Parchi

Parco Nazionale del Cilento

immagine generica

Secondo parco italiano per estensione, il Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano si estende dalla costa tirrenica fino ai piedi dell’Appennino campano-lucano. Comprende sia l’ambiente montano delle cime degli Alburni (tra cui il monte Panormo, 1742 metri), sia i contrafforti costieri del Monte Bulgheria e del Monte Stela.

Inoltrandoci nella provincia salernitana, scopriamo un ambiente naturalistico di notevole importanza per l’eterogeneità del territorio, che ha fatto guadagnare all’area protetta il soprannome di "parco del faggio e del corallo". Una zona ricca di storia e di cultura, spettacolare per il suo carattere mitico e misterioso: qui sono ambientate le vicende della ninfa Leucosia, qui si trovano le spiaggie dove Palinuro lasciò Enea, nella terra che custodisce i resti delle colonie greche di Elea e Paestum.
 
Per la commistione tra il notevole valore naturale e il patrimonio storico-culturale, nel 1997  l’Unesco ha riconosciuto l’importanza della biosfera del parco, inserendolo nella rete di gestione delle Riserve della Biosfera, gestite dallìorgano internazionale Mab (Man and Biosphere).

La popolazione floristica conta circa 1800 specie diverse di piante autoctone spontanee. Tra queste alcuni esemplari di grande importanza perchè specie locali, come la primula di Palinuro, simbolo del parco, il giglio marino sulle spiagge, il garofano dei rupi. Ad altezze superiori troviamo boschi di antiche quercie, aceri, tigli, olmi, frassini e castagni. Salendo sui monti, inziano i regni dei maestosi faggeti, in cui si può incontrare anche il raro Acero del Lobel. Sulle silenziose alte rupi, fra le vette più elevate, si trova il rarissimo crespino dell’Etna.

Grazie all’ampia estensione e alla varietà di ambienti naturali, la fauna del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano presenta una rara varietà di specie faunistiche. Dalle aree costiere e montane, ai fiumi impetuosi e ruscelli, dalle rupi alle foreste, a ogni habitat corrisponde una comunità faunistica particolare.

In altitudine si può avvistare l’aquila reale e alcune delle sue prede d’elezione, come la coturnice e la lepre appenninica, due specie che rappresentano la fauna autoctona degli Appennini, ormai invia d’estinzione. Tra i pascoli è facile imbattersi in savi, un piccolo roditore erbivoro predato dalla volpe, dalla martora o anche dal lupo. La comunità di questi ultimi sembra essere in leggero aumento. A questi si aggiungono ghiri, quercini e piccoli roditori, come l’arvicola rossastra.

La particolare limpidezza dei corsi d’acqua li rende habitat ideali per delle lontre, con una presenza numericamente rilevante anche a livello nazionale. In prossimità delle sorgenti, dove l’acqua è più fredda, all’ombra di folti boschi vive la rara Salamandra dagli Occhiali, specie naturale italiana di grande interesse.

L’ente del parco offre guide turistiche per accompagnare e guidare i turisti alla scoperta di ambienti incontaminati e di un patrimonio naturale e culturale ancora sconosciuto ai più. Seguendo gli itinerari proposti, si può passare dalle faggete alle praterie d’altura, dalle cerrete alle distese di macchia mediterranea, fino a toccare le coste del mare.

 

 

Candida Cereda

documentprint mail-to

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close