Tre itinerari per andare alla scoperta delle miniere di Monteneve, in Alto Adige
Si trovano a oltre 2000 metri di quota in fondo alla Val Ridanna. Accanto, sorgono un villaggio del 1500 e uno storico rifugio: una meta originale ed emozionante

Un itinerario che unisce storia, natura e lavoro. Per secoli i minatori hanno abitato lassù, nel villaggio di San Martino di Monteneve, raggiungibile soltanto a piedi a 2355 metri di altitudine adagiato in un vasto pascolo tra la Val Passiria e la Val Ridanna – in Alto Adige-, con vista aperta sulle cime delle Alpi Breonie di Ponente.
Monteneve (Schneeberg) non è un monte ma una conca alpina. Un luogo di surreale bellezza, dove le rocce scure metamorfiche contrastano con il verde dei prati, e dove i segni lasciati dall’opera dell’uomo nel paesaggio, inciso dai terrazzamenti degli scavi minerari, ne esaltano l’affascinante storia. Una lunga storia da raccontare, di vite segnate dalla durezza del lavoro in miniera, di immani fatiche e privazioni (pochi fortunati sfuggivano alla silicosi e vivevano più di sessant’anni) ma anche una storia di uomini orgogliosi del loro operare, legati visceralmente a quel loro mondo buio che andava a infilarsi nella roccia in lunghe e anguste gallerie. Dove indossare l’uniforme con il cappello, il pennacchio, il distintivo, la giacca di panno nero chiusa da nove bottoni dorati, zappetta e spadino, e sfilare davanti all’Imperatore a Innsbruck, ripagava di tanti affanni.
L’esistenza di San Martino di Monteneve è documentata fin dal ‘500. Al tempo era il villaggio più alto d’Europa. E se la sua storia affascina, giungere oggi lassù a piedi, dopo una lunga camminata, visitare parte delle gallerie della miniera, rifocillarsi o pernottare al rifugio Monteneve, è un’esperienza emotivamente coinvolgente. Un’avventura, vissuta un po’ all’Indiana Jones, senza mancare di rispetto alle migliaia di uomini che si guadagnarono da vivere nelle viscere della terra, fin dai tempi in cui con punta e mazzetta estraevano l’argento per i primi talleri coniati per il duca del Tirolo nella zecca di Merano.
Itinerario: Avventura Monteneve
Partenza e arrivo: loc. Ponte Monteneve, SS per il Passo del Rombo
Dislivello: 1.100 m
Tempo: 10 ore a/r
Difficoltà: EE
Periodo consigliato: da giugno a ottobre
L’escursione certamente più impegnativa prende il nome di Avventura Monteneve.
Si parte dal Ponte Monteneve (parcheggio circa 200 m prima del ponte) lungo la strada che dalla Val Passiria sale al Passo del Rombo. Si segue il sentiero 31 fino a Seemoos e si prosegue lungo il sentiero 29 fino al vecchio villaggio dei minatori di San Martino. Fino a qui il dislivello è di 690 metri e ci si impiegano circa 2 ore.
Al rifugio Monteneve si può visitare il locale espositivo. Poi si prosegue in salita fino alla Forcella di Monteneve (2700 m). Si scende quindi sul versante opposto fino all’imbocco della galleria Poschhaus, dove si entra nella miniera a bordo del trenino minerario che si inoltra nella roccia per 3,5 chilometri. Da qui si avanza a piedi lungo la stretta galleria Karl per 2 chilometri e mezzo. All’uscita si scende ritornando al punto di partenza. Per effettuare questo itinerario è necessario prenotarsi, per esempio contattando l’accompagnatore di media montagna Franz Kofler (tutte le informazioni consultando il sito KoflerFranz.it) che ha vissuto per dieci anni nel villaggio di San Martino dove il padre per trentatré anni ha fatto il fabbro. A ogni partecipante prima di entrare nella miniera vengono forniti mantellina, stivali, casco e lampada frontale. Viene richiesta un’ottima forma fisica e il tour non è adatto alle persone che soffrono di claustrofobia, o allergiche alla muffa.
Itinerario: da Masseria alle miniere
Partenza e arrivo: loc. Masseria, Val Ridanna
Dislivello: 1.300 m
Tempo: 5 ore a/r
Difficoltà: E
Periodo consigliato: da giugno a ottobre
Per raggiungere il rifugio Monteneve (senza entrare nelle gallerie) si può anche salire dalla Val Ridanna lungo un itinerario che prevede 1300 metri di dislivello in salita e 350 metri in discesa. Da mettere in conto circa 4 ore. Si parte a piedi da Masseria dove si trova il Museo Provinciale delle Miniere (percorrendo la strada carrozzabile (circa 7 km) oppure il sentiero didattico della miniera fino ai ruderi di casa Poschhaus (da luglio a metà ottobre qui arriva anche un comodo shuttlebus, che permette di risparmiare circa due ore; prenotazioni: tel. 0472 656364). Da qui si prosegue lungo il sentiero didattico segnato fino alla Forcella di Monteneve. Quindi in discesa si raggiungono il villaggio dei minatori di San Martino e il Rifugio Monteneve.
