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1953, quando De Gasperi aprì all’Italia la strada per il K2

Il 18 giugno di 70 anni fa, un accordo con il governo del Pakistan rende possibile la spedizione di Ardito Desio. La piccola Italia batte i potenti Stati Uniti d’America. Il racconto dello storico Stefano Morosini

Sta per arrivare il 2024, è sarà l’anno del K2. Il 31 luglio dell’anno prossimo, infatti, saranno passati settant’anni dall’arrivo nel 1954 di Achille Compagnoni e Lino Lacedelli sulla seconda cima della Terra. Un’impresa che è entrata nei libri di storia, e che ha entusiasmato milioni di italiani.

Ventiquattr’ore prima, il 30 luglio, Walter Bonatti e il portatore pakistano Amir Mahdi avevano reso possibile l’impresa portando fino a 8000 metri di quota le bombole d’ossigeno necessarie alla cordata di punta. Il successivo bivacco senza sacco a pelo né tenda causò a Mahdi dei gravissimi congelamenti. Le polemiche legate a quell’episodio avvelenano da decenni il ricordo della spedizione italiana.

Quaranta giorni prima della vittoria sul K2, nella notte tra il 21 e il 22 giugno, Mario Puchoz, guida di Courmayeur, morì in un campo sullo Sperone Abruzzi. Le cronache del tempo parlano di una polmonite fulminante, oggi si pensa a un edema causato dall’alta quota.

Di tutto questo, e di altro, racconteremo nell’anno che sta per iniziare. In queste righe, invece, ci concentriamo su quello che è accaduto un anno prima, nella primavera del 1953, mentre una spedizione americana guidata da Charles Houston tentava di raggiungere la cima del K2.

Era il terzo tentativo a stelle e strisce, dopo che la prima spedizione Houston del 1938 aveva percorso interamente lo Sperone Abruzzi e raggiunto i 7800 metri della Spalla, e quella guidata da Fritz Wiessner l’anno dopo si era fermata a 8400 metri, dopo aver superato le maggiori difficoltà della via. Anche nel 1953 Houston e compagni si fermeranno sulla Spalla, e la morte di Art Gilkey renderà la spedizione tragica.

Quando raggiunge per la seconda volta Skardu, e risale il ghiacciaio Baltoro in direzione del K2, Charles Houston, alpinista e medico di New York, pensa che, in caso di fallimento potrà effettuare un nuovo tentativo un anno dopo. Invece la piccola Italia, uscita con le ossa rotte dalla Seconda Guerra Mondiale, mette i bastoni tra le ruote ai potentissimi Stati Uniti d’America.

Il merito è di Alcide De Gasperi, che nella primavera del 1953 è Presidente del Consiglio e Ministro degli Esteri ad interim. Lo statista trentino è stato a capo del Governo dalla fine del 1945, negli ultimi mesi di vita della monarchia e poi nella neonata Repubblica italiana. Prima della Grande Guerra ha rappresentato la gente del Trentino al Parlamento austro-ungarico, sotto il fascismo ha passato due anni in galera. Ora è stanco, ma resta un uomo che ama e che conosce la montagna.

Quando De Gasperi si trova davanti al progetto di una spedizione al K2, preparata dal geologo ed esploratore Ardito Desio, capisce subito che può essere una chance importante per l’Italia. Ci rivela i dettagli di questa storia lo storico Stefano Morosini, professore dell’Università di Bergamo.

Desio era stato in Karakorum nel 1929 con la spedizione scientifica del Duca di Spoleto. Aveva tentato di organizzare un tentativo al K2 tra il 1948 e il 1949, con la collaborazione dell’Aeronautica Militare. Il suo progetto comprendeva l’idea, rivoluzionaria per l’epoca, di sperimentare l’uso degli elicotteri ad alta quota”, spiega Morosini, che negli anni scorsi ha studiato i documenti contenuti negli archivi del Ministero degli Esteri e del Club Alpino Italiano.

E’ troppo presto, però. Il Pakistan, nato nell’agosto del 1947 dalla divisione dell’India coloniale britannica, combatte fino all’aprile successivo la prima guerra contro la nuova India indipendente. La linea del cessate il fuoco del 1948 taglia la vecchia via di accesso al Karakorum che collega Srinagar, il valico dello Zoji-La e Skardu, e costringe chi vuol raggiungere il Baltoro a risalire la valle dell’Indo.

Poi, tra il 1952 e il 1953, l’esploratore friulano torna alla carica. E De Gasperi coglie la palla al balzo, e lo aiuta. “L’interesse dell’Italia per l’Asia centrale è nato molto prima dei Governi presieduti da Alcide De Gasperi. Già Mussolini, negli anni del fascismo, aveva avviato una politica di potenza con le spedizioni in Nepal e in Tibet di Giuseppe Tucci, il fondatore dell’ISMEO, l’Istituto italiano per il Medio ed Estremo Oriente, e con quelle di Fosco Maraini”, spiega Stefano Morosini.

Nel dopoguerra, come dimostra la vicenda dell’ENI, l’espansione dell’influenza italiana in Asia diventa soprattutto economica. Ma gli anni Cinquanta, con le prime spedizioni agli ottomila, sono gli anni del “colonialismo verticale”, in cui le imprese in Himalaya e nel Karakorum contribuiscono al prestigio dei Paesi europei”.

L’Italia era una potenza di serie B, era uscita a pezzi dalla guerra. Ma De Gasperi ha capito la situazione, ha portato l’ingegneria italiana in Pakistan, e ha regalato ad Ardito Desio e al Club Alpino il permesso per tentare il K2”, prosegue lo storico bergamasco.

La data fondamentale, come spiega Stefano Morosini, è il 19 giugno del 1953, lo stesso giorno in cui la spedizione di Charles Houston piazza il suo campo-base ai piedi del K2. Tre settimane prima, il 29 maggio, Edmund Hillary e lo sherpa Tenzing Norgay sono arrivati sull’Everest, e la vittoria sulla cima più alta della Terra ha ridestato nella memoria dei britannici i fasti dell’Impero.

Alcide De Gasperi, però, gioca sul piano economico. Sa che l’Italia, nonostante i suoi problemi, è all’avanguardia nel mondo nel campo degli impianti idroelettrici. Dall’inizio del 1953, forse anche prima, la nostra Legazione a Karachi, che al tempo è la capitale del Pakistan, propone al Governo locale di far costruire a un’impresa italiana la diga di Tarbela sull’Indo, necessaria per fornire energia elettrica al Paese.

Il 19 giugno, a Roma, De Gasperi incontra il presidente pakistano Mohamed Ali Bogra, in visita ufficiale in Italia. Il documento firmato dai due statisti, ritrovato da Stefano Morosini negli archivi del Ministero degli Esteri, è scritto in inglese, e concede agli italiani il permