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Professione rifugista: a tu per tu con Anna Facchini, presidente della SAT

Nuovi gestori e concorsi di progettazione per i restauri, professionalità e trasparenza. L’impegno della Società degli Alpinisti Tridentini per mantenere efficienti i suoi 34 (o 35) punti di appoggio. 11 milioni di euro investiti negli ultimi anni

A.A.A., cercasi gestori di rifugio. Nelle scorse settimane, in Trentino e non solo, si è diffusa la notizia della ricerca, da parte della SAT, di nuovi gestori per tre rifugi storici come il Carè Alto, il Mandron e il Sette Selle.

Intanto, la Società degli Alpinisti Tridentini ha presentato il nuovo gestore del rifugio Ciampediè (“Campo di Dio” in ladino), in Val di Fassa. Si tratta di Jacopo Bernard, trent’anni, figlio d’arte. Suo padre, dopo aver gestito la Capanna Piz Fassa, sulla vetta del Piz Boè, ha costruito il piccolo rifugio Vallaccia.

Nell’elenco dei 34 rifugi oggi efficienti della SAT (il trentacinquesimo, il Tonini, è stato distrutto da un incendio nel 2016, e sta per essere ricostruito), tutti riconoscibili per le loro finestre bianco-azzurre, compaiono strutture molto diverse tra loro per storia, dimensioni e impegno degli itinerari di accesso.

Se il Ciampedié, belvedere sul Catinaccio, o il Graffer sulle Dolomiti di Brenta si raggiungono con gli impianti di risalita o con delle comode passeggiate, arrivare al Caré Alto richiede una lunga salita su terreno roccioso e impervio. Il rifugio Vioz, a 3535 metri di quota, è ancora più alto e remoto.

Con Anna Fanchini, presidente della SAT quasi alla scadenza del secondo (e ultimo) mandato, facciamo il punto su questo straordinario patrimonio, sull’evoluzione umana e professionale dei gestori, sull’enorme mole di lavoro volontario necessario per coordinare questo mondo variegato e complesso.

Quasi sempre i villeggianti che salgono verso i rifugi a mangiare canederli e polenta, gli alpinisti diretti alle pareti e alle vette, gli escursionisti impegnati lungo traversate e alte vie non si rendono conto di quanto impegno richieda fornire questa preziosa ospitalità ad alta quota.

Qualche giorno fa Matteo Motter, presidente della Sezione SAT Caré Alto, è intervenuto sul quotidiano “L’Adige” per dire che “la Società Alpinisti Tridentini ha investito molto nei “muri”, nelle ristrutturazioni, ma troppo poco nelle relazioni umane”. È d’accordo?

Conosco Motter, ma non sono d’accordo con lui. Investire nelle strutture è importante, in cinque anni, da quando sono diventata presidente, abbiamo investito nei rifugi 11 milioni di euro. Soldi nostri, al netto dei contributi della Provincia. Ma anche le relazioni umane ci sono. Il gestore oggi è un professionista, un piccolo imprenditore. Ma il nostro rapporto con lui è basato sulla fiducia, sui contratti si parla di “custodia e gestione”.

Una volta i gestori erano dei valligiani non giovani, quasi sempre con la barba, in buona parte guide alpine. Chi sono i gestori di oggi? E quanti aspiranti gestori vi cercano ogni volta che un rifugio si libera?

Le richieste sono tante, a volte 30 o 40 per i rifugi più ambiti. Gli aspiranti sono più giovani, tra loro ci sono molte donne, parecchi di loro vivono lontano, in pianura, e vogliono venire a vivere in montagna. La presenza delle storiche “dinastie” familiari si riduce. Essere guida alpina o far parte del Soccorso Alpino è un titolo preferenziale ma non una condizione necessaria.

Come si fa a chiedere in gestione un rifugio? Che titoli bisogna presentare?

Per quanto riguarda i nostri rifugi gli aspiranti gestori devono leggere i bandi sul nostro sito, e poi mandare una mail all’indirizzo affido.rifugi@sat.tn.it. Il termine per le domande per il Caré Alto, il Sette Selle e il Mandron è scaduto da poco.

Come selezionate le domande che vi arrivano?

C’è una prima scrematura, che si fa in base ai titoli. Chi la supera viene invitato a un colloquio, e deve presentare un progetto economico credibile. I gestori sono dei piccoli imprenditori, una volta ottenuto il rifugio sono loro a occuparsi del personale, dei rifornimenti e di tutto il resto. Vedo una crescita anche da questo punto di vista.

Chi partecipa alla selezione?

Se ne occupa la nostra Commissione rifugi, ma partecipano ai colloqui anche un esperto di selezione del personale e un rappresentante dei gestori dei rifugi privati. C’è la massima trasparenza, e da parte nostra è tutto lavoro volontario.

Oggi ce ne siamo quasi dimenticati ma quattro anni fa, con il Covid, i rifugi sono arrivati a un passo della chiusura. Per voi della SAT quanto ha pesato quel momento difficile?

Ha pesato moltissimo, e da lì è iniziato un rilancio che continua anche oggi. Nel momento più duro siamo stati vicini ai gestori, abbiamo ridotto il canone di affitto a chi aveva visto ridurre molto il fatturato. Il rapporto di fiducia si è rafforzato.

Oggi però state rivedendo i canoni di affitto verso l’alto. È necessario?

Confermo, anche se lo facciamo con molta attenzione. Sono stata indicata come una presidente “aziendalista”, ma i lavori di adeguamento costano, e i rifugi sono un patrimonio dei nostri 27.000 soci, e dobbiamo mantenerlo in buone condizioni. Degli 11 milioni di euro già spesi le ho detto.

Quanto è importante per voi la collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento?

Moltissimo. Una legge provinciale del 1993 dichiara rifugi, bivacchi e sentieri “di interesse pubblico”. I contributi variano, e sono più importanti man mano che ci si allontana dalle strade e dai paesi.

Chiudiamo con una buona notizia. State davvero per ricostruire il rifugio Tonini?

Sì. Il rifugio è stato inaugurato nel 1972, è stato donato alla SAT da qualche anno, è stato ristrutturato più volte, e nel 2016 è stato distrutto da un incendio. Tre mesi fa, all’inizio dello scorso dicembre, abbiamo firmato con il Comune di Baselga di Pinè l’accordo per arrivare alla sua ricostruzione “nel tempo più rapido possibile”.

Ci sarà un concorso di progettazione?

Sì, è il procedimento più trasparente e più giusto, che abbiamo già iniziato ad adottare. Il primo concorso di progettazione per il rifugio Pedrotti sul Brenta, si è concluso e in estate aprirà il cantiere. Il secondo concorso riguarda il rifugio Graffer al Grostè, quello per il Tonini sarà il terzo.

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