Alpinismo

I Ragni di Lecco in punta di penna

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CAIVANO, Napoli — Non è solo alpinismo "vissuto" quello dei Ragni di Lecco. Ora il prestigioso gruppo alpinistico eccelle anche nella letteratura. Due racconti alpinistici di Fabio Palma sono stati premiati sabato 14 ottobre al concorso letterario internazionale "Tra le parole e l’infinito", indetto dall’associazione Giovanni Spadolini e ideato da Nicola Paone nel 2000.

A vincere il Premio Benemerito culturale d’onore sono stati "Stilo" ed "Elezioni", due splendide storie di arrampicata e disagio civile. Elezioni si è anche classificato al secondo posto al concorso "Premio nazionale città di Vigonza.
 
Fabio Palma, alpinista e scrittore, è già autore di "Solitari", pubblicato nel 2005, e di "Uomini & Pareti", uscito nel giugno 2002, volume che ripercorre, con interviste e fotografie, la storia di 16 grandi scalatori che hanno marchiato, con la loro classe, l’arrampicata e l’alpinismo dal 1980 ad oggi.
 
Per gentile concessione dell’autore, vi regaliamo i due "incipit" dei racconti. Li potrete trovare in versione integrale nel libro "Lettere di sosta", una collezione di racconti illustrati dai dipinti del celebre climber comasco Simone Pedeferri, anch’egli Ragno di Lecco. Il volume è in uscita entro il prossimo Natale.
 
 
Sara Sottocornola
 
 
STILO (di Fabio Palma)
 
– A me piace andare in metrò, ci scruti la vita
– Per la gente che vedi?
– No, per i nomi delle fermate
– …
– Prendi Primaticcio, è un nome geniale, sintetizza perché tutti si affannino per dodici ore al giorno. Non per un primato vero, ma per un primaticcio qualsiasi, stronzate di leadership da corridoi d’azienda, di quelli a piastrelle grigio verdi con uffici a pareti mobili, da ristrutturazioni veloci, cose così… E la fermata dopo? Leggi, Inganni, e ti dice che dietro quei primaticci ci sono gli inganni che ti fai, quelli ti sobilli tutti i giorni, e sei pure scemo, perché davvero ci credi ai tuoi primaticci, e sai perché? Te lo dice la fermata prima, Bande nere, sono quelle che ci mettiamo sugli occhi, così vedi a strisce, ce le verniciamo anche sui polsi le bande nere, tanto che battono come metronomi, l’ultima emozione che li scosse un po’ neanche te la ricordi.
 
Stilo era così, a suo modo un creativo, ti leggeva una parola e zac, partiva di filosofia.
 
– Leggi lì, acquisti a rate. Cazzo, non siamo mai proprietari di niente, tutto ciò che abbiamo è in pagamento, tra un po’ rateirizzeremo anche la vita, anzi lo facciamo già, sgobbo adesso così fra cinque anni sono a posto, faccio questo adesso perché dopo non avrò più tempo, quell’altro lo faccio l’anno prossimo quando avrò più tempo…ma come cazzo ragioniamo, che ne sappiamo noi dei prossimi cinque minuti?? Non abbiamo neanche il potere di sceglierci il pomeriggio, e rimandiamo all’anno prossimo. Leggi là, Precotto…ecco, stiamo tutti sul precotto, mai che si faccia quello che ci piaccia veramente.
 
Stilo quando partiva ti segava in due, obiezioni comprese, e comunque…e comunque….voglio dire, non sembravano stronzate, ci riflettevi, capisci?
 
———————–
ELEZIONI (di Fabio Palma)
 
Alle tre si usciva dal lavoro, ma la testa era uscita molto prima, d’altronde quelle due ore rubate alla flessibilità erano in cima alle priorità settimanali. L’importante, ecco, era arrivare a Lecco prima delle quattro, prima del gran traffico, dei camion, della gente che faceva le cose giuste, noi certamente non eravamo fra quelli, parassiti della società e zecche della roccia, che alle cinque ci vedeva salire ancora legati dalle cinture di sicurezza appena slacciate, muscoli intorpiditi da una giornata di fondo valle. Ma chi se ne frega del riscaldamento, dello stretching, degli inizi graduali…e poi anche la coda, il traffico, il lento rimbrotto del motore sempre tra la prima e la seconda, beh non era poi così male, si finiva col parlare, che era una gran cosa…e quella volta là, si parlò di bombola.
 
– Più che altro, si sentiva un gran puzzo di colla…tipo…
– Cioè li aveva proprio attaccati.
– E certo, vuoi che non lo facesse? Non sarebbe il bombola.
– …
 
C’era da ridere, c’era da piangere, quando si parlava di bombola di sicuro non si cambiava facilmente discorso…
 
– Ma scusa, come li ha trovati?
– E’ andato la mattina presto, tipo le quattro, in corso Magenta, per due settimane…sapeva che prima dell’alba li attaccano, così se ne è presi uno per partito, anzi di più, uno per candidato, quelli da slogan migliori,
chiaramente, sai che bombola è un esteta..
– Oh, certo…
 
Risata, di entrambi, forte, da farsela sotto…tipo quella volta là, in quel pub di Vienna, nel quartiere del vino…tutti brilli, gita di classe, il preside al suo fianco, il preside che gli prende la SUA caraffa di vino, lui che gli dà quasi una sberla e urla <<ciucciati ‘sto….>>…a momenti il preside sveniva, noi piegati… O come quella volta dal capo, in ufficio, quando si presentò con una gru giocattolo alta un metro e la lettera di dimissioni, le ho portato questa lettera e un soprammobile per la sua scrivania, egregio, ecco va a pile, vede, il braccio va su e giù, un po’ come questo, e aveva fatto il gesto dell’ombrello…
 
– Insomma li ha appiccicati per casa.
– Tutti…da “meno tasse più lavoro”, a quelli satirici tipo “più donne per tutti”, a “Io c’entro” a “mandiamoli a casa” a “decidi il tuo futuro” a”serietà al governo”, “ce l’ho duro”, e così via…

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