Alpinismo

Moro risponde: vivere per arrampicare

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BERGAMO — Caro Simone, partendo dal presupposto che è solo un grande onore poter mandare due righe ad un forte campione, ad un mio personale punto di riferimento. Ad un uomo sbalorditivo, ma soprattutto, un professionista, con molta umiltà vorrei chiederti un consiglio.

Dall’agosto del 2005 mi sono avvicinato all’arrampicata. Fatto un corso presso il Cai della zona ogni fine settimana sono in parete. Ho costruito un pannello a casa mia. Tre serate settimanali di allenamento. Andare da primo è stato il mio target immediato. Almeno così pensavo. Mi sono detto che tutto doveva essere fatto per gradi. Tutto doveva essere ben assimilato. Invece è sempre un rincorrere le difficoltà.
 
Stringendo. Caro Simone, è possibile che la roccia, l’arrampicata, le difficoltà, l’adrenalina, le mani tagliate dalla roccia stessa e tutte quelle grandi sensazioni che questa può darti, alla fine rapiscano tutti i pensieri personali? E’ possibile che una persona sia disposta a buttare via tutto il passato, la famiglia, il lavoro, gli amici per andare ad arrampicare? Per magari bivaccare ai piedi di una parete con cui ti confronterai il mattino seguente? E’ possibile che, vedendo una qualsiasi montagna, ti poni sempre la stessa domanda: si può arrampicare?
 
Abito a pochi chilometri da Lecco. La Grigna, come per molti, è stata la mia prima sfida. Poi il Medale. Quello Spigolo Bonatti. Che sensazione bellissima. Ed il grande Cassin con il suo Bivacco. Grazie Simone Moro. Spero un giorno di poterti chiedere un autografo. (Luca R.)
 
Ciao Luca, quello che ti sta capitando è normalissimo per uno che , come me, conosce fino in fondo le pulsioni che spingono un uomo a pensare, sognare, sperimentare se stessi e l’arrampicata e la montagna. Sono piene le pagine d’alpinismo di coloro che come te sono rimasti folgorati da questa passione, da questa formidabile filosofia di vita.
 
Ti dico solo che non devi considerare come ovvio e logico il dover abbandonare tutto e tutti per divenire un vero alpinista/arrampicatore. Le persone più sagge sono quelle che pur lasciandosi permeare e trasportare per l’amore del verticale e delle vette, hanno mantenuto saldi gli ormeggi con il mondo e il quotidiano.
 
E’ infatti una bella opportunità tua e del mondo quella di rimanere in contatto. Tu puoi raccontare ed insegnare questa tua entusiastica folgorazione e passione ed il mondo, la famiglie e gli amici diverranno ancora più legati a te perché hanno capito quanto la montagna e tu sei importante per loro. Non è teoria, è il percorso che anche Simone Moro ha compiuto.
 
Ciao e buone salite,  Simone.
 
 
 

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