Sui sentieri della Val Fontana dove militi e contrabbandieri giocavano a guardie e ladri
La silenziosa vallata della Valtellina oggi è un magnifico tempio di pace e di silenzio. Anche la caserma dei finanzieri è stata trasformata in rifugio
212.000 Kg di caffè e 18.500 Kg di tabacchi lavorati: non sono i dati delle nostre importazioni da qualche paese Sud Americano, ma i quantitativi sequestrati nel solo 1965 dalla Guardia di Finanza ai contrabbandieri che dalla Svizzera “importavano” illegalmente queste ed altre merci per “sbarcare il lunario” come si diceva allora. La Val Fontana, laterale della media Valtellina, è infatti a ridosso della elvetica Val Poschiavo con cui storicamente ha sempre avuto rapporti diciamo così “commerciali”. Durante gli anni ’30 del secolo scorso il fenomeno sembrava essersi in parte ridotto, ma l’avvento della Seconda guerra mondiale vide un aumento del “traffico” di merci per la difficoltà di trovare alcuni generi alimentari. I finanzieri non facevano certo un lavoro facile. costretti ad appostarsi al buio e al freddo per sorprendere lo spallone di turno.
Ancora oggi alcuni toponimi ricordano questa lotta tra “guardie e ladri”, come il “sàs del finansé”, un grande masso erratico dietro il quale i finanzieri si appostavano attendendo il passaggio dei contrabbandieri curvi sotto il peso della loro bricolla. La presenza della Guardia di Finanza nella Val Fontana è ancora oggi testimoniata dalla Caserma dedicata al finanziere Massimino Erler, caduto nell’adempimento del dovere assieme al collega Giuseppe Nardelli nel 1935. Oggi la costruzione è stata trasformata in un Rifugio, gestito dall’A.N.A. di Ponte in Valtellina, che si erge ad una quota di 1400 metri.
L’itinerario
Partenza: Chiuro (So), loc. Sant’Antonio in Val Fontana (se la strada è ghiacciata: Chiesa di San Rocco (773 m)
Arrivo: Alpe di Campiascio (1680 m)
Dislivello: + 472 m da Sant’Antonio; + 907 m da S. Rocco
Durata: 3.30 (a/r) ore salita da Sant’Antonio; 5.30 ore da S. Rocco
Difficoltà: E
Ci si incammina dal borgo di Sant’Antonio (1028m). Dopo una ulteriore salita di circa due chilometri su strada in parte asfaltata, (attenzione anche in autunno possiamo trovare lastre di ghiaccio soprattutto al mattino) si raggiungono le baite di Campello. Qui una breve deviazione permette la visita dell’ex Caserma Erler dove i finanzieri si riposavano dopo le fatiche della lotta al contrabbando. Da questo punto la valle comincia ad allargarsi e il bosco sempre più rado di larici, ormai in veste autunnale, permette alla visuale di spaziare sulle cime circostanti mentre il tipico profilo ad U delle valli glaciali inizia a diventare sempre più evidente.
La salita continua fino a raggiungere il piano del torrente nel bellissimo Altopiano dei Cavalli (1859 m),che su alcune cartine è denominato anche Alpe Ortighe. Qui il paesaggio si fa grandioso e la valle ampia, circondata dalle vette di Pizzo Calino, Cima Gigola, Cima di Forame, mentre sul versante opposto verso il confine con la Svizzera ecco Punta Sareggio, Punta Malgina e il passo omonimo ben noto una volta agli spalloni. Sullo sfondo la valle appare chiusa dalle imponenti vette di Pizzo Canciano e Scalino da cui scende la bianca coltre della vedretta omonima. Si prosegue quindi sul tracciato che porta all’Alpe di Campiascio (o Campascio) meta del nostro itinerario.
Rientrati all’auto torniamo sulla strada e procediamo per la deviazione che all’andata avevamo ignorato. Una serie di tornanti ci porta nel pittoresco borgo alpino di San Bernardo da cui si gode una splendida visuale sulla catena delle Orobie Valtellinesi illuminate dalle calde luci del sole che cala rapidamente.
Come arrivare
Per raggiungere questa zona piuttosto remota si deve risalire la Valtellina, in provincia di Sondrio, sino a San Carlo di Chiuro, dove lasciata la SS 38 dello Stelvio si raggiunge la SP 21 Panoramica dei Castelli proveniente da Tresivio. Qui all’altezza di via San Gregorio c’è il bivio con le indicazioni per la Val Fontana. La strada attraversa alcune aree coltivate e poi s’inerpica sino alla deliziosa chiesa di San Rocco, con i suoi splendidi affreschi quattrocenteschi: siamo a 773 metri di quota all’imbocco della valle. Si prosegue incontrando dapprima le Baite di Cevo e quindi, dopo una breve discesa, il Ponte di Premelè (1046 m) che permette di raggiungere il lato opposto della valle. Se le condizioni stradali lo permettono si continua sulla via piuttosto stretta e ripida che raggiunge il borgo di S. Antonio. Qui possiamo lasciare l’auto.
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