SportTrail running

Vincent Bouillard: uno sconosciuto ingegnere vince la gara di trail più importante del mondo

Sorpresissima a Chamonix. A vincere l’Ultra Trail du Mont Blanc è un corridore dilettante, che nella vita progetta scarpe (da corsa). Tra le donne vittoria con record di Katie Schide. Il video della gara

Conoscete Moutet Corentin? Qualche appassionato di tennis forse sì, visto che il venticinquenne francese è il sessantanovesimo del ranking ATP. Nessuno sano di mente, però, può ipotizzare che il buon Moutet possa vincere a Wimbledon o al Roland Garros. Almeno adesso. Niente di personale, per carità, sono le classifiche, i ranking, a suggerire i favoriti di una competizione sportiva. Più sei in alto, più è probabile che tu possa vincere. Facile no?

Poi arriva un certo Vincent Bouillard, francese come Corentin però trentunenne, e sgretola ogni certezza andando a vincere alla grande l’Ultra Trail du Mont Blanc, la gara di trail running più importante del mondo.  Anche lui, ranking alla mano, era il sessantanovesimo favorito. Pochi lo conoscevano fuori dai confini nazionali e comunque nessuno avrebbe scommessa un euro sulla sua vittoria. Forte sì, ma almeno 68 atleti sulla carta erano meglio di lui. Invece Vincent è rimasto a ridosso della testa della corsa per quasi 80 km (sui 170 totali del percorso), poi ha sferrato l’attacco e nessuno l’ha più rivisto fino al traguardo di Chamonix. Inutile obiettare che dei favoriti della vigilia si sono ritirati strada facendo oppure hanno distribuito male le energie. Il percorso era lì, uguale per tutti, così come il meteo. Una sfida ad armi pari, vinta da chi non “poteva” vincerla.

Bouillard non è un atleta professionista, non ha sponsor. Corre (forte) per passione nel tempo libero o nei fine settimana. Nella vita, però, è circondato da campioni. Vincent, infatti, è Senior Manager of Product Engineering – Innovation di HOKA, una delle principali aziende di calzature per la corsa sui sentieri. Lui, da ingegnere dei materiali, studia e realizza le scarpe per i campioni. Gli stessi che poi ha battuto nella gara più importante.
 “Da ragazzino venivo all’UTMB per fare il volontario, poi ho fatto assistenza ai top runner del team dell’azienda per cui lavoro. Questa gara è dentro di me da sempre. Il sogno fatto di essere al via per me era un sogno. Così come era un sogno sperare di arrivare tra i primi dieci, invece… Davvero inimmaginabile”, ha detto Bouillard nelle prime interviste post-gara, sottolineando l’intenzione di non voler diventare professionista. Essere dilettante mi dà più libertà: decido io che gare fare e non ho il fastidioso obbligo di pubblicare post a raffica sui social” (per la cronaca, fino a settimana scorsa i follower IG di Bouillard erano meno di 300). Certamente qualcosa per lui cambierà, e potrà sempre più contare sullo staff tecnico del team professionistico di HOKA. Per quanto riguarda le scarpe, poi, sarà sempre il primo a disporre dei modelli più aggiornati. In fondo è lui a progettarle.

Il record di Katie Schide

Nessuna sorpresa, al contrario, in campo femminile. A vincere a tempo di record è stata Katie Schide, superpronosticata della vigilia e già vincitrice dalla gara nel 2022. L’atleta statunitense si è inserita nelle fasi iniziali nel gruppo di testa dei maschi, scavando subito un solco incolmabile tra lei e le avversarie. Poi ha proseguito la sua corsa con regolarità ma a ritmi sostenutissimi  tanto da giungere a Chamonix con il record della corsa: 22h 09’ 31”, ovvero 21 minuti in meno da quanto impiegato nel 2021 dalla connazionale Courtney Dauwalter, quest’anno non al via. Alle spalle della Schide sono giunte due campionesse come la neozelandese Ruth Croft (a 40 minuti ) e la canadese Marianne Hogan, quest’ultima rallentata dalla frattura di un dito della mano che le impediva di spingere al meglio sui bastoncini. Da sottolineare il nono posto di Martina Valmassoi, risultato di assoluto rilievo in un contesto tanto qualificato.

Il video della gara

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