L’alternativa più facile: Il Tour del Minatore
Un’ulteriore possibilità (più semplice per il fatto che sostanzialmente non prevede di compiere dislivelli a piedi ma anche in questo caso non adatta a persone che soffrono di claustrofobia e allergia alle muffe) è il Tour del minatore che prevede la salita da Masseria con lo shuttlebus fino alla galleria Poschaus, a 2.000 metri di quota. Qui, con il trenino della miniera inizia l’avventura all’interno della montagna e si giunge alla zona del giacimento, dove incomincia il viaggio a piedi tra gallerie e cunicoli, attraversando nel primo tratto una galleria di scavo degli anni ‘70 che porta alla galleria Karl con alcune strettoie. Si scendono poi quasi 300 gradini e si ritorna alla galleria Poschhaus, dove affiorano ancora oggi le vene di minerale e dove ci si può mettere alla prova come minatori. Il ritorno a Masseria avviene nuovamente con lo shuttlebus. Prenotazione obbligatoria, info: museominiere.it.
Il rifugio Monteneve
Il villaggio di San Martino era un vero piccolo paese, per quanto edificato a quella quota al tempo improbabile: non solo i dormitori e le abitazioni, ma anche la chiesa, la scuola popolare da fine Ottocento, la banda musicale, la compagnia degli Schützen e dal 1956 persino il cinema. Le “pizze” delle pellicole, procurate dal parroco, venivano portate lassù utilizzando l’impianto per il trasporto a valle del minerale. Tutti gli edifici erano collegati tra loro attraverso passaggi sotterranei, che poi conducevano anche all’interno della miniera, in modo tale che non era mai necessario uscire all’aperto, visto che si lavorava anche d’inverno (la temperatura all’interno delle gallerie è costantemente di 8° e l’umidità 95%). Quelli che un tempo furono la casa delle maestranze, risalente al 1899, e l’albergo annesso del 1909, che ospitava gli impresari di minerali, oggi restaurati, formano il rifugio Monteneve. Dispone di 100 posti letto tra stanze e confortevoli dormitori. Con un ampio terrazzo panoramico e la cucina che serve la minestra del minatore, con verdura, orzo e carne, e Gröstel alla tirolese con patate, cipolla, carne e insalata di cappuccio.
La miniera
Della miniera si ha notizia fin dal 1237, ma si dice che esistesse già da tempo. Nei secoli si è arrivati a scavare centocinquanta chilometri di gallerie che si distribuiscono tra i 2000 e 2350 metri di altitudine cariando la montagna. Alcune sono cunicoli strettissimi dove a stento si riesce a passare. Oggi sono diventate un percorso museale e si possono visitare. A volte si è costretti a procedere muovendosi lateralmente visto che le spalle non ci passano avanzando frontalmente. È quello che accade nella galleria Karl, scavata nel ‘600, stretta in alcuni punti 45 centimetri, lunga 2 chilometri e mezzo, orizzontale. Il buio è rotto solo dai fasci di luce delle lampade. Sopra la testa ci sono novecento metri di roccia. Si è isolati dal mondo. Un’emozione forte. Si cammina curvi, con l’acqua che scorre sotto i piedi e che talvolta ti arriva fino al ginocchio. Dalle pareti la roccia lucida formata dalla galena argentifera (da cui si ricava il piombo e l’argento) emette di riflesso i suoi bagliori. Ma c’è anche la blenda da cui si ricava lo zinco.
Si è andati avanti a scavare per ottocento anni. Nei periodi in cui l’attività estrattiva era più intensa, lavoravano in miniera anche mille uomini. Un incendio del dormitorio dei minatori, nel 1967, determinò la fine della miniera dalla parte della Val Passiria, mentre la chiusura totale dal lato di Ridanna è del 1985. Ma già due anni, dopo iniziarono i lavori per rendere le gallerie accessibili al pubblico.
Si può anche effettuare solo la visita guidata alla galleria didattica a Masseria (durata 1,5 ore) dove si trova il Museo delle Miniere, sull’area dell’impianto di arricchimento di un tempo. Nella galleria didattica, lunga 200 m vengono illustrate le diverse tecniche di coltivazione e di estrazione del minerale, dal Medioevo fino ai tempi più recenti.
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