Medicina e benessere

Donne, pillola e alta quota

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Alta quota, campi base, servizi igienici precari e farmacie inesistenti. Per le donne, le spedizioni alpinistiche e i trekking lunghi rappresentano un punto interrogativo nei giorni del ciclo. E molte cercano di controllarlo o farlo saltare con la pillola, per evitare complicazione logistiche e fisiche durante il viaggio. Ma è una procedura corretta? Comporta dei rischi? Come bisogna affrontarla? Di questo tema si è preoccupata l’Uiaa, l’organismo sovranazionale che raccoglie i club alpini di tutto il mondo, che nei mesi scorsi ha fatto uscire uno speciale volume di "consigli e raccomandazioni" proprio sulla contraccezione in quota.

Innanzitutto, è necessario ricordare che ogni tipo di stress, fisico o psicologico, influisce sul ciclo. Durante trekking lunghi o spedizioni alpinistiche, il fisico è sottoposto a diversi tipi di stress, a partire dal jet lag, ossia il fuso orario, fino ad arrivare alla perdita di peso e alla poliglobulia o aumento dei globuli rossi dovuta alla carenza di ossigeno ed alla disidratazione in alta quota. Può quindi capitare che durante e dopo i trekking e le spedizioni il ciclo salti, oppure si manifesti in modo irregolare: più o meno abbondante, più o meno breve, più o meno doloroso del solito.
 
Questi interrogativi costituiscono il primo problema da affrontare. Poi sono da considerare complicazioni logistiche come l’ingombro degli assorbenti durante il trasporto, dove cambiarsi, come gestire i rifiuti, dove eventualmente rifornirsi. Perchè se nella valle del Khumbu, il turismo di massa ha ormai portato fino ad oltre 4000 metri negozi forniti di generi di prima necessità, nella maggior parte delle altre zone l’acquisto di questi articoli può diventare un problema.

Spesso, per evitare ogni tipo di difficoltà, le donne decidono di "far saltare" il ciclo assumendo due o più confezioni di pillola in modo consecutivo. Parliamo delle pillole più comunemente usate, quelle composte da estrogeni e progesterone, che normalmente vengono assunte per 21 giorni più sette di pausa. La sua assunzione consecutiva fa saltare o riduce in modo consistente il ciclo, anche se nelle prime settimane possono verificarsi delle piccole perdite "spotting".

Secondo quanto riferito dal manuale dell’Uiaa, redatto dalla sua commissione medica, la pillola risulta essere un buon metodo per controllare il ciclo e assicura la massima protezione come contraccettivo anche se usata in questa maniera. Bisogna però fare particolare attenzione  vomito o diarrea, che possono capitare anche come reazione alla quota o al cambio di alimentazione e clima: potrebbero provocare l’espulsione della pillola prima che sia stata assorbita dall’organismo.
 
Sempre secondo l’Uiaa, non esisterebbero prove di controidnicazioni contro l’alta quota e anzi, alcune ricerche tra cui una condotta nel 1999 al campo base dell’Everest, dimostrerebbero che non ha effetti dannosi sulla salute. Esistono però alcuni rischi di cui bisogna tenere conto.
 
Il primo riguarda la difficoltà di rispettare l’ora di assunzione della pillola, per il fuso orario o per l’attività alpinistica in quota: potrebbe compromettere la sua efficacia contraccettiva. Il secondo riguarda l’uso contemporaneo di antibiotici: l’efficacia della pillola è a rischio durante la loro assunzione e nei 7 giorni successivi.

L’ultimo è il rischio di trombosi. Anche se sono stati segnalati pochissimi incidenti del genere, in alta quota aumenta il rischio di trombosi indotte dagli estrogeni, soprattutto per le donne che fumano. Il rischio aumenta anche se si parla di soggiorni lunghi oltre i 4.500 metri (oltre una settimana), dove già l’ematocrito è alto per l’aumento dei globuli rossi e l’idratazione è bassa.

Molto comuni al giorno d’oggi sono anche anche i cerotti contraccettivi che hanno lo stesso effetto della pillola ma che in alta quota sono sconsigliati. A parte il maggior rischio di trombosi, bisogna considerare che la loro aderenza non è perfetta quando si suda molto e si tratta perciò di un metodo sconsigliato quando si pratica molto sport.
 

Vai allo speciale: Il lato "D" dell’alpinismo

Sara Sottocornola

Source: http://www.theuiaa.org/medical_advice.html

 

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