160 anni fa la conquista del Monte Cristallo: il racconto di Paul Grohmann
Dopo due tentativi infruttuosi, il 14 settembre 1865 l’alpinista viennese raggiunse finalmente la vetta guidato da Santo Siorpaes e Angelo Dimai. Non scrisse mai di essere stato il primo
Il suo nome è altamente evocativo: Monte Cristallo. È una delle cime che superano i 3000 metri (per l’esattezza 3221) più maestose, riconoscibili e belle delle Dolomiti, con una lunga e poderosa parete ovest che sovrasta di duemila metri la conca di Cortina. È quella parete che al tramonto si accende di una luce calda che al calar del sole attraversa gradualmente tutta una gamma di colori che scalano da un arancione acceso al rosa pallido, come se la roccia fosse un cristallo con le sue mirabili sfaccettature.
Il versante nord invece dà l’impressione di essere di ghiaccio, del tutto diverso ma altrettanto suggestivo. Intendiamoci: di ghiaccio è la sensazione che suscita il grande anfiteatro glaciale, ben visibile anche dalla strada di Alemagna nel tratto compreso tra Landro e Carbonin, tra Dobbiaco e Cortina, che un tempo era interamente ricoperto da masse poderose di ghiaccio. Oggi di ghiaccio ne è rimasto ben poco e frazionato in tre piccoli apparati glaciali, che hanno un destino segnato.
Ebbene, la prima volta che venne ufficialmente raggiunta la cima del Cristallo fu il 14 settembre 1865, ovvero 160 anni fa. Manco a dirlo per opera di quel Paul Grohmann, l’irrequieto giovane viennese, di famiglia facoltosa, che noncurante dei suoi titoli universitari, pose la sua firma conquistando tutte le cime più elevate delle Dolomiti ampezzane. Dire ufficialmente è d’obbligo, perché nemmeno Grohmann nella descrizione dell’ascensione al Cristallo afferma che quella sua fu la prima salita alla vetta, il che fa supporre che fosse stato al corrente che alpinisti ampezzani vi fossero saliti in precedenza. Ma di costoro, come peraltro di altri cacciatori di camosci che presumibilmente salirono per primi su altre vette dell’ampezzane, non c’è documentazione alcuna. È così negli annali, quello che conta è Grohmann: a lui è attribuita la conquista del Cristallo.
La storica epoca dei pionieri
Quel giorno non era solo. Nella salita fu guidato da Santo Siorpaes – “l’uomo dell’avvenire” come lo definì Federico Terschak nel suo “L’Alpinismo a Cortina” pubblicato nel 1953 (Edizioni Pais) – e da Angelo Dimai detto Angelo Deo. Costoro non erano ancora ufficialmente guide. Santo Siorpaes diverrà in breve la migliore guida delle Dolomiti tra quelle della prima generazione, con solo Michl Innerkofler di Sesto Pusteria a fargli concorrenza. E Angelo diverrà una delle più prestigiose guide alpine ampezzane del periodo classico.
Due estati prima, il 29 agosto 1863, Grohmann e Francesco Lacedelli (detto Checo da Meleres) conquistando la Tofana di Mezzo (3244 m) avevano scritto una pagina storica, visto che quella fu la prima salita delle Dolomiti ampezzane e avvenne sulla cima più alta. Checo aveva 63 anni!
Ma Grohmann ormai non si fermava più. Esattamente un anno dopo, il 29 agosto 1864 fu la volta della Tofana di Rozes (3225 m) ancora con Checo, ai quali si aggiunsero Santo Siorpaes e Angelo Deo. E per completare la triade della Tofana, il 27 agosto del 1865 Dimai e Grohmann misero piede per primi anche in vetta della Tofana Terza (3238 m).
I primi tentativi non riusciti
Passò poco più di un mese che fu la volta del Cristallo. Il primo tentativo fallì. Partirono Grohmann, Angelo Dimai e Georg Ploner, proprietario di un alberghetto a Carbonin, che era ancora buio, risalendo la Val Fonda. “Mi trovai qui con la luna piena – è lo stesso Grohmann che racconta nel suo “ La scoperta delle Dolomiti “ (in traduzione italiana Nuovi Sentieri 1982) – che espandeva la sua debole luce sugli scogli rocciosi, e li vidi tingersi di rosso ai primi raggi del sole, mentre sotto di noi tutto era immerso nell’ombra. Una visione indimenticabile”. Per arrivare al Passo del Cristallo, da cui poi tentare l’ascesa alla cima, bisognava attraversare il ghiacciaio che all’epoca scendeva fino all’estremità della Val Fonda. Grohmann era già salito tre volte al Passo del Cristallo, “ma quando ci andai per la prima volta con Ploner e Angelo Dimai, il centro del ghiacciaio era sconvolto da numerosi crepacci, per cui per passare, dovemmo usare corda e piccozza, impiegando ben quattro ore sino al passo”. Fatto sta che quella volta non raggiunsero la cima. E non riuscì nemmeno un altro tentativo fatto con Ploner, che si infortunò “e fece fallire la nostra impresa”.
Finalmente in vetta
La volta buona fu quella del 14 settembre. Giunti al passo, Grohmann, con Santo Siorpaes e Angelo Dimai, affrontò prima una parete, poi superarono alcuni salti non difficili fino alla base di una ripida gola che fu il primo vero ostacolo. Poi incontrarono una grande placca “che – racconta Grohmann – consente l’accesso ad un orrido canalone, molto ripido ma non difficile. Sopra, in un posto aperto si vede Cortina. Ancora un tratto pericoloso, e subito si arriva in cresta da dove si prosegue fino alla cima, che è spaziosa”. E qui esprime la meraviglia di essere giunto con i fidati compagni fin lassù “con un’ottima veduta circolare. Forse da nessun altro punto si può notare l’imponenza del gruppo del Sorapiss”.
Al tempo di Grohmann il Gruppo del Cristallo, pur essendo interamente compreso nell’Impero austriaco, era quasi tutto di parlata ampezzana e cadorina, fatta eccezione per il versante rivolto a Carbonin (Schluderbach).
Sulle tracce di Grohmann molti alpinisti sono saliti negli anni successivi sulla Cima Principale del Cristallo, seguendo quella che oggi è chiamata la Via Normale con attacco dal Passo del Cristallo raggiungibile da Sud lungo la Grava de Cirigieres o da nord per la via del ghiacciaio.
Ma facciamo nostra un’osservazione che scrissero Camillo e Paola Berti nella prefazione di un altro libro interessante “Il Gruppo del Monte Cristallo” di Wenzel Eckerth, del 1891, nella preziosa edizione in lingua italiana ristampato da La Cooperariva di Cortina nel 1989. “Se si escludono i percorsi attrezzati e alcune cime di facile accesso, il Cristallo rimane tuttora un gruppo negletto nel mondo alpinistico. Possenti ghiaioni, rocce friabili e scintillanti placche di ghiaccio (in verità oggi molto ridotte n.d.a.) distolgono le folle dall’affrontare salite, attraversate, esplorazioni e avventure che un tempo costituivano il pane quotidiano per guide e clienti”.
A distanza di quasi 35 anni le cose non sono cambiate. Per inciso Eckerth era un ingegnare, nato in Boemia ai piedi dei Monti Metalliferi il 21 dicembre del 1838, direttore di un importante stabilimento di costruzioni ferroviarie a Praga. Svolse un’intensa attività alpinistica, ma amò il Cristallo più di ogni altra cima esplorandone minuziosamente ogni recesso. Sapeva bene di cosa parlava.