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I Ciamorces de Fasha ripuliscono la cima del Catinaccio d’Antermoia

Prima la follia di uno, poi lo sdegno collettivo. E finalmente la scritta di insulti a sfondo politico fatta con lo spray a fine agosto è stata cancellata

Nei giorni scorsi i Ciamorces de Fasha, gruppo storico degli alpinisti e appassionati di montagna fassani, sono saliti sulla cima del Catinaccio d’Antermoia, percorrendo la ferrata versante ovest, per ripulirne la cima da una scritta creata la settimana prima da qualche “writer d’alta quota” che con lo spray nero aveva imbrattato le rocce sotto la croce.

Il 24 agosto, infatti, la guida alpina Fabio Giongo raggiungendo la vetta a 3.002 m. con un cliente, aveva notato con stupore una scritta mai esistita prima, di chiaro carattere politico e l’aveva pubblicata sui social, richiamando alla gravità del fatto e alla necessità di rispettare la cima delle montagna come ambiente prima di tutto. L’Associazione Rifugi del Trentino aveva divulgato questo messaggio come stimolo per una necessaria presa di coscienza a tutela dell’integrità delle rocce.
I Ciamorces de Fasha hanno raccolto quest’invito e hanno deciso di dare un segnale forte e necessario di rispetto alle montagne della valle salendo in gruppo a ripulire dalla scritta nera fatta con lo spray, la cima della ferrata d’Antermoia.

“La nostra salita e il lavoro di pulizia vogliono rimanere lontani da qualsiasi orientamento politico e qualunque fosse stato il messaggio scritto avremmo agito. Il nostro intervento, condiviso con grande coscienza, slancio e unità dai Ciamorces presenti, è stato incentrato sulla necessità di adoperarsi per garantire il rispetto e la pulizia della montagna al pari di un monumento o un’opera d’arte, che devono rimanere pulite, libere da qualsiasi imbrattamento”. Queste le parole del presidente dei Ciamorces, Ivan Vian, che aggiunge: “Siamo saliti nel pomeriggio di venerdì scorso in sette con l’attrezzatura necessaria per ripulire in maniera rispettosa dell’ambiente la dolomia. Sulla via del ritorno abbiamo riscontrato l’affetto dei rifugisti che abbiamo incontrato per quello che abbiamo fatto come gruppo e da noi sentito come un dovere. Quando ho pubblicato le prime immagini sui miei social, ho percepito tutto l’appoggio e la condivisione dei tanti appassionati di montagna ma anche della comunità della valle. Grazie all’Apt della Val di Fassa, che ci ha supportati”.

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