Bella escursione al Rifugio Ponti al cospetto del Monte Disgrazia, in Valtellina
Un solido rifugio a 2559 metri di quota accoglie gli escursionisti che salgono da Preda Rossa, ma anche gli alpinisti diretti al Disgrazia e i trekker che affrontano il Sentiero Roma
“Desglacià”, senza ghiaccio. Sembra questa l’origine del nome del Disgrazia, 3678 metri, una delle montagne più belle e imponenti della Lombardia, che si alza tra la Val Malenco e la Val Masino, poco a sud del confine con la Svizzera.
Certo, se lo si confronta con il vicino e molto più ghiacciato Bernina, o con i satelliti di quest’ultimo come il Roseg e i Piz Palü, il Disgrazia oggi sembra una montagna dove i ghiacciai stanno sparendo. Sulle altre vette del Masino, però, a iniziare dal Badile e dal Cengalo, di ghiaccio se ne vede ancora meno.
In passato le cose erano molto diverse. E le immagini storiche del versante occidentale del Disgrazia, rivolto verso il rifugio Ponti e la Val Masino, mostrano canaloni innevati anche ad agosto inoltrato, e il ghiacciaio di Preda Rossa che scende per un buon tratto verso valle. Gli atlanti stradali del Touring non sono delle fonti attendibili. Lì però l’estensione delle colate del Disgrazia sembra ancora quella dell’Ottocento.
La camminata che conduce dal Piano di Preda Rossa al rifugio Ponti, base per la via normale del Disgrazia, non è un percorso all’insegna del rimpianto. Accanto alla prima parte del sentiero, le acque del torrente formano pozze e meandri, che nelle giornate più calde dell’estate vengono utilizzate come piscine naturali.
Più in alto si sale tra abeti, larici e ontani e lastroni rocciosi levigati dall’erosione. Oltre al versante occidentale del Disgrazia, sorvegliano l’itinerario i rossastri Corni Bruciati, che chiudono la valle verso sud. Oltre il rifugio – e basta salire per poche decine di metri – il panorama si apre verso la Bocchetta Roma, traversata dall’omonimo Sentiero.
Gli alpinisti di oggi, da queste parti, frequentano soprattutto il Badile con le sue creste e le sue lastronate di granito. Per i loro colleghi del passato, invece, la grande attrattiva della zona era proprio il Disgrazia, che fu salito nel 1862 da due illustri soci dell’Alpine Club britannico come Edward Kennedy e Leslie Stephen, dal loro valletto Thomas Cox e dalla grande guida svizzera Melchior Anderegg che tre anni dopo, insieme al cugino Jakob, avrebbe vinto senza disporre di ramponi lo Sperone della Brenva del Monte Bianco. Per sapere di più della prima ascensione della grande vetta lombarda conviene leggere “Monte Disgrazia Picco Glorioso, 150 anni di storia”, un bel libro di Michele Comi e Giuseppe Miotti.
L’itinerario che conduce al rifugio è molto frequentato per via dell’ambiente spettacolare, della relativa brevità (sulle Alpi Retiche la maggioranza dei rifugi è lontana!), e degli ottimi pizzoccheri dei gestori. E’ bene ricordare che il sentiero, soprattutto nel canalone, traversa dei pendii ripidi ed è scomodo a causa delle pietre. La strada a pedaggio che sale da Filorera a Preda Rossa è comoda ma richiede cautela.
L’itinerario: dal Piano di Preda Rossa al rifugio Ponti
Partenza: Piano di Preda Rossa (1791 m)
Dislivello: 760 m
Tempo: 4 ore a/r
Difficoltà: E
Periodo consigliato: da fine giugno a fine settembre
Lasciata l’auto si continua a piedi, per un tratturo sassoso che tocca dei grandi massi, lascia a destra due ponticelli, raggiunge il pianoro acquitrinoso di Preda Rossa e lo attraversa con delle passerelle di legno. Al suo termine si inizia a salire nel bosco, accanto al torrente, con tratti scomodi a causa delle pietre, fino a sbucare su un prato (2113 m, 1 ora) dove si lascia a destra un terzo ponte.
Qui il sentiero entra in un canalone, lo risale costeggiando delle placche levigate, poi si alza verso destra con dei tornanti su terreno molto ripido. Più in alto la pendenza diminuisce, e si continua con percorso via via più comodo fino a un prato e a un grande ometto di pietre (2391 m, 0.45 ore) da cui appare il rifugio Ponti.
Si sale a larghi tornanti, poi si obliqua lungamente verso destra tra prati e pietraie. Si sale accanto a un canalone roccioso, lo si traversa in discesa, poi si sale per erba e lastroni al rifugio (2559 m, 0.30 ore). La discesa per lo stesso itinerario richiede 1.45 ore.
La storia: dalla Capanna Cecilia al rifugio Ponti
In Lombardia, terra di appassionati alpinisti, le vicende delle opere alpine s’intrecciano spesso con quelle dei soldi. Il primo rifugio ai piedi della nostra montagna, la Capanna Disgrazia, viene fatto costruire con fondi propri, nel 1881, dal conte Francesco Lurani Cernuschi, autore delle prime ascensioni di varie cime della zona.
Lurani, che Lorenzo Revojera, in una biografia uscita una ventina di anni fa, ha definito un “patrizio milanese verso la modernità”, finanzia anche la Capanna Badile, nei pressi dell’odierna Gianetti. La Capanna Disgrazia viene presto donata alla Sezione di Milano del CAI. Si rivela troppo piccola, viene sostituita da una più ampia che prende il nome di Capanna Cecilia, in onore della moglie di Francesco.
Qualche decennio più tardi, per costruire il terzo e ancora più grande rifugio (che arriverà con poche modifiche ai giorni nostri), al posto della famiglia Lurani Cernuschi entra in gioco quella di un altro illustre borghese alpinista di Milano. Parliamo di Cesare Ponti, fondatore dell’omonima banca privata e consigliere della sezione di Milano del CAI. Gli escursionisti e gli alpinisti di oggi, che si fermino al rifugio o proseguano verso la cima del Disgrazia, mandano un “grazie!” a entrambi.
Come arrivare al punto di partenza
Si risale la Bassa Valtellina seguendo la SS 38 fino al paese di Masino dove si stacca la provinciale della Val Masino che si segue fino a Filorera. Qui inizia la strada (a pedaggio; 12 € nel 2024, da pagare negli esercizi commerciali del paese o a una colonnina pochi metri dopo il bivio, che accetta solo monete) che porta al parcheggio. Il tracciato si alza a tornanti, passa sulla sinistra orografica e sale ancora fino a un tunnel a senso unico (attenzione!) che dà accesso alla conca di Sasso Bisolo. Si superano il rifugio Scotti (1462 m) e delle baite, poi una nuova serie di tornanti porta a un posteggio (1791 m, 12 km da Filorera) in vista del Disgrazia e dei Corni Bruciati.
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