Medicina e benessere

Coltivare il genepì

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Vi abbiamo raccontato come riconoscere il genepì, quali sono le sue proprietà e come preparare il famoso e ottimo liquore valdostano. Per chi vuole cimentarsi in una coltivazione alternativa, o saperne di più sulle proprie piantagioni d’alta quota, oggi spieghiamo come curare e ottenere un ottimo genepì coltivato.

Il genepì vuole suoli calcarei, ben drenati e preferibilmente esposti sud-est o sud-ovest. Ovviamente, in zone di montagna.

La coltura dura in genere tre anni, a seconda del suo stato sanitario, delle caratteristiche del campo e del rispetto della "rotazione", ossia dell’alternarsi di diverse colture nella stessa terra. Per assicurarla, bisogna rispettare un lasso di tempo di 3 o 4 anni tra due colture di genepì.

Precedentemente ad una coltura di genepì può esserci un prato. Le parcelle, però, non devono avere
malerbe. Dopo il genepì possono seguire una sarchiatura del terreno e la piantagione di una pianta medicinale di un’altra famiglia.

Per quanto riguarda la messa in campo, il genepì solitamente si piantuma all’inizio di giugno, in fasce pianeggianti di 5 file (13 piante al metro quadro), a distanze di 25×25 centimetri più un passaggio di 70 centimetri. I cumuli saranno ricoperti da 1 centimetro di terra, che andrà un po’ chiusa attorno.

Dopo la piantumazione, è necessaria un’irrigazione per assicurare la ripresa.

La sarchiatura è fatta per mezzo di una fresa (motocoltivatore o trattore) sul passaggio o con una sarchiatrice sulle fasce pianeggianti. La prima sarchiatura deve essere fatta 5-7 giorni dopo la piantumazione; poi, durante la stagione ,le sarchiature vanno fatte secondo il bisogno, fin dalla germinazione delle malerbe. L’irrigazione è fatta secondo necessità (una volta a settimana, 15-20 millimetri d’acqua).
 
Importante la lotta antiparassitaria. Microorganismo o funghi come la rizoctonia nera (Rhizoctonia solani), la ruggine di Puccinia absinthii, la Phoma sp. e la Botrytis cinerea, possono causare la perdita prematura delle piante. La selezione di piante resistenti permette di evitare perdite importanti.
 
L’epoca di fioritura è in giugno, a secondo dell’esposizione e dell’altitudine. Vengono raccolti i germogli fogliari subito sopra le foglie e la rosetta basale, con una cesoia a mano (tipo cesoie da erba).

Il primo anno, il genepì non si raccoglie. Il secondo si fa un taglio a fine giugno, il terzo un taglio all’inizio dell’estate. Il secondo e il terzo anno, il rendimento varia da 750 a 1500 chilogrammi per ettaro di droga essiccata.

Il trasporto viene fatto in sacchi su rimorchi o in casse aperte. Bisogna evitare di imballare la merce.

La temperatura di essiccazione è di 35-45 gradi centigradi, in strati permeabili di 30-50 centimetri. Il deposito avviene in sacchi o in cartoni appositi, in un locale secco e al riparo da odori che possono alterare il prodotto. Il trasporto si fa in sacchi o in cartoni.

Anna Giorgi

Anna Giorgi è docente del Corso di Laurea in Valorizzazione e Tutela dell’Ambiente e del Territorio montano Facoltà di Agraria, Università degli Studi di Milano, sede di Edolo.
Sito internet:
www.valmont.unimi.it

Foto courtesy of www.comune.valsavarenche.ao.it

 

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