Gente di montagna

Tom Hornbein, l’uomo della cresta ovest dell’Everest

Geologo, medico, scalatore visionario. L’alpinista statunitense, nato il 6 novembre 1930, nel 1963 salì per primo il canale che prese il suo nome ed effettuò la prima traversata di un Ottomila

“Quello che si scopre in montagna cambia la vita. […] Ma la base, ciò che è rimasto, non sono le montagne, sono le persone con cui le ho condivise.”

Tom Hornbein

Thomas Frederic Hornbein, nato nella piatta St Louis il 6 novembre 1930, è un bambino vivace che segue l’istinto di arrampicarsi su ogni cosa, dagli alberi in giardino ai muri di casa. A 13 anni, per assecondare la sua voglia di spazi aperti, i genitori, casalinga lei e responsabile delle pubblicità nei grandi magazzini lui, lo mandano al Cheley Colorado Camp dove scopre le montagne. 

Qualche anno più tardi si iscrive a geologia all’Università del Colorado, non a caso, viste le vicine Rocky Mountains. Qui compie la traversata nord-ovest dei Flatirons, tenta il “Diamond” nei Longs Peak, e sale la quasi sprotetta fessura che porta il suo nome: “Hornbein Crack”. Sono anni di scalata ma anche di serio studio, vista la laurea in geologia nel 1952 e quella in medicina nel 1956. Quest’ultima è per lui una vera passione con uno stretto legame con il mondo montagna, tanto da impegnarsi per tutta la vita nello studio e nell’insegnamento degli aspetti di soccorso e medicina di alta quota. Diviene un noto anestesiologo ed esperto di fisiologia, discipline che insegna all’Università di Washington, dove riceve la carica di Presidente del Dipartimento di Anestesia.

Nel 1960 partecipa ad una spedizione sui 7821m del Mashebrum, scoprendo l’alta quota e trovando un terreno fertile per i suoi studi. Da questa esperienza nasce una nuova maschera per l’ossigeno che gli sarà fondamentale qualche anno più tardi.

Dal 1961 è impegnato nella Marina Militare degli Stati Uniti con il grado di Tenente nell’Ospedale Navale di San Diego. 

L’Everest

Nel 1963 gli viene consentito di partecipare alla spedizione statunitense all’Everest, condotta da Norman Dyhrenfurth con un duplice obiettivo: la prima salita americana e una nuova via. “Se riusciremo a farcela avremo portato a termine la più grande impresa mai compiuta in Himalaya”, furono le parole del capo spedizione.

Jim Whittaker è il primo a piantare la bandiera stelle e strisce a 8848m salendo con lo sherpa Nawang Gombu per il Colle Sud. 

Decisamente più impegnativa la salita di Hornbein con l’esperto alpinista Willi Unsoeld lungo l’inviolata Cresta Ovest con l’arrivo in vetta il 22 maggio. Ma sui giganti Himalayani solo il ritorno al campo base segna il successo definitivo. Durante la discesa incontrano altri due americani di rientro dalla vetta e, stremati e a corto di ossigeno, sono costretti ad un terribile bivacco a circa 8500m. La discesa per il Colle Sud è eterna ma arrivano tutti salvi, siglando quella che Jon Krakauer nel libro “Aria Sottile” definisce: “una delle imprese più straordinarie nella storia dell’alpinismo… tra le più grandi avventure immaginabili”. La traversata dell’Everest dimostra la determinazione, lo spirito di avventura e la ricerca dell’incertezza che scorrono nelle vene di Hornbein. Una visione decisamente moderna dell’alpinismo che dà più valore alla linea di salita rispetto al raggiungimento della vetta. La cresta Ovest viene di rado ripetuta proprio per la lunghezza, l’esposizione e la difficoltà, questa è massima nel tratto sul versante nord che porta il nome di “Canalone Hornbein”.
Al loro ritorno vengono premiati dallo stesso Presidente J. F. Kennedy con la Medaglia Hubbard della National Geographic Society. 

La ricerca scientifica  

Raggiunto il punto più alto della Terra e della sua carriera alpinistica Hornbein continua a scalare fino ai 70 anni ma, soprattutto, prosegue nell’insegnamento e nella ricerca in ambito medico. Scrive oltre 100 articoli di medicina e di montagna, e pubblica il celebre libro “Everest, Cresta Ovest”. Collabora alle edizioni di “High Altitude: An Exploration of Human Adaptation”, “Anesthesiology” e “Journal of Applied Physiology”.

Nel 2006 torna in Colorado con la moglie, tra le amate montagne di casa, fino alla sua scomparsa il 6 maggio 2023, a 92 anni. 

Un grande alpinista, come confermato nel 2018 con il Premio alla Carriera del Mountaineer Club, un medico e ricercatore illuminato, un bravo insegnante e, soprattutto, un grande uomo.

Salite principali

  • 1949 – Traversata nord-ovest dei Boulder Flatirons, 
  • 1952 – Tentativo al “Diamond” sul Long Peak,
  • 1953 – Scala la pericolosa “Hornbein Crack”
  • 22 maggio 1963 – Inviolata Cresta Ovest dell’Everest con Willi Unsoeld

Libri

“Everest, Cresta Ovest” di Thomas Frederic Hornbein, prima pubblicazione nel 1965

Film

Episodio 5 della “Legacy Series” dell’America Alpin Club

“Mi chiedo se si possa considerare il rischio come una droga, benefica per l’organismo nella giusta dose. Troppo o troppo poco può essere dannoso.”

Tom Hornbein

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