Michl e Hans Innerkofler: i fratelli che riscrissero la storia dell’arrampicata nelle Dolomiti
I due alpinisti della Val di Sesto, pur diversissimi tra di loro, nella seconda metà del XIX secolo furono protagonisti di clamorose prime salite. Da soli, insieme e, perfino, con i clienti
Johann Jakob e Michael Innerkofler, due fratelli con undici anni di differenza caratteri diversi e diversi stili di vita che nella seconda metà dell’Ottocento hanno segnato un’epoca alpinistica. Il primo, conosciuto come Hans non perdeva un’occasione per divertirsi tra Brunico e Lienz, era noto per i suoi eccessi soprattutto con il vino, tuttavia, quando si trattava di lavorare cambiava completamente e la sua affidabilità in montagna gli permetteva di annoverare tra i suoi clienti alcuni tra i maggiori alpinisti dell’epoca. Spesso trascorreva intere giornate a cacciare i camosci e questo gli valse il soprannome con cui era conosciuto, “Das Gamsmannl” (l’Ometto camoscio).
Sul più piccolo, chiamato da tutti Michl, si potrebbero scrivere infinite pagine tanto la sua vita ha lasciato nel mondo dell’alpinismo. Aveva un carattere molto diverso dal fratello più grande ma entrambi erano tra le Guide Alpine di Sesto più richieste del periodo. Nel 1872 Michl conosce Georg Ploner di Carbonin/Schluderbach con cui stringe una forte amicizia, la passione per la caccia li porta spesso alla ricerca di camosci insieme. Con il fratello inizia a lavorare nella locanda-albergo del “vecchio di Schluderbach”, così era chiamato Georg che la aveva ereditata dal padre. Una buona paga in quel periodo non poteva essere rifiutava e i fratelli Innerkofler diventarono i tuttofare di Ploner, tra un incarico e l’altro spesso aiutavano gli alpinisti a portar fin sotto le pareti i pesanti zaini e Michl scoprirà “per caso” la sua grande attitudine per le pareti che da passione diventerà ben presto un lavoro a tempo pieno.
Georg Ploner aveva compreso da subito il talento di Michl e iniziò a consigliarlo, insieme al fratello, ai suoi clienti e in breve diventarono le Guide Alpine più richieste in Dolomiti di Sesto. Per entrambi e per l’alpinismo tutto stava per cambiare.
Tre anni prima dell’arrivo a Carbonin dei due fratelli un altro Innerkofler, il trentacinquenne Franz prima Guida Alpina di Sesto, aveva scritto il suo nome nella storia dell’alpinismo accompagnando Paul Grohmann, insieme al collega Peter Salcher, prima su Punta dei Tre Scarperi poi sul Sassolungo e sempre nello stesso anno sulla Cima Grande di Lavaredo tra il 18 luglio e il 21 agosto 1869. Era iniziata la “corsa” alle prime ascensioni delle cime in Dolomiti di Sesto.
A Michl e Hans sono riconosciuti due “capolavori” assoluti, le prime salite della Croda dei Toni/Zwolferkofel (28 settembre 1874) e della Cima Piccola di Lavaredo (25 luglio 1881) che lo stesso Hans definì un demonio perché “nessuna cima può essere più cattiva della Piccola”. Qualche anno prima della conquista della vetta di Cima Piccola, esattamente nel 1879, dopo essere arrivato sulla Grande di Lavaredo con Kugy e i fratelli Zsigmondy, Michl rispose a Emil Z. che indicava la meno elevata in quota delle Tre Cime dicendo: “si potrebbe salire solo avendo le ali”. La raggiunse tre anni più tardi portando l’alpinismo probabilmente a superare il quarto grado per la prima volta.
In quindici anni Michl con il fratello, ma anche spesso con clienti, aveva aperto decine di nuove vie e raggiunto per primo quasi tutte le cime delle Dolomiti di Sesto. Nel 1879 aveva “regalato” al suo amico e datore di lavoro Georg Ploner la prima salita alla cima Ovest di Lavaredo, il “vecchio di Schluderbach” ne era affascinato e la osservava spesso dal Bergblick di Val di Landro dove la sua sagoma inconfondibile domina il panorama. È sua anche la prima “traversata” delle Tre Cime di Lavaredo a fine agosto 1881, realizzata in un solo giorno con Demeter Diamantidi, partendo proprio dalla locanda di Ploner. Fu il primo ad accompagnare una donna sulla Cima Grande nel 1884 insieme a Luigi Orsolina… era Anna la figlia del suo datore di lavoro con cui si racconta avesse già raggiunto il Monte Cristallo.
Era uomo sobrio e modesto, non eccedeva mai in nulla se non in montagna dove dava il massimo di se e per questo motivo soffriva molto la dissolutezza con cui il fratello Hans era solito “esagerare” con l’alcool, tuttavia, questo non impedì ai fratelli di raggiungere insieme i grandissimi risultati scritti nella storia. Prima di ogni ascesa Michl chiudeva il fratello in una stanza proibendogli di bere alcool per poi concedergli, al ritorno dalle montagne, una bottiglia di buon vino del SüdTirol.
Ormai famoso e molto richiesto, poteva permettersi di scegliere i clienti con cui realizzare le ascensioni e proprio con clienti molto spesso ha aperto nuove vie e realizzato le prime salite di quasi tutte le cime delle Dolomiti di Sesto: Croda dei Toni, Croda dei Baranci, Croda Rossa di Sesto, Cima Undici (in solitaria), Cima Una e le Crode Fiscaline, Cime Ovest e Piccola di Lavaredo e altre ancora.
Nel 1880 raggiunge la cima di Punta Grohmann sul Sassolungo da solo e chissà quante altre volte aveva già compiuto in solitaria le prime ascensioni che poi ripeteva con il fratello o con i clienti, l’amore per la scoperta e le sue montagne lo portavano molto spesso a esplorare le valli, i canali e le pareti prim’ancora di salire in vetta.
Fu sempre Michl a raggiungere per primo Croda da Lago il 19 luglio 1884 con un cliente, il Barone Roland Von Etvös, per evitare che potessero nascere dubbi sulla sua impresa realizzata al primo tentativo dopo che era venuto a conoscenza che i fratelli Zsigmondy volevano tentare di raggiungere per primi la vetta.
Ormai era diventato il “Re delle Dolomiti” e si era guadagnato il rispetto delle Guide Alpine di Cortina d’Ampezzo per il suo modo sempre cortese e discreto di relazionarsi con i clienti e soprattutto con i colleghi.
Lo tradì la montagna che aveva scalato più di trecento volte sia da solo sia con clienti. Morì il 20 agosto 1888 mentre scendeva dal Monte Cristallo con due giovani di Monaco, il cedimento di un ponte di neve e ghiaccio su un crepaccio gli fu fatale e a nulla valse il tempestivo arrivo delle Guide cortinesi Dimai e Siorapaès. A soli quarant’anni era morto uno dei più grandi interpreti dell’alpinismo dell’Ottocento, probabilmente l’uomo che più di ogni altro ha scritto momenti indelebili di storia e portato l’alpinismo “ad un periodo nuovo, il periodo della seconda maniera quello dell’alpinismo per l’arte oltre che per la natura” (cit. De Falkner).