Boris Dedeshko racconta come è sopravvissuto alla valanga che lo ha travolto sul Khan Tengri
L’alpinista kazako, insieme a due alpinisti connazionali, si è salvato per miracolo. Non così, purtroppo, per il russo Aleksey Smirnov che saliva con loro
L’alpinista kazako Boris Dedeshko è uno dei tre sopravvissuti alla serie di valanghe che si sono verificate il 29 luglio sul Khan Tengri. Si tratta della seconda cima del Tien Shan, una catena montuosa a cavallo tra Kazakhistan, Kyrgyzstan e Cina. Indenni anche i connazionali Marianna Petrova e Pavel Blazhnov. Il russo Aleksey Smirnov è invece stato vittima di un riflesso spontaneo, che l’ha portato a cercare di salvare il suo zaino, e ad essere travolto così dalla valanga.
La squadra stava scalando la vetta di 7010 metri da Sud, e in questa stagione le temperature eccezionalmente alte hanno reso frequenti le valanghe sia di giorno che di notte. Il 28 luglio, Dedeshko (già vincitore del Piolet d’Or Asia con Denis Urubko per la severa via sulla sud est del Cho Oyu in stile alpino) e compagni si sono accampati a 4.200 metri, ai piedi della montagna, per poi cominciare la salita all’una del mattino. Alle 5.13, una valanga si è staccata dal Chapaev Peak, sollevando una nube di neve che ha raggiunto gli alpinisti. Poche ore dopo, alle 8, i quattro si sono fermati a prendere fiato alla base della parete di ghiaccio che segna l’ingresso del cosiddetto collo di bottiglia.
La valanga letale
In circostanze normali, attraversarlo alle prime luci dell’alba è considerato sicuro, ma quest’anno il passaggio era pericoloso a qualsiasi ora. “Pochi minuti dopo esserci fermati, abbiamo sentito un’altra valanga. Ci siamo schiacciati l’uno all’altro contro la parete di ghiaccio, con la testa infilata in una piccola cavità dove sarebbe rimasta un po’ d’aria. Ma Aleksey Smirnov ha cercato di afferrare il suo zaino, commettendo un errore che gli è stato fatale. In soli due secondi la neve l’ha trascinato via con lo zaino tra le mani”, riferisce Dedeshko.
I tre kazaki erano completamente sepolti dalla valanga, ma erano in grado di respirare. Dedeshko è riuscito a scavare fino ad arrivare al suo zaino, che conteneva una radio con cui ha potuto contattare il campo base comunicando la propria posizione. Quattro guide che si trovavano in un campo vicino sono immediatamente partite in soccorso, e dopo 1 ora e 40 minuti sono riuscite a estrarre i tre alpinisti ancora vivi. “C’erano due metri di neve sopra di noi, e tre o quattro sopra Aleksey” continua l’alpinista. Il russo non aveva spazio per respirare, e deve aver perso la vita pochi minuti dopo essere stato investito dalla valanga: i soccorritori hanno trovato il corpo dopo 2 ore e mezza.
Una terza valanga obbliga tutti alla ritirata
Dopo che le operazioni di soccorso si erano concluse, è arrivata una terza valanga a complicare ulteriormente la situazione. A questo punto, dal campo base è arrivato l’ordine di lasciare immediatamente la zona, e i sopravvissuti insieme ai soccorritori sono riusciti a mettersi in sicurezza, raggiungendo il campo alle 5.20 del pomeriggio.