Alpinismo

Da Polenza: Pierangelo, speriamo bene

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BERGAMO — Sono ore di ansia per Pierangelo Maurizio, scomparso sull’Everest da ormai qualche giorno. Noi abbiamo chiesto un’opinione sulla vicenda ad Agostino Da Polenza.

Da Polenza, cosa pensa di questa vicenda?
Nessuno sa ancora cosa sia successo a Pierangelo. Sull’Everest è capitato ancora – tra l’altro anche quando noi eravamo lì con la spedizione del cinquantenario del K2 – che qualche alpinista disperso venisse poi ritrovato in qualche tenda, magari un po’ spostata fuori itinerario. Sarei perciò molto cauto: speriamo che Pierangelo venga ritrovato o trovi la strada per scendere ai campi più bassi e incrociare qualcuno degli alpinisti che transitano da quelle parti. Bisogna crederci e spero che sulla montagna stiano facendo ogni sforzo per riportarlo ai suoi amici e alla sua famiglia.
 
E’ possibile che non l’abbia visto nessuno?
C’è un dato di confusione intorno a queste spedizioni. Nonostante radio, telefoni, miriadi di informazioni, forse anche troppe, una persona sparisce in cima all’Everest. E’ una cosa strana: persino nel 1924 sono riusciti a fotografare Mallory e Irvine prima che sparissero. E’ strano ma accade, a volte, che compagni di spedizione, in mezzo a questo traffico, non si rendano nemmeno ben conto se sono insieme, dove stanno andando. Le spedizioni tradizionali avevano una strategia, il capospedizione o comunque qualcuno aveva om testa e seguiva i movimenti dei suoi uomini sulla parete.
 
Proprio in queste ore ha fatto uscire un suo duro intervento riguardo l’uso di ossigeno in alta quota.
L’ho fatto perchè avevo in animo di farlo da tempo, lo avevamo programmato con la redazione di Montagna.org per queste giornate. Abbiamo deciso di farlo uscire comunque proprio perchè crediamo che la polemica sull’ossigeno sia utile per capire.
In che senso?
L’una è una polemica di lunga data – sul nostro sito in proposito ci sono già degli interventi miei e di personaggi come Kammerlander -, che si sovrappone alle polemiche sulle spedizioni commerciali e al superaffollamento dell’Everest. No dimentichiamo che mentre si sta sperando per Pierangelo, una Sherpa molto brava che ha salito l’Everest da Nord e da Sud e aveva appena raggiunto la vetta del Lhotse è precipitata lungo la parete Sud. E’ la sorella di Nima Sherpa, che per me è come un fratello. L’Himalaya tutti gli anni si anima di tante persone che salgono e che scendono, ma si anima anche di tanta improvvisazione e tanto caos, che purtroppo provocano morti e dolore. Forse su questo bisognerebbe meditare.
 
Quanto ha contato l’ossigeno nella vicenda di Maurizio?
L’ho scritto nell’articolo che  – in maniera, torno a dire, giornalisticamente separata – abbiamo predisposto con la redazione. L’ossigeno è certamente un aiuto per chi vuole salire, abbatte la quota alla quale ci si trova. Permette di respirare come a quote decisamente inferiori e quindi facilita la salita. E c’è il problema drammatico che a volte, quando l’ossigeno finisce, in alta quota ci si trova nella doppia difficoltà di trovarsi nell’empasse fisica dell’ipossia. Ma probabilmente anche nella paura psicologica di aver esaurito quel supporto che, consapevolmente, sapevamo essere l’unico supporto che ci porta in vetta.
 
Una trappola insomma…
Una trappola spesso mortale.
 
 
Nella foto, Nadia Tiraboschi e Pierangelo Maurizio al K2 con la spedizione K2 2004.

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