Tomba: io e Razzoli, cresciuti a tortellini e tagliatelle
MILANO — “L’ho detto a Giuliano: il difficile non è vincere, ma confermarsi. Hai azzeccato l’Olimpiade giusta, ma ci vuole un attimo per passare dal massimo al minimo”. Queste le parole di Alberto Tomba su Giuliano Razzoli, campione olimpico di slalom ai scorsi Giochi invernali, secondo quanto ha dichiarato in un intervista uscita ieri sul quotidiano La Stampa.
L’ex campione dello sci alpino ripone le sue speranze sull’amico e conterraneo 25enne, a suo avviso l’uomo che più di tutti nel team azzurro potrebbe diventare la punta di diamante ai prossimi Mondiali di sci a Garmisch. Se Deville e Moelgg promettono bene, è però Razzoli, per Tomba, la personalità che può fare da traino all’intera nazionale, così come era stato per lui e per Deborah Compagnoni.
“Dopo il mio successo nell’88 – ha raccontato lo sciatore bolognese nell’intervista a La Stampa – ci furono molti festeggiamenti, non fu facile, a 22 anni, gestire il ‘dopo’. Alla fine è sempre l’atleta che deve capire se è il momento di darci sotto con gli allenamenti, oppure di prendersi un break per evitare che ti ‘fumi’ il cervello fra i pali. Se inizi a giugno-luglio ed esageri, puoi arrivare a gennaio già ‘esaurito’.”
Le affinità sono tante tra i due campioni, almeno secondo quanto dice Tomba: per prima cosa la stazza, poi la capacità di divertirsi sulle piste da sci. Ma non solo.
“Siamo simili nell’emilianità – ha infatti dichiarato -: siamo venuti su con i tortellini e le tagliatelle della mamma. Per quello io davo fastidio, perché mangiavo la pasta della mamma e i bistecconi, non i ‘cibi speciali’. Fra l’altro ben tre sciatori italiani cresciuti sull’Appennino hanno dato ori olimpici all’Italia: Zeno Colò, io e Razzoli”.
INFO: http://www.lastampa.it/sport/cmsSezioni/sci/201011articoli/30764girata.asp