Gran Sasso: non si ferma la ricerca di Giorgio Lanciotti, scomparso il 21 settembre
Quasi tre settimane di ricerche, decine di voli di elicotteri, ora anche i volontari nei boschi. Il Soccorso Alpino, però, non è ancora riuscito a trovare i resti dell’escursionista scomparso scendendo dalla Vetta Orientale del Corno Grande
Negli ultimi anni, a più riprese, il Soccorso Alpino e Speleologico dell’Abruzzo ha dovuto affrontare sfide drammatiche, e quasi sempre sotto all’occhio impietoso dei media. Dopo i terremoti del 2009 (L’Aquila) e del 2016 (Amatrice e Monti Sibillini) sono arrivati nel gennaio del 2017 la valanga di Rigopiano, e poi la caduta dell’elicottero sui monti di Campo Felice, che è costata la vita a cinque soccorritori e a uno sciatore infortunato.
Nei primi mesi del 2021 è arrivata l’interminabile ricerca dei quattro escursionisti di Avezzano sepolti da una valanga in Val Maielama, che ha impegnato per oltre un mese centinaia di uomini e donne del CNSAS provenienti dall’Abruzzo e da altre regioni, e che è stata seguita in maniera ossessiva dai media e dai politici locali.
Accanto a questi episodi, come nel resto dell’Appennino e sulle Alpi, anche in Abruzzo si registra un continuo aumento dei soccorsi “di ordinaria amministrazione” per escursionisti, alpinisti e scialpinisti, ma anche per appassionati di mountain-bike e cercatori di funghi. Nel 2023 il SASA è dovuto intervenire 200 volte. Quest’anno, quasi certamente, gli interventi saranno più numerosi.
Rientra tra gli eventi straordinari – per lo sforzo richiesto, anche se non per la pressione mediatica – anche la ricerca di Giorgio Lanciotti, un escursionista di Pineto, che è partito dal posteggio di Cima Alta la mattina di sabato 21 settembre, è salito fin sulla Vetta Orientale del Corno Grande, e non ha più fatto ritorno a valle.
Lanciotti, 35 anni, si è fermato per mangiare al rifugio Franchetti, e intorno alle 14 è ripartito verso l’alto nonostante il peggioramento del tempo. Il personale del rifugio lo ha invitato a fermarsi sul Calderone, ma l’escursionista ha annunciato di voler salire al Corno Grande. Più tardi ha postato sul suo profilo Instagram un video dai 2904 metri dell’Orientale. Il segnale del suo telefono cellulare si è interrotto un quarto d’ora più tardi.
Le ricerche sono iniziate domenica mattina. “Il Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo è impegnato, insieme ad altri enti, nelle ricerche di un escursionista abruzzese che non ha fatto rientro presso la propria abitazione. Le ricerche sono partite da Prati di Tivo, ma attualmente sono impegnate squadre sia sul versante aquilano che su quello teramano”, ha comunicato alle 12.15 l’addetto stampa del SASA. “Le ricerche per ora non hanno dato esito positivo. La scarsa visibilità ha reso impossibile il sorvolo dell’Elisoccorso e difficile il lavoro delle squadre via terra” ha aggiunto alle 17.15.
“Abbiamo messo in atto un dispositivo imponente, anche grazie la collaborazione della Guardia di Finanza, dei Carabinieri e dei Vigili del Fuoco. Abbiamo impiegato oltre 500 giornate/uomo e almeno 8 ore di volo di elicottero. Insieme ai nostri mezzi abbiamo utilizzato un Écureuil B2 privato, della società Eliabruzzo. Un elicottero potente, in grado di volare più vicino alle pareti con a bordo i nostri uomini”, spiega Daniele Perilli, responsabile del Soccorso Alpino e Speleologico Abruzzo”.
Nel weekend del 5 e del 6 ottobre si è diffusa la notizia che le operazioni stavano per essere interrotte. Poi il SASA, d’intesa con la Prefettura di Teramo, ha annunciato che intorno al Corno Grande si continuerà a cercare almeno fino a domenica 13, sfruttando le migliorate condizioni meteo.
