Gli Orridi di Uriezzo e le Marmitte dei Giganti
Basta mezza giornata per immergersi nello spettacolo del “giardino glaciale dell’Ossola”, tra sinuose e levigate pareti rocciose, giochi d’acqua e spumeggianti cascate
In un fitto bosco dell’Ossola, attraversato dal fiume Toce, si trovano numerose cascate che si diramano in uno spettacolare dedalo di torrenti, insinuandosi in anguste forre, meandri di rocce e piccoli canyon: sono gli Orridi di Uriezzo. Vicino a questi intagli si trovano anche le Marmitte dei Giganti di Maiesso.
Questi ambienti di acqua e roccia sono stati originati e modellati da un preesistente ghiacciaio con avanzamenti, retrazioni e, in seguito, dalla continua erosione delle acque del Toce. L’antico sistema di torrenti ha scavato vere e proprie spaccature nelle rocce, soprattutto in quelle meno resistenti. I corsi d’acqua si sono successivamente ritirati lasciando libero il fondo delle forre e consentendo così un’agevole visita, e appaiono come una successione di grandi cavità arrotondate, separate da stretti passaggi. Le pareti interne degli orridi sono intervallate da nicchie più o meno larghe, originate dal movimento vorticoso delle acque. In alcuni tratti delle cavità, le pareti, ergendosi verso l’alto, tendono a restringersi, tanto da non consentire di vedere il cielo. Il fondo degli orridi non è direttamente visibile, perché ostruito e coperto da fango, terriccio e residui alluvionali vari. Le pareti sempre bagnate e umide e la scarsa quantità di luce che raggiunge la base degli intagli determinano difficili condizioni ambientali che consentono il proliferare di fitte felci e varie specie di muschi.
L’Orrido Nord Est è per lo più pianeggiante, profondo al massimo cinque metri e lungo circa 150. E’ composto da alcune “stanze” circolari, collegate le une alle altre tramite anguste strettoie. L’Orrido Nord Ovest è, invece, piuttosto ripido e dal fondo sconnesso, tanto che in alcuni tratti sono stati posti pioli di ferro, per renderne più facile l’attraversamento. E’ composto da due tratti distinti e separati e le sue pareti, fortemente levigate, testimoniano il lento e costante lavorio delle acque. L’Orrido Sud, detto anche “tomba di Uriezzo”, è senza dubbio il più caratteristico e spettacolare coi sui 200 m di lunghezza. Si ha l’impressione di scendere nelle viscere della terra, accompagnati dal tintinnio delle gocce d’acqua che, incessanti, scivolano lungo le pareti muschiose sul fondo morbido e fangoso. Alcune scale e scalette a pioli facilitano l’accesso alle varie “camere” circolari, alcune delle quali collegate da stretti e umidi meandri. La “stanza” più ampia è lunga 30 m ed ha un diametro di 12 m.
Oltre ai veri e propri Orridi di Uriezzo, che sono completamente asciutti, si possono ammirare anche altri tre orridi, di Arvera, di Santa Lucia, di Balmasurda, ancora attraversati dalle acque del Toce. Il fiume scorre impetuoso tra stretti budelli di roccia, originando spettacolari cascate e alternando brevi tratti di tranquillo e lento incedere a vere e proprie rabbiose sfuriate in cui l’acqua compie violente evoluzioni, fino a giungere alle Marmitte dei Giganti di Maiesso. Queste caratteristiche cavità tondeggianti a forma di scodella si formano grazie all’azione di escavazione e logorio prodotta da ciotoli e detriti, depositatisi in cavità del fondo del fiume. La forza e l’irruenza delle acque fa sì che i detriti si muovano costantemente all’interno delle cavità, aumentandone diametro e profondità ed originando quelle che sembrano vere e proprie vasche naturali. Gli orridi si raggiungono dalla statale del Sempione, seguendo le indicazioni (cartelli marroni) per gli accessi di Crodo o Baceno o Premia.
La visita
Per visitare gli orridi non occorre seguire un itinerario obbligato. E’ possibile muoversi a piacere nelle direzioni, indicate dai vari cartelli che conducono alle forre o alle marmitte dei giganti. L’accesso è possibile sia da Baceno, nei pressi della chiesa, o lungo la diramazione della statale (cartello marrone), nella zona di Pioda, che conduce a Verampio e Maiesso e da Premia (cartelli lungo la strada). Il miglior itinerario è però quello che diparte dalla chiesa di Baceno in quanto consente di vedere per ultimi sia l’Orrido Sud, il più bello e spettacolare, sia le Marmitte dei Giganti di Maiesso, con i loro peculiari giochi d’acqua.
Sotto la chiesa di Baceno (cartelli) si scende lungo una larga mulattiera e, in una ventina di minuti, si giunge alla piana di Uriezzo, con alcune caratteristiche case in pietra e l’oratorio di Santa Lucia. Circa 100 metri dopo le case, si trova l’Orrido Nord Est che si attraversa per intero. Sempre vicino alle case, si vedono le indicazioni (cartelli) per l’Orrido Nord Ovest. Il sentiero è stretto e aereo e, anche se facilitato da alcune funi metalliche, richiede comunque un minimo di attenzione, soprattutto in caso di pioggia. Percorso per intero l’orrido, è possibile proseguire sulla mulattiera e scendere raggiungendo l’imbocco dell’Orrido Sud (volendo si può ripercorrere a ritroso l’orrido nord Ovest e riattraversare la zona aerea attrezzata con funi). Si scende nell’orrido, prima per mezzo di un largo sentiero, poi lungo una ripida scaletta di ferro ed in seguito utilizzando una scala a pioli. Si attraversano così le varie “stanze”, raggiungendo di nuovo la superficie.
Cartelli per Verampio indicano la direzione per le Marmitte dei Giganti di Maiesso che si ammirano da un ponte sospeso. Per tornare alla chiesa di Baceno conviene ripercorrere l’Orrido Sud e, appena fuori, seguire le indicazioni (cartelli gialli). Vale sicuramente la pena vedere i tre orridi che, a differenza di quelli di Uriezzo, sono ancora attraversati dalle impetuose acque del Toce. Dall’oratorio di Santa Lucia si costeggia il Toce (sulla destra nel senso di marcia), fino ad incontrare la stradina che giunge da Premia, diretta a Crego, e che attraversa il Toce mediante il ponte di Arvera (raggiungibile anche da Premia, senza transitare per Uriezzo). Il primo Orrido, detto di Arvera, si può osservare proprio dal ponte. Si scende ora puntando verso un altro ponte da dove si gode ottima vista sul fiume. Proseguendo si giunge ad un terzo ponte con vista sull’ultimo orrido, quello di Balmasurda, formato da varie rientranze nella roccia.
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