Madesimo, tre itinerari per scoprire le montagne di Carducci
Poco prima che la strada s’impenni per il Passo Spluga, la storica località della Valchiavenna è un ottimo punto di partenza per escursioni verso rifugi, alpeggi e laghi d’alta quota
Il Carducci ci veniva in vacanza, attratto dalla magnificenza del luogo, ma probabilmente anche da attrazioni più prosaiche come i preziosi vini rossi della Valchiavenna, dalla saporita brisaola (che qui si scrive con la i) e da una mondanità non esagerata ma comunque vivace. Da allora è passato un secolo, e Madesimo è ancora un luogo dove si sta bene. Meglio però non lasciarsi troppo tentare dai piaceri del fondovalle e approfittare di sentieri e rifugi, meta di escursioni interessanti e spettacolari. Ne abbiamo scelte tre, eccole.
Il Rifugio Bertacchi e l’Altopiano degli Andossi
(741 m di dislivello positivo, 5 ore, E)
Il Pizzo Spadolazzo, cima amata da residenti e villeggianti, è il protagonista della prima parte di questo divertente anello. Dal centro di Madesimo si asseconda la leggera pendenza della strada che attraversa le case di Zerbi e Casone, si supera la piana di Macolini, dove la strada finisce, e abbracciando con lo sguardo l’anfiteatro naturale sotto lo Spadolazzo, si percorre lo sterrato che si restringe fino all’attacco, sulla destra, del sentiero numero 6.
Gli stretti tornanti cedono mano a mano il passo a una vegetazione sempre più rada e a una pendenza progressivamente più dolce che accompagna al rifugio Bertacchi (2175 m) e all’adiacente Lago di Emet.
Alle spalle del rifugio un sentiero procede a sinistra, costeggia il lago a nord e sale verso il Passo di Niemet, (2292 m). Proseguiamo invece sul sentiero a destra, proprio sotto il Pizzo Spadolazzo, dal quale si osservano molto più in basso le case di Madesimo e, ancora più in là, la statua di Nostra Signora d’Europa, la statua di 13 metri interamente rivestita d’oro, che svetta sopra l’abitato di Motta. Dopo un paio di chilometri il sentiero curva verso Andossi, un altopiano che separa la valle del torrente Scalcoggia dalla Valle del Cardinello. Ad un bivio ben segnalato si imbocca a sinistra uno sterrato a servizio di pascoli e ciclisti. Lo si segue per circa tre chilometri fino al Giardino Alpino Valcava. Tappa successiva è il rifugio Mai Tardi (1802 m) da dove si percorre un breve tratto di strada asfaltata e si riprende il sentiero seguendo le indicazioni per l’ex rifugio Camanin da dove si scende dolcemente verso il centro di Madesimo.
Da Isola a Montespluga, alla scoperta del Cardinello
(450 m di dislivello positivo, 3.30 ore, E)
Collocato a 1273 metri di altitudine pochi chilometri a valle dal centro di Madesimo, Isola è un piccolo insediamento le cui origini risalgono al XVII secolo. Si parte da qui e si guadagna quota seguendo, su una carrabile, le indicazioni della Via Spluga. Si raggiungono così le frazioni di Mottaletta e Rasdeglia caratterizzate dai tipici carden, le baite in legno tipiche di questi luoghi. Il sentiero, ben segnato, prosegue dritto e con una pendenza costante lasciandosi a destra il torrente Liro. Una brusca curva a 1538 metri di altitudine segna l’entrata nella Valle del Cardinello.
La storia ha reso famoso il Cardinello per il tributo in termini di uomini e bestie da soma impegnati nella seconda metà del XVII secolo a piegare la natura e costruire una via di accesso il più possibile sicura – la Via Spluga appunto – a Montespluga. Il sentiero è per lunghi tratti ritagliato nel costone roccioso, con il torrente molto a valle, meglio quindi non soffrire di vertigini.
Superati circa 400 metri di dislivello si raggiunge la diga che ha originato il lago artificiale di Montespluga. D’obbligo scattare qualche foto, lo scenario è fantastico e dopo l’attraversamento delle Gole del Cardinello sorprende per la sua ampiezza chi giunge in loco per la prima volta. Ci si rimette in cammino per percorrere i tre chilometri in falsopiano che, costeggiando il lago, portano alle case di Montespluga (1905 m), un’incantevole frazione di Madesimo abitata anche d’inverno quando la neve determina la chiusura del sovrastante Passo dello Spluga.
Da Motta al Passo Angeloga.
(640 m di dislivello positivo, 5 ore a/r, E)
Dall’abitato di Motta (1727 m), raggiungibile in auto da Madesimo o con la funicolare da Campodolcino, si sale dapprima verso la statua di Nostra Signora d’Europa (2000 m). Il percorso prosegue lungo il tracciato di un impianto di risalita fino all’attacco del sentiero diretto al Rifugio Chiavenna e al lago Angeloga.
Il sentiero rimane a mezza costa ed è leggermente esposto, aprendosi sul vallone di Fraciscio e, più sotto, Campodolcino. La salita è costante fino ad incrociare il torrente della Valle del Crotto. L’ultima parte del percorso è un falsopiano che incrocia un residuo di archeologia industriale risalente al 1950: è ciò che rimane dell’impianto costruito negli anni Cinquanta per portare in Val di Lei i materiali necessari per la costruzione di una diga la cui curiosa storia è stata raccontata da Ermanno Olmi nel documentario “Un metro lungo cinque” girato nel 1961.
La piana dell’Alpe Angeloga e dell’omonimo lago è punteggiata da costruzioni in pietra ben tenute, abitate in estate, nei pressi delle quali è stato costruito il rifugio Chiavenna (2044 m).
Dopo il rifugio il pascolo si fa via via più ripido. Il sentiero che lo solca sale deciso fino alla cascata del Lago Nero (2352 m) incontrando anche un breve tratto attrezzato con catene. Si attraversa quindi la bocchetta proprio dove ha origine il salto d’acqua cascata e si raggiunge il lago che si costeggia interamente sul lato sinistro. E’ quindi la volta dei minuscoli bacini naturali del Lago Caldera e del Lago delle Streghe, da dove in leggera salita si arriva alla croce di legno collocata al Passo Angeloga (2391 m). da dove si gode una notevole visuale sulla Val di lei e il suo vasto lago artificiale. Ritorno per la stessa via di salita.