FotoSpeciali

Fotografare in inverno, parte 1: la montagna e la neve

Il paesaggio in questa stagione, l’esposizione del bianco sulla neve e le precauzioni per il freddo

Sono molte le peculiarità del paesaggio invernale, anche se la prima caratteristica che modifica l’estetica delle montagne è il bianco della neve. Vedere le cime imbiancate suscita sempre un certo entusiasmo. Sappiamo, però, che le precipitazioni nevose non sono sempre particolarmente abbondanti. Programmando con attenzione le varie sessioni fotografiche è, però, possibile muoversi appena dopo una nevicata e ammirare un paesaggio tutto bianco.

Il Cervino al tramonto. In Inverno, il vento rende le situazioni di alba e tramonto particolarmente colorate, con cielo terso e limpido, con le nuvole che sembrano danzare in cielo. Nikon D800; Nikkor 24-70 2,8 AFG; f8; 1/125; iso 100.
Il Cervino al tramonto. In Inverno, il vento rende le situazioni di alba e tramonto particolarmente colorate, con cielo terso e limpido, con le nuvole che sembrano danzare in cielo. Nikon D800; Nikkor 24-70 2,8 AFG; f8; 1/125; iso 100.

Tutto bianco e blu     

Parlando di fotografie di paesaggio puro, con composizione d’ampio respiro, ci troveremo davanti a montagne bianche e cieli blu e, magari, nuvole bianche, nei casi migliori. Sicuramente il tutto suscita una certa suggestione, ma potrebbe risultare un po’ monotono, alla lunga. Per questo può essere opportuno cercare di inquadrare anche elementi di “rottura estetica”, magari un rifugio colorato, o qualche escursionista in cammino, anche se la moda, negli ultimi anni, non è certo amica del fotografo, favorendo capi invernali di colori scuri e neri. Convincete i vostri compagni di escursione a vestirsi con abiti colorati…Visto che parliamo di fotografia di paesaggio la presenza di persone sarà semplicemente usata come corollario nella composizione, magari per rendere il senso della proporzione, senza diventare l’elemento principale della foto.

Classica situazione di paesaggio invernale subito dopo una nevicata intensa: il momento migliore per fotografare, con gli alberi ancora carichi di neve. Fujifilm XT3; 18-55 2,8/4; iso 100 f11; 1/250.
Classica situazione di paesaggio invernale subito dopo una nevicata intensa: il momento migliore per fotografare, con gli alberi ancora carichi di neve. Fujifilm XT3; 18-55 2,8/4; iso 100 f11; 1/250.

Quanto è bianca la neve?

Rendere la neve bianca, in fotografia, può essere un problema. L’esposimetro della fotocamera è tarato sulle tonalità medie, riconducibili al grigio medio che riflette la luce al 18%. In breve, ciò significa che se fotografo un rosso, un verde, un giallo, avrò un rosso medio, un verde medio e un giallo medio. Sulle tonalità estreme, invece, ovvero sul bianco e sul nero, le cose funzionano diversamente: il nero e il bianco, in fotografia, vengono restituiti dall’esposimetro interno della fotocamera, come dei grigi, o meglio con tonalità assimilabili al grigio. E’ vero che il firmware della fotocamera interviene modificando e migliorando la situazione e rendendo il bianco meno grigio e, tendenzialmente, più assimilabile al reale colore della neve, soprattutto se si scatta utilizzando il sistema di lettura a matrice (Matrix per Nikon, Valutativa, per Canon e similari per altre marche).

E’ possibile anche utilizzare il bilanciamento del bianco in manuale, misurando direttamente la neve. Oppure si può anche procedere utilizzando la misurazione spot: si misura la neve in spot e poi si sovraespone per un valore compreso tra 1 e 2 stop, a seconda della fotocamera e dell’ottica in uso. E’, quindi, necessario fare qualche prova e vedere come reagisce l’attrezzatura, a seconda delle situazioni e stabilire quanto deve essere l’entità della sovraesposizione. Per essere più sicuri del risultato finale, si possono fare due, tre scatti, scegliendo poi quello più idoneo.

Attenzione che, a volte, per ottenere la neve bianca, si rischia di sovraesporla, rendendola, in alcuni punti, trasparente. E’ necessario, quindi, trovare un punto di equilibrio tra corretta esposizione e bianco della neve. In questo caso può essere utile controllare l’istogramma.

Tramonto in inverno

I tramonti, nella stagione fredda, sono in genere coloratissimi e intensi. Se il tempo è sereno e, magari, un po’ ventoso lo scenario risulterà essere ricco di contrasto perché l’aria è più limpida e tersa.

Una strana alba sul Grand Etret, in Valasavarenche. Avevo appena scattato alcune foto ad una volpe, di mattina molto presto, quando ho visto la testata della Valsavarenche illuminarsi. Con il tele già montato e la fotocamera sul treppiede, ho solo abbassato gli iso a 100 e regolato il diaframma, per aumentare la profondità di campo. Nikon D300; Nikkor 80-200 AFD; treppiede; f8; 1/60.
Una strana alba sul Grand Etret, in Valasavarenche. Avevo appena scattato alcune foto ad una volpe, di mattina molto presto, quando ho visto la testata della Valsavarenche illuminarsi. Con il tele già montato e la fotocamera sul treppiede, ho solo abbassato gli iso a 100 e regolato il diaframma, per aumentare la profondità di campo. Nikon D300; Nikkor 80-200 AFD; treppiede; f8; 1/60.

E se c’è poca neve?

