Itinerari

Tre giorni di trekking nella magia delle Foreste casentinesi

Faggi secolari, borghi storici di grande fascino, il misticismo dell’Eremo di Camaldoli: la Toscana segreta si lascia svelare paso dopo passo

I tronchi dei faggi delle foreste casentinesi, in piedi da cinque secoli, hanno avuto tutto il tempo di raccogliere storie: quelle del mondo che cambiava intorno a loro, stagione dopo stagione, anno dopo anno. Oggi, visitare questi luoghi vuol dire svuotare la testa dai rumori della vita moderna e mettersi in ascolto, entrando in contatto con ambienti maestosi e pieni di energia.

Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna copre un’area di circa 36.000 ettari tra la Toscana e l’Emilia-Romagna, lungo la dorsale appenninica. Il versante romagnolo presenta pendii ripidi e scoscesi, mentre quello toscano scende più gradualmente verso il fondovalle del fiume Arno. Il territorio del Parco è ricoperto quasi interamente da una delle foreste più antiche d’Europa, a tal punto che lo si potrebbe attraversare tutto senza mai uscire dal bosco.

Il rapporto dell’uomo con le foreste casentinesi è documentato dal 1012, quando San Romualdo dette i natali all’ordine dei Monaci Camaldolesi, che hanno custodito per secoli questo territorio. Da queste foreste, ad esempio, è stato tratto il legname per la costruzione di impalcature per il Duomo di Firenze, e di travi per le navi della flotta pisana.

L’aspetto più notevole del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna è quest’immersione totale nelle foreste. I centri abitati si intercettano solo per dormire, ma sono anch’essi contestualizzati nell’ambiente boschivo. Si tratta di luoghi straordinari, che non a caso sono patrimonio UNESCO per la loro caratteristica di foreste vetuste.

Queste faggete hanno infatti più di 500 anni. Se si entra in contatto con questi ambienti, si percepisce la loro magia, la loro enormità, e si ha la possibilità di praticare una vera e propria ‘immersione forestale’“, racconta Patrizia Rosai, della cooperativa Oros Toscana e attiva presso l’ufficio turistico del Parco.

Le foreste, che d’estate offrono riparo dall’afa cittadina, e d’autunno si tingono con i colori del foliage, durante la stagione invernale si ricoprono di neve. Questo è uno dei momenti migliori per munirsi di ciaspole e vestiti pesanti e avventurarsi in questi luoghi, resi ancora più magici dal cappotto bianco che li avvolge. Il Parco è solcato da numerosi itinerari percorribili a piedi in più tappe, camminando da rifugio a rifugio. Uno di questi è ‘La millenaria foresta di Camaldoli’, un trekking in tre tappe che offre la possibilità di camminare all’interno delle foreste secolari del Parco.

La foresta di Camaldoli

Questo trekking ad anello si sviluppa attorno alla foresta di Camaldoli, legata all’Eremo e al Monastero fondati da San Romualdo nel XI secolo. Con partenza e arrivo in località Partina (AR), l’itinerario si snoda nel cuore del Parco e dà il meglio di sé nella stagione invernale.

Il percorso viene svolto di solito in tre tappe, e ha una lunghezza totale di 47 chilometri, con un dislivello positivo di 1950 metri. Nei due posti-tappa per la notte sono presenti varie strutture ricettive: alberghi, locande e rifugi escursionistici.

Prima tappa: Partina-Badia Prataglia
(17 km, 950 m D+, 450 m D-)

Il trekking inizia dal centro del paese di Partina: seguendo il sentiero 68 si attraversa il borgo di Freggina, per poi entrare nel Parco. Durante la prima tappa si raggiunge il Monastero di Camaldoli, immerso in un vecchio castagneto, e poi il borgo di Serravalle con la sua torre. Questa, residuo di un castello dell’XI secolo, domina la valle del torrente Archiano, corso d’acqua che dal Passo dei Mandrioli scende fino a Bibbiena.

I ruderi del castello testimoniano l’importanza strategica del paese di Serravalle, che trovandosi in posizione sopraelevata permetteva di vigilare su tutta la valle. La prima giornata di cammino del trekking attorno alla foresta di Camaldoli prosegue fino ai borghi di Il Piano e Tramignone, per poi giungere a Badia Prataglia, dove si trascorrerà la notte.

Seconda tappa: Badia Prataglia-Asqua
(17 km, 850 mD+, 800 m D-)

La seconda tappa inizia all’interno di una faggeta, dove ben presto si raggiunge il fosso di Fiume d’Isola con la sua cascata. Continuando sul Sentiero Natura si raggiunge il Rifugio Fangacci, da cui è possibile partire per una deviazione verso la vetta del Monte Penna. Quest’ultimo offre uno dei più bei panorami sul versante romagnolo del Parco e sulla Foresta della Lama.

Dopo questa imperdibile deviazione, proseguendo in un’abetina si raggiunge l’Eremo di Camaldoli, luogo sacro per l’ordine dei monaci benedettini. Da qui, il sentiero si inoltra ben presto in una faggeta, in cui si prende quota fino a raggiungere in crinale e poi l’Abetina di Poggio Muschioso. Da qui, si giunge al Rifugio di Asqua, il secondo punto tappa.

Terza tappa: Asqua-Partina
(13 km, 150 m D+, 650 m D-)

La terza giornata di cammino è quasi completamente in discesa, e permette di dare un po’ di riposo alle gambe stanche dalle due giornate appena trascorse. Si attraversa la cresta di Sasso della Croce, con marne e arenarie affioranti, fino a Moggiona. Si attraversa dunque il paese dei ‘bigonai’, cioè di coloro che costruiscono barili e ‘bigoni’, recipienti in legno, materia prima fornita dall’abetina di Camaldoli.

Oltrepassando i resti del Mulino di Moggiona ci si avvicina a Lierna, con i campi che preannunciano l’uscita dal Parco. Il sentiero conduce alla frazione di San Martino a Monte e ai vigneti della Mausolea, antica dimora di campagna dei monaci benedettini: qui si possono visitare le celebri cantine.

L’ultima parte del percorso costeggia la strada asfaltata fino alla piazza di Soci, con il campanile dell’antica chiesa oggi trasformata nell’Auditorium ‘Berretta Rossa’. Uscendo dal centro storico, si percorre la pista ciclabile fino a Partina, concludendo l’anello.

È disponibile a questo link una carta consultabile online, dove sono segnati i sentieri del Parco. Inoltre, è possibile scaricare la PNFC trekking map, utile per percorrere i sentieri del Parco avendo sempre la carta sottomano, anche in modalità offline.

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