Alpinismo

160 anni fa la conquista della Tofana di Mezzo da parte di Paul Grohmann

Lo scalatore viennese scrisse nell’agosto del 1863 la prima pagina della storia dell’alpinismo nelle Dolomiti d’Ampezzo

Il 29 agosto 1863 veniva conquistata la vetta della Tofana, la più elevata delle Dolomiti ampezzane.
Nessuna cima di quelle montagne era stata calcata fino allora da piede umano. O, se mai ciò fosse accaduto, non ne resta alcuna testimonianza.L’impresa, dunque, segnò l’inizio dell’alpinismo nella località che sarebbe poi diventata meta prediletta dagli arrampicatori di tutta Europa.
Ci volle un giovane venticinquenne un po’ scapestrato, rampollo di una molto agiata e colta famiglia viennese, per dare la scossa alla vita contadina di un tranquillo paese di montagna quale era al tempo Cortina d’Ampezzo. L’ idea – balzana per i più – era quella di conquistare le montagne che ne facevano corona, a cominciare da quella che, pur senza averne la certezza, pareva essere la più alta: la Tofana di Mezzo.
Quel giovane, Paul Grohmann, poco predisposto a dar concretezza ai suoi studi universitari di legge, sarà colui che, citando la famosa espressione di Antonio Berti “aprì con entrambe le mani i battenti della storia alpinistica di queste nostre montagne divine”.

Ma andiamo con ordine. In verità la prima salita “alpinistica” delle Dolomiti è ufficialmente quella del 19 settembre 1857, per merito dell’irlandese John Ball (primo presidente dell’Alpin Club, fondato a Londra nello stesso anno). E anche in questo caso non è affatto escluso che qualche cacciatore di camosci lo abbia preceduto. Ma il Pelmo non fa parte delle Dolomiti ampezzane e in ogni caso il significato dell’impresa di Grohmann va decisamente al di là del solo aspetto alpinistico.

Grohmann, dal canto suo, insieme a due altri giovani studenti di Diritto all’Università di Vienna, Edmund von Mojsisovic (poi autore di un’opera fondamentale sulla geologia delle Dolomiti) e Guido von Sommaruga (il solo che proseguì la carriera giuridica) aveva già fondato nel 1852 l’Alpen Verein austriaco.

Un barometro a mercurio lungo un metro utilizzato come altimetro

Nella valle d’Ampezzo, fino all’avvento di Grohmann, l’approccio con le cime era strettamente legato all’economia silvo-pastorale del territorio e alla caccia. In sostanza si saliva sui monti fino a quando ne valeva la pena, magari inseguendo un camoscio che si spingeva molto in alto.
L’arrivo del giovane, forte, dinamico, istruito e danaroso ragazzo austriaco, introdusse un capitolo del tutto nuovo. Grohmann era sì animato dallo spirito del conquistatore delle vette, ma saliva sui monti per misurarne le altezze e contribuire a migliorare la scarsa e imprecisa carta topografica di cui allora poteva disporre (a lui si deve, per esempio, la Karte der Dolomit-Alpen del 1875). A tal fine portava con sé durante le ascensioni un ingombrante barometro a mercurio, lungo un metro, che utilizzava come altimetro. E la misura di 3269 metri che così rilevò della Tofana di Mezzo si discosta di soli 25 metri dai 3244 metri misurati successivamente con l’ausilio di ben più moderni strumenti.

Fu Grohmann a dare dignità e ufficialità al mestiere di Guida alpina

L’altro merito di Grohmann fu quello di aver “ufficializzato” nelle Dolomiti la figura della Guida alpina. Individuò infatti, tra i cacciatori e i guardaboschi ampezzani chi meglio poteva indicargli la via dei monti. La sua scelta definitiva ricadde su Francesco Lacedelli, quel Chéco da Melères che lo accompagnò in vetta alla Tofana di Mezzo, “la miglior guida che potessi trovare”, scrisse lo stesso Grohmann. E pensare che Chéco allora aveva 67 anni! Oltre che il contadino faceva l’orologiaio, ebbe due mogli e cinque figli, morì a 90 anni. La tradizione vuole – secondo quanto scrivono Franco Fini e Carlo Gandini autori di  Le guide di Cortina d’ Ampezzo ( Zanichelli, 1983) – che sia stato Grohmann, allora Segretario generale  dell’Oesterreichischer Alpenverein (Club Alpino Austriaco), a consegnare sulla cima del Sorapiss  nel 1864 il primo libretto di Guida proprio a Francesco Lacedelli.

Non fu affatto facile stabilire dal fondovalle quali delle tre cime della Tofana (quella di Mezzo, quella di Dentro e quella di Rozes ) fosse la più elevata. Grohmann, è evidente, voleva raggiungere la cima più alta. Si affidarono all’istinto e la conferma venne l’anno successivo quando Grohmann insieme a Chèco e agli ampezzani Angelo Dimai e Santo Siorpaes salì sulla Tofana di Rozes, e quando nell’agosto del 1865, accompagnato da Angelo Dimai, raggiunse la vetta alla Tofana di Dentro.

I meriti di Grohmann non si esauriscono nella conquista di tutte le cime più rilevanti delle Dolomiti d’ Ampezzo e non solo, ma la sua rielaborazione retrospettiva di quelle sue escursioni e ascensioni, Wanderungen in den Dolomiten , pubblicata a Vienna nel 1877 ( tradotta in italiano con il titolo La scoperta delle Dolomiti, Nuovi Sentieri 1982), ha contribuito in modo decisivo alla conoscenza delle Dolomiti in tutta la Mitteleuropa.  Grohmann, nel frattempo, era passato dall’agiatezza alla miseria, per colpa di un grave dissesto bancario. Benché all’epoca il Comune di Cortina lo avesse nominato cittadino onorario, e gli fosse stata dedicata una via del paese, la sua figura oggi è un po’ dimenticata, ma senza di lui Cortina e le Dolomiti non sarebbero quello che sono.

Massimo Spampani

Tags

Articoli correlati

Un commento

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close