Combattere i geloni in montagna

Il congelamento è un problema frequente tra gli alpinisti. Ma è possibile – ci chiede una lettrice – che capiti anche a semplici escursionisti sulle Alpi? Certo che sì. I nostri esperti spiegano come distinguere geloni e congelamenti e come prestare i primi aiuti a chi ne rimane vittima.
Per "gelone" è da intendersi un congelamento di primo grado, cioè iniziale. Di solito si presenta con pallore, colorazione livida della parte e perdita di sensibilità.
I geloni sono un problema diffuso sulle Alpi e in bassa quota dove esistano particolari situazioni di freddo prolungato. Sono frequenti anche nei bambini.
In questi casi bisogna proteggere la parte e non sfregarla nè urtarla. Meglio immergerla, semmai, in acqua appena calda (37-40 gradi centigradi). Bisogna assolutamente evitare l’acqua bollente o eccessivamente calda ed aspettare pazientemente la ripresa del circolo sanguigno pieno. Di solito ci vuole una decina di minuti.
Esistono poi altri due stadi di congelamento: nel secondo grado appare una bolla simile a quella della scottatura solare, mentre nel terzo grado subentra la necrosi del tessuto, che mummifica e può evolvere nella necessità di amputazione. Qui il tessuto appare nero, ischemizzato, non c’è più circolo del sangue e a volte va in necrosi anche l’osso.
Alessandro Calderoli
(Commissione Medica Cai Bergamo)
Alessandro Calderoli è Vice delegato CNSAS VI Zona Orobica e Direttore Scuola Sci Alpinismo CAI Bergamo.