metri e non di 300 come comunicato all’inizio. Gli uomini del Soccorso Alpino stanno completando le verifiche: attualmente hanno sorvolato tutto il Gruppo Sorapiss e le Tre Cime di Lavaredo, ma pare che non vi siano persone coinvolte.

“E’ stata una caduta verticale – ha spiegato all’Ansa il vicecomandante Furlan -, è quasi impossibile che i turisti si siano avventurati su questa zona. Non vedo pericoli di nessuna sorta tranne il veder sgretolarsi queste bellissime montagne che ogni tanto hanno segni di cedimento, il che fa sempre molta pena. Questo crollo secondo è un crollo fisiologico, che doveva accadere, ma non è stato dettato da grandi piogge”.

Anche secondo il geologo Ganriele Scarascia Mugnozza, dell’università Sapienza di Roma la frana sarebbe da considerarsi un crollo naturale dovuto alle oscillazioni della temperatura tipiche dell’autunno. ”Crolli di questo tipo sono abbastanza normali sulle Dolomiti – ha dichiarato al Corriere della Sera -. Siamo a fine estate e fenomeni di espansioni e contrazione della roccia sono comuni, considerando che in questo periodo dell’anno la temperatura di abbassa nella notte avvicinandosi allo zero, mentre si alza durante il giorno a causa dell’insolazione”.

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