Lo scatto diventa esteticamente meno attraente, soprattutto se è compresa la vegetazione. Gli alberi risulteranno essere spogli, soprattutto alcune specie come i larici che hanno rami snelli e secchi che, senza l’aiuto degli aghi, non supportano la neve che tende immediatamente a cadere al suolo. Anche questa è comunque una situazione che rappresenta l’estetica della montagna invernale.

Quando fa molto freddo?

Con temperature molto basse, magari intorno ai 10 sottozero, diventa importante proteggere l’attrezzatura fotografica e prestare attenzione ad alcune situazioni. In inverno, su Alpi e Appennini, non è raro che le temperature possano scendere anche sino a 20 o 25 sottozero, magari spingendosi alle quote più alte, oppure fotografando all’alba o al calare del sole, situazione frequente per i fotografi di montagna. In genere le moderne fotocamere digitali reggono piuttosto bene alle basse temperature; le batterie, però, tendono ad essere meno efficienti. Il consiglio principale è sempre quello di caricarle con cura e di portarne alcune di ricambio, da tenere all’interno della giacca, magari abbastanza vicino al nostro corpo, in modo che la temperatura sia leggermente più alta.

Attenzione che l’utilizzo continuo del “Live View” consuma parecchia energia, cosi come altre funzioni come, per esempio, la stabilizzazione dell’obiettivo. Sono tutte precauzioni che riguardano situazioni limite, ma possono essere utili per sfruttare al meglio la carica delle batterie. A prescindere dal freddo, ricordo che, dopo alcuni anni di utilizzo e molte ricariche, può essere che la batteria sia esausta e che non regga correttamente lo stato di carica. In questo caso è opportuno sostituirla. Oltre all’indicazione dello “stato di carica” della batteria, presente in tutte le fotocamere, entrando nel menu, si trova una funzione apposita che valuta lo “stato di efficienza” della batteria, indicandone la possibilità di ricarica e utilizzo. Ogni tanto è opportuno controllare.

Consiglio di prestare attenzione alla condensa che avvolge con una patina di umidità l’attrezzatura fotografica, quando si passa da un posto freddo ad uno caldo, entrando in un rifugio, per esempio. In questi casi occorre attendere qualche minuto ed aspettare che il materiale si adegui alla nuova temperatura. Vedrete che la condensa sparirà da sola, in pochi minuti. Nell’attesa, non cambiate ottica, esponendo il sensore all’aria e non togliete gli eventuali filtri dalle ottiche. Se sta nevicando, usate dei filtri di protezione per le lenti e, ogni tanto, togliete i fiocchi dall’attrezzatura e, soprattutto, asciugate le ottiche in particolar modo le parti delle ottiche zoom che si estendono.
Per ulteriori precauzioni, con particolare attenzione al brutto tempo, vi rimando a questo post: E se non c’è il sole? Cosa, e come, fotografare con il brutto tempo.

La Punta d’Arbola e Codelago
La Punta d’Arbola e Codelago
Il Lago dei Cavalli, all’Alpe Cheggio, in Valle Antrona.
Il Lago dei Cavalli, all’Alpe Cheggio, in Valle Antrona.
Il Lago dello Spluga, all’omonimo passo.  Tre situazioni diverse per tre paesaggi di lago. Nella prima foto la superficie è ghiacciata, ma non bianca di neve. Queste situazioni si verificano, in genere, a inizio stagione, con l’abbassarsi della temperatura e ancora poca neve al suolo. Il secondo lago è, invece, totalmente imbiancato, con la superficie liscia e bianca. La terza foto mostra, invece, una situazione mista con parti dello specchio d’acqua ghiacciate e parti innevate, con riflessi solo parziali.
Il Lago dello Spluga, all’omonimo passo. Tre situazioni diverse per tre paesaggi di lago. Nella prima foto la superficie è ghiacciata, ma non bianca di neve. Queste situazioni si verificano, in genere, a inizio stagione, con l’abbassarsi della temperatura e ancora poca neve al suolo. Il secondo lago è, invece, totalmente imbiancato, con la superficie liscia e bianca. La terza foto mostra, invece, una situazione mista con parti dello specchio d’acqua ghiacciate e parti innevate, con riflessi solo parziali.
Il gruppo del Gran Paradiso, ripreso in due modi diversi dallo stesso punto di ripresa, lungo il percorso di salita per il vallone delle Meyes.
Il gruppo del Gran Paradiso, ripreso in due modi diversi dallo stesso punto di ripresa, lungo il percorso di salita per il vallone delle Meyes.
. La prima foto è stata scattata dalla galleria che si incontra lungo il sentiero. Il bordo superiore della galleria incornicia il gruppo montuoso e ovviando alla presenza di un cielo poco significativo e sgombro di nubi. Ho misurato in spot la neve, sovraesponendo di 1,5 stop, rispetto al valore suggerito dall’esposimetro della mia Nikon D700. Nel secondo caso, visto che il cielo era sempre limpido e terso, senza nuvole, ho inquadrato il primo piano, riprendendo anche le tracce degli ungulati.
. La prima foto è stata scattata dalla galleria che si incontra lungo il sentiero. Il bordo superiore della galleria incornicia il gruppo montuoso e ovviando alla presenza di un cielo poco significativo e sgombro di nubi. Ho misurato in spot la neve, sovraesponendo di 1,5 stop, rispetto al valore suggerito dall’esposimetro della mia Nikon D700. Nel secondo caso, visto che il cielo era sempre limpido e terso, senza nuvole, ho inquadrato il primo piano, riprendendo anche le tracce degli ungulati.
Tags

Articoli correlati

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Back to top button
Close