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Chi sono i Ciamorces? Gli scalatori della Val di Fassa si raccontano

Dal 1969, ai piedi delle Dolomiti di Fassa, è attiva l’associazione ideata da Almo Giambisi e Carlo Platter. Lo scopo? Promuovere l’alpinismo e la pratica della montagna tra i residenti della valle

Torri del Vajolet, Catinaccio, Sella, Sassolungo, Marmolada, Monzoni. Sulla Val di Fassa, in Trentino, si affacciano vette, pareti e spigoli dove, nell’ultimo secolo e mezzo, hanno messo la firma alpinisti arrivati da ogni parte d’Italia e d’Europa. Insieme a loro, hanno lasciato tracce indelebili della loro abilità e della loro classe anche grandi personaggi locali, a iniziare da Tita Piaz, il “diavolo delle Dolomiti”.

Alla fine degli anni Sessanta, l’alpinismo ha iniziato a cambiare. L’era delle “direttissime” aperte a furia di chiodi e di staffe non era ancora finita, ma lo stile veloce e leggero di Reinhold Messner, di suo fratello Günther, di Claudio Barbier e di Enzo Cozzolino si stava facendo sentire. Da lì a poco sarebbero arrivati Heinz Mariacher e Manolo.

Ai piedi delle Dolomiti trentine, come racconta Dante Colli nella sua Storia dell’alpinismo fassano, alcuni alpinisti vogliono “non essere esclusi dal grande movimento in atto”, e “uscire dai confini propri della professione di guida alpina”. Nel 1969 due di loro, Almo Giambisi e Carlo Platter, decidono di fondare i Ciamorces de Fasha, i “Camosci di Fassa”, un gruppo analogo ai Ragni di Lecco e agli Scoiattoli di Cortina. Danno loro una mano Renzo Planchensteiner, Emilio Talmon e Lodovico Vaia.

“Volevamo rafforzare la presenza dell’alpinismo in Val di Fassa, raccontarlo a chi vive qui. Per questo motivo, per entrare tra i Ciamorces bisogna essere nati o almeno residenti nella valle spiega Almo Giambisi, orgoglioso di quella decisione presa cinquantacinque anni fa. Del gruppo possono far parte le guide alpine, che anzi sono le benvenute. Tutti gli altri, per entrare, devono presentare la loro attività alpinistica.

Negli anni, entrano a far parte dei Ciamorces tutti i “menacrèpes” (alpinisti in lingua ladina) più attivi della Val di Fassa, dallo sciatore dell’estremo Tone Valeruz a Tita Weiss, da Fabrizio De Francesco a Sergio Valentini e a Bruno Pederiva, che dopo Giambisi ricopre a lungo il ruolo di presidente.

Da qualche anno, l’onore e l’onere di rappresentare gli associati spetta a Ivan Vian, falegname di Campitello di Fassa. Un alpinista giovane, attivo, a lungo impegnato nel Soccorso Alpino, che dimostra che tra i Ciamorces, accanto alle guide alpine, c’è spazio anche per i non professionisti.

L’elenco delle salite (e delle discese in sci) più importanti di Pederiva, di Valeruz e degli altri è ben noto. Almo Giambisi, nato a Merano e immigrato in Val di Fassa molti anni fa, ha salito tre “ottomila” (Makalu, Annapurna e Shisha Pangma), ne ha tentati altri come il K2 dal versante cinese, ha arrampicato sulle rocce del Sahara e del Mali e ha salito grandi vulcani delle Ande.

E’ lui a spiegarci perché, anche se molti Ciamorces sono andati in giro  per il mondo, le spedizioni ufficiali sono state soltanto due, nel 1976 alla Torre Egger nella Patagonia argentina, e nel 1999 al Cho Oyu, in Tibet, per festeggiare i trent’anni del gruppo.

“Oggi è tutto più facile, cinquant’anni fa per organizzare una spedizione serviva moltissimo tempo. Non si poteva stare via molto, perché le guide e i maestri di sci non potevano permettersi di perdere il lavoro. E il mondo era più grande di oggi”, racconta Almo Giambisi.

“Oggi in Patagonia tutte le cime sono state salite, le relazioni della vie si trovano facilmente, basta prendere un aereo per ritrovarsi dopo ventiquattr’ore in un albergo o un ostello di El Calafate, alla base delle montagne. Nel 1976 erano stati saliti solo il Cerro Torre, il Fitzroy, e la Torre Egger, e per arrivarci dall’Italia serviva una settimana. Da Buenos Aires io e il cameraman Ernst Pertl abbiamo viaggiato in camion, mentre gli altri ci hanno raggiunto in aereo”.

La spedizione del 1976 in Patagonia tenta la parete Est della Torre Egger, rinuncia a causa delle altissime difficoltà e del maltempo. Quattro anni dopo sarà un’altra cordata italiana, formata da Giuliano Giongo e da Bruno de Donà, a completare la via. Ha successo invece la spedizione organizzata dai Ciamorces nel 1999 al Cho Oyu, 8201 metri, per festeggiare i primi trent’anni di vita del gruppo.

Da allora, l’attività degli alpinisti fassani non si è mai interrotta.Oggi abbiamo un’ottantina di soci, tra professionisti e dilettanti, e tra noi ci sono sette donne. Gli ultimi nuovi soci sono entrati da poco. Uno di loro ha 22 anni, e questo dimostra che il rapporto tra la Val di Fassa e i Ciamorces è ancora intenso” spiega il presidente Ivan Vian.

La sede del gruppo è nella Casa delle Guide di Campitello di Fassa, cimeli sulla nascita dell’alpinismo nella zona (con una bella vetrina dedicata a Tita Piaz) si possono ammirare nel bellissimo Museo Ladino di San Giovanni di Fassa. Nelle scorse estati, più volte, le iniziative culturali dei Ciamorces si sono rivolte anche a forestieri e turisti.

Nel 2019, per i cinquant’anni del gruppo, Pozza di Fassa ha ospitato dibattiti, incontri e proiezioni di film. Nell’estate del 2023, televisioni e quotidiani nazionali si sono occupati dei Ciamorces quando sono saliti a pulire la vetta del Catinaccio d’Antermoia da alcune scritte contro la presidente Giorgia Meloni tracciate con una bomboletta di vernice.

Nella seconda parte del 2024 saranno proprio i Ciamorces a organizzare Dolomia, l’incontro annuale dei gruppi alpinistici del mondo dolomitico. Ci saranno anche le Aquile di San Martino e Primiero, gli Scoiattoli di Cortina, i Catores della Val Gardena, i Ragni di Pieve di Cadore, i Rondi del Comelico e i Caprioli di San Vito di Cadore.

“Altri gruppi, come i Ragni di Lecco o gli Scoiattoli di Cortina, sono più attenti di noi al rapporto con i media. Ma quello che ci rende orgogliosi, e che a volte non raccontiamo, sono gli incontri per parlare di montagna e alpinismo con i ragazzi delle scuole della Val di Fassa” spiega ancora Ivan Vian.

A volte, in estate e d’inverno, organizziamo delle uscite anche per gli adulti residenti. La nostra missione è di coltivare l’amore per la montagna e l’alpinismo nella gente di Fassa” conclude l’attuale presidente. In prima fila, in questo impegno, c’è ancora il “vecio” Almo Giambisi, che qualche giorno fa è diventato presidente onorario dei Ciamorces. Buon lavoro!

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