Scienza e tecnologia

Quando gli squali dominavano la Majella

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L’AQUILA — Non è certo facile, osservando oggi il massiccio della Maiella, immaginare squali che nuotano in un caldo mare tropicale. Eppure, prima che la grande montagna si innalzasse portando completamente al di fuori delle acque l’immensa barriera corallina, era proprio così.

Quel sito era popolato da pesci di ogni tipo, da squali e addirittura da coccodrilli. A testimoniare tale vita scomparsa sono oggi i resti di quegli animali, fossili di interesse particolare dai quali è possibile ricavare dati preziosi per lo studio paleoambientale e paleozoologico dell’area compresa nell’attuale Parco Nazionale della Maiella (nella foto accanto).
Nel contesto delle conoscenze paleozoologiche, lo studio delle associazioni a ittiodontoliti (denti fossili di pesci) provenienti dalla Maiella costituisce dunque un importante elemento per conoscere la fauna che popolava i bacini miocenici di queste aree.
 
Accanto ai resti fossili di una fauna tipica del fondo marino (costituita da molluschi, coralli, echinodermi e brachiopodi), sulla Maiella sono stati rinvenuti denti di pesci appartenenti agli Elasmobranchi Squaloidei (squali) e agli Osteitti (orate), oltre a quelli del genere Tomystoma, coccodrilli di ambiente deltizio come gli odierni gaviali del Gange, che testimoniano come la zona era caratterizzata nel Miocene da un clima tropicale con mari non molto profondi e
abbastanza vicino alla costa.
L’importanza dei denti fossili, per quanto riguarda gli squali, risiede nel fatto che essi costituiscono l’unico residuo pervenutoci di questi animali. A differenza dello scheletro cartilagineo, che tendeva a decomporsi rapidamente e a dissolversi dopo la morte, i denti (nella foto sopra)  mantenevano infatti la loro integrità essendo formati da cristalli di fosfato di calcio ben consolidato.
 
Dal periodo della comparsa degli Elasmobranchi (Devoniano, da 359 a 345 milioni di anni fa) ad oggi poche sono le variazioni avvenute. Pertanto è facile immaginare la vita e l’aspetto degli squali della Maiella, essendo sostanzialmente simili agli attuali. 
 
testi e immagini
Paola Ottino
 
 

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