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A tu per tu con Stefano Ghisolfi, oltre i propri limiti

Gli appassionati di arrampicata il 2 maggio hanno incontrato il fortissimo climber torinese al Palazzo dello Sport DF Sport Specialist di Lissone. C’eravamo anche noi e lo abbiamo intervistato

Torinese di nascita ma dal 2016 “adottato” da Arco di Trento, mecca di climber italiani e stranieri, Stefano Ghisolfi arrampica dall’età di 11 anni. Quel talento naturale, quella sensazione di confidenza con la roccia avuta sin dalla primissima arrampicata, Stefano ha saputo trasformarli in una professione. Esattamente. Perché per le Fiamme Oro Ghisolfi l’arrampicata è un lavoro al 100%, oltre che naturalmente una grandissima passione. “Scalo per vivere e vivo per scalare”, ha affermato una volta durante un’intervista, l’atleta supportato anche da The North Face. A volte ci si domanda se le passioni, una volta diventate professioni, cessino di essere tali. Glielo abbiamo chiesto.

“Diciamo che è un’arma a doppio taglio: da un lato è una bellissima possibilità, un privilegio che non tutti hanno, di fare esattamente quello che mi piace; dall’altro c’è la responsabilità di performare, di fare bene, di migliorare sempre. Anche se arrampicare rappresenta il mio lavoro, la passione c’è sempre e, anzi, non mi sbilancio ad affermare che cresce.

Se non ci fosse dietro una passione così forte, lo dico con sincerità, non lo farei. Perché spesso l’allenamento è faticoso, lungo, stressante… Così la pressione quando sei sotto gara o quando stai lottando per chiudere un tiro. Ci sono progetti che richiedono magari un mese di tentativi, altri che ti rubano anni per trovare la methode che ti permetta di superare il passaggio e poi concatenare tutti i movimenti. Ci vogliono pazienza, passione … e poi ti devi anche divertire in quello che fai, altrimenti non ha senso”.

Ghisolfi si è raccontato al primo appuntamento de la Speaker Series organizzata da DF Sport Specialist, il 2 maggio, presso il Palazzo dello Sport DF Sport Specialist di Lissone. Dalle 17 gli appassionati hanno anche avuto l’occasione di scalare insieme a lui sulla facile ma divertente paretina artificiale allestita all’interno dell’edificio. Non sono mancati, naturalmente, selfie e autografi.

Durante la serata Ghisolfi si è raccontato attraverso immagini, brevi video e aneddoti, ripercorrendo quasi tutti i suoi 30 anni di vita. Dall’esordio nel mondo agonistico in MTB fino a quella primissima gara di arrampicata, all’età di 11 anni, fatta con le scarpe da ginnastica perché ancora non aveva comprato le scarpette da arrampicata e nella quale, nonostante “l’evidente svantaggio rispetto agli avversari”, si era classificato secondo.

Avendo la stessa idea dei colleghi-campioni Adam Ondra e Alex Megos si è trovato sempre a gareggiare nella stessa categoria… Una sfortuna visto da fuori, ma una fortuna per lui che – così ha detto – era sempre stimolato a perseguire un obiettivo, quello di batterli. Con gli stessi, negli anni, Stefano ha anche costruito una sana e robusta amicizia.

Il suo palmares è ricchissimo. Tra roccia e plastica, il miglioramento negli anni è stato graduale e costante, fino ad arrivare a chiudere (attualmente) 4 tiri di grado 9b+: Perfecto Mundo, Change, Bibliographie e il più recente Excalibur. Ma nel suo carnet ci sono anche 15 tiri di 9 a, 18 di 9 a+ e 8 di grado 9 b. Lato competizioni possiamo dire che ha partecipato alla sua prima gara meno di un mese dopo aver iniziato a scalare, piazzandosi secondo ad un regionale giovanile (come si diceva prima, gareggiando con le scarpe da ginnastica).

Già l’anno successivo vinceva il Campionato Italiano Giovanile e in pochi anni è entrato a fare parte della Nazionale Italiana Giovanile. Sono seguiti svariati podi ai Mondiali e della Coppa Europa di categoria fino a che, nel 2009, ha partecipato alla sua prima gara di Coppa del Mondo senior. Un bel salto visto che l’esordio lo ha visto in … 58sima posizione! Ma non si è scoraggiato. Nel 2010 è andato in semifinale e l’anno successivo in finale di Coppa del Mondo. Dopo qualche anno di tentativi di piazzarsi al primo posto della classifica generale, finalmente, nel 2021, ha potuto alzare al cielo la Coppa del Mondo Lead.

Sei a tutti gli effetti “il più forte arrampicatore italiano”. Come ti senti quando ti definiscono in questo modo?

Beh, è certamente una soddisfazione, ma nel contempo mi rendo conto che non deve essere un punto di arrivo e, naturalmente, non lo considero in questo modo. Nel mondo ci sono tanti forti arrampicatori, il mio obiettivo è a livello mondiale.

Quali sono i prossimi obiettivi?

Nell’ambito delle competizioni l’obiettivo ora è naturalmente quello olimpico: prima le qualifiche, che saranno a metà maggio e a fine giugno, e poi Parigi. Per quanto riguarda invece la roccia il goal del 2024 è Silence (il primo tiro al mondo che è stato gradato 9c, in Norvegia) che provo per il terzo anno. Nel 2023 sono riuscito a concatenare tutti i durissimi movimenti della sezione-chiave e ne sono soddisfatto. Ora c’è da salirlo in continuità… sarà l’anno buono?”.

Come ti stai preparando?

L’obiettivo è diverso ma, fortunatamente, l’allenamento è simile. Silence è una via molto boulderosa ma che richiede anche resistenza, tutte caratteristiche che sto allenando anche in vista dell’appuntamento a cinque cerchi.

Oggi sei uno scalatore, ma se pensi al tuo futuro cosa vedi?

Penso che scalata rimarrà nella mia vita anche una volta finiti gli obiettivi agonistici e su roccia. Non ho mai pensato seriamente per ora a quello che potrei fare “dopo” (Stefano ha anche una laurea in Scienze Motorie ndr); quel che è certo è che continuerò a scalare e vorrei continuare a farlo il più a lungo possibile.

Comunichi molto anche attraverso i social, di cui anche come atleta hai evidentemente capito l’utilità. È un lavoro oppure ti piace anche?

È parte del lavoro ma, in realtà, mi diverte anche molto. Probabilmente lo farei comunque, anche se non fossi atleta, anche se facessi altro nella vita. Mi piace fare video e foto… è una passione anche quella.

Dai social traspare anche la tua vita “oltre l’arrampicata”, quella con la tua fidanzata Sara Grippo… Quale ruolo ricopre nella tua vita da arrampicatore?

Sono con Sara da dieci anni e da dieci anni lei c’è sempre, quando provo su roccia e spessissimo anche durante le competizioni. Spesso la si vede nei video, mentre (anche per ore, per giornate intere, chiusa nel suo piumino) mi fa sicura. Sara è fondamentale non solo perché è parte della mia sfera sentimentale ma anche nella mia vita da atleta. La prestazione sportiva è molto stressante e per essere concentrati c’è bisogno di una tranquillità, stabilità, serenità. Sara mi regala questa tranquillità.

Hai acquisito una certa notorietà televisiva partecipando ai vari American Ninja Warrior, Guinness World Record, Tu si que vales ecc…

È stata una parentesi divertente, mai mi sarei aspettato di fare cose del genere, e mi sono sinceramente divertito. Poi, però, ho deciso di dedicare più tempo ai miei veri obiettivi.

30 anni di vita, di cui 19 scalando… Cosa hai imparato?

Che per superare i propri limiti bisogna osare, crederci, combattere, divertirsi, condividere e soprattutto non smettere mai di sognare

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