A rendere particolarmente dolorosa la ricerca di Giorgio è stata anche la continua presenza dei familiari a Pietracamela e ai Prati di Tivo. “Conosco da decenni Gloriano Lanciotti, il padre dell’escursionista scomparso. In questi giorni ho cercato di stargli vicino il più possibile”, spiega Giampiero Di Federico, guida alpina e protagonista dell’alpinismo sul Gran Sasso. “Nei giorni scorsi il fratello di Giorgio è salito molte volte al Franchetti”, aggiunge commosso Luca Mazzoleni, storico gestore del rifugio.
Qualche giorno fa, al dolore per la scomparsa di Giorgio Lanciotti e al lavoro di elicotteristi e soccorritori si è aggiunta la polemica. Pasquale Iannetti, guida alpina e ottimo conoscitore del Gran Sasso, residente a Pietracamela ha inviato al Prefetto di Teramo, e poi diffuso tramite il sito Certastampa, una lettera nella quale accusava il Soccorso di non aver cercato in tre zone importanti del massiccio.
Secondo Iannetti, se Giorgio avesse perso l’orientamento scendendo dal Calderone, sarebbe potuto finire nel Vallone dei Ginepri, tra la Sella dei Due Corni e la Val Maone. Se fosse scivolato dai tornanti esposti del sentiero del rifugio Franchetti, sarebbe potuto finire tra i massi del Vallone delle Cornacchie. Se fosse finito fuori via sul crinale dell’Arapietra, ormai in vista del posteggio, sarebbe potuto finire nel bosco dell’Aschiero, che scende verso la strada che collega i Prati di Tivo a Cima Alta.
Qualche ora dopo, delle scritte ingiuriose contro Iannetti sono state dipinte con una bomboletta sui muri accanto alla strada che sale da Pietracamela. Pasquale non è un personaggio facile, quando esterna spesso lo fa senza limiti. Spesso, però, quando parla della “sua” montagna ci azzecca, come nel caso della tragedia di Rigopiano.
“Le scritte sui muri sono opera di idioti, e non meritano nessun commento da parte nostra. Quello che conta è che, prima che Iannetti scrivesse, noi avevamo già cercato in tutti i luoghi da lui indicati. Sui tracciati dei GPS dei nostri uomini lo si vede chiaramente, e per evitare equivoci abbiamo consegnato questi dati al Prefetto”, spiega Daniele Perilli, responsabile del Soccorso Alpino Abruzzo.
Lunedì e martedì scorso, accanto al personale del SASA, gruppi di volontari organizzati da Pasquale Iannetti hanno perlustrato il Bosco dell’Aschiero e le sue rocce. Nonostante i giorni feriali hanno partecipato quasi 60 persone, è stato un magnifico slancio di solidarietà. Il secondo giorno, tra i volontari, c’era anche la guida Giampiero Di Federico. Ma anche questo lavoro non ha portato risultati.
Nelle prossime ore, con il ritorno del bel tempo, squadre di terra ed elicotteri riprenderanno le ricerche intorno al Corno Grande. Ma la speranza di trovare i resti di Giorgio Lanciotti, e di riportarli pietosamente alla famiglia, è tenue. “Bisognerebbe organizzare delle squadre di forti alpinisti, e farli scendere in corda doppia lungo il Paretone del Corno Grande” spiega Pasquale Iannetti.
“Si può tentare, ma non sarebbe un’impresa da poco. I Pilastri del Paretone sono alti 500 metri, bisogna portare dei trapani per realizzare gli ancoraggi per le doppie. Lo deve decidere il Prefetto, e serve l’appoggio degli elicotteri del Soccorso” aggiunge Giampiero Di Federico.
“Quando penso a Giorgio Lanciotti mi vengono in mente Daniele Nardi e Tom Ballard. Anche loro sono morti in montagna, e invece che in un triste cimitero cittadino riposano in un luogo meraviglioso come i ghiacci e le rocce del Nanga Parbat” prosegue commosso Giampiero. “Ma far capire questa cosa a una famiglia annichilita dal dolore è quasi impossibile”.