Itinerari

Da Chiareggio al Maloja, l’ultima traccia di Ettore Castiglioni

“Le ascensioni che amo vorrei tenerle tutte per me, come un segreto, senza farne neppur parola con alcuno, oppure anche vorrei donarle a un amico, perché restino più mie e perché mi diano felicità anche maggiore” Ettore Castiglioni

Se penso a un nome dell’alpinismo che ha saputo esprimere oltre al talento, l’audacia, l’amore per le cime, un’eguale passione e dedizione totalizzanti anche per l’impegno civile, pochi sono i nomi che mi vengono in mente. Tra i rari personaggi spicca fuor di dubbio Ettore Castiglioni. Conosciuto come formidabile alpinista degli anni ’30, con tante ascensioni all’attivo, dal Monte Bianco alle Dolomiti e alla Patagonia, ma soprattutto come esploratore della natura, pioniere della montagna, intellettuale, alpinista antifascista ed eroe senza tempo! Ettore, Nino per gli amici, è una personalità complessa, una figura carismatica in grado di intendere l’alpinismo al servizio dell’impegno civile e praticare la montagna come un fatto culturale, dove si allenano le più alte passioni etiche prima che sportive. Le sue scalate e i suoi scritti, assieme al suo sguardo intenso, raccontano più di scoperte che di conquiste. Il suo ascendere tende costantemente a un ideale incontaminato ed a una pratica virtuosa, accompagnati da una costante ricerca del bello.

La montagna per Castiglioni è meraviglia e rifugio sicuro, il miglior luogo che ci fa apprezzare tutto ciò che è essenziale. Si definisce antifascista, per educazione, perché l’alpinismo è libertà, mentre il fascismo è pecoraggine e annullamento della propria singolarità. Accompagna oltre frontiera tanti clandestini ebrei in fuga verso la Svizzera, tra cui Luigi Einaudi, futuro Presidente della Repubblica; dare la libertà alla gente diventa una missione irrinunciabile. Forse una missione segreta per conto del CLN segna i suoi ultimi giorni misteriosi, tra le montagne di confine, tra Valmalenco ed Engadina. Per conoscere la figura di Castiglioni vale la pena di ripercorrere le sue ultime tracce e scavalcare le Alpi nei medesimi giorni di marzo che nel 1944 vedono la sua rocambolesca e ultima avventura.

Si parte da Chiareggio, l’ultimo villaggio della Valle del Mallero, un tempo disabitato d’inverno, per percorrere l’antica Cavallera del Muretto, che ha visto passare cacciatori primitivi, soldati, pellegrini, viandanti, carovane di uomini e cavalli carichi di vino, sale, spezie e grani. E poi emigranti e contrabbandieri. Mentre si sale verso il valico vien naturale accostarsi alle cime con stupore e un atteggiamento di riguardo e di attenzione. Si attraversano ambienti assai diversi, ma ancor di più si esplora la vera geografia della montagna, con il potere dell’attenzione, che parte dallo sguardo, ma passa attraverso il dono dei sensi e dei piedi che indirizzano gli sci sulla neve. Oltre il passo ci attendono gli ampi pendii che conducono a Plan Canin e al Lägh da Cavloc.

Gli archi di curva si susseguono sulla neve dura trasformata in superficie dal caldo, le stesse linee seguite da Castiglioni l’11 marzo del 1944. E’ in missione segreta? Il passaporto scaduto prestato da un cittadino svizzero non gli impedisce d’esser fermato ed arrestato al Maloja dalle guardie di frontiera. E’ ormai sera tardi, gli tolgono indumenti, sci e scarponi per richiuderlo nella camera dell’albergo Longhin al secondo piano. Nel pieno della notte Nino annoda le lenzuola e scappa dalla finestra, con una coperta avvolta sul capo e attorno ai piedi su cui calza i ramponi e fugge. Cosa lo spinge? Cosa lo muove per un’azione così disperata?

Nel gelo, nella bufera e senza vestiti risale il Ghiacciaio del Forno e scavalca l’omonima Sella sino ad accasciarsi poche centinaia di metri più in basso, e qui si lascia morire. Il suo corpo viene ritrovato il 5 giugno, rannicchiato, accanto a scure rocce di anfibolite. Oggi percorriamo a ritroso la stessa via, silenziosi e ben attrezzati, in una giornata assai più calda e senza vento, pensando al destino di Nino. La via per la Sella si stacca a perpendicolo dal ghiacciaio, sullo sfondo le cime più alte del Masino. Sotto il Passo, su un grande blocco di ghiandone, inciso da una vena chiara di aplite, incontriamo una piccola targa: Ettore Castiglioni 12 marzo 1944, alpinista, patriota.

Da Chiareggio al Maloja per il Passo del Muretto, ritorno per il Passo del Forno

(Primo giorno 950 metri di dislivello in salita e 770 in discesa, 5-6 ore. Secondo giorno 980 metri di dislivello in salita e 1160 in discesa, 6-7 ore. BSA)

Il primo giorno da Chiareggio (1612 m) si sale al Passo del Muretto (2559 m) e si scende al Maloja (1790 m). Il secondo si torna a Chiareggio toccando la Capanna del Forno (2574 m) e la Sella del Forno (2769 m). La traversata prevede un impegno di 5-6 ore in andata e 6-7 al ritorno, con passo tranquillo, per consentire di entrare in sintonia con la montagna. Bisogna sapersi muovere su tracciati classificati BSA, per Buon Sciatore Alpinista. Un itinerario per uno sciatore che è in grado di curvare e di arrestarsi in breve spazio e nel punto voluto, su pendii inclinati fino a circa 30°, anche con condizioni di neve difficili. Nella risalita alla Capanna del Forno occorre una buona attitudine a gestire cambi di direzione con gli sci in salita su terreno ripido. In base alle condizioni è possibile dover ricorrere all’uso dei rampant o dei ramponi.

Nella prime settimane di marzo sono solito riproporre la traversata ad un gruppo ristretto di scialpinisti, sulle tracce degli ultimi giorni di Castiglioni. Quest’anno, a causa della drammatica assenza di neve in quota, sono costretto a rinunciarvi. Riproporrò la traversata all’inizio estate, in versione escursionistica. Si tratta di un trekking vario, di buon impegno (EE) per via della lunghezza (oltre 30 km) e del terreno roccioso accidentato.

Come punti di appoggio, a Chiareggio si possono utilizzare la Locanda Pian del Lupo e l’Hotel Gembro, informazioni turistiche su www.sondrioevalmalenco.it. Al Maloja consiglio la Salecina, una casa di montagna che ha oltre 300 anni e che Amalie e Theo Pinkus nel 1972 hanno trasformato in un centro di formazione, di aggregazione e di vacanza. Nel secondo giorno si tocca la Capanna del Forno (www.fornohuette.ch), aperta a marzo e aprile e da luglio a settembre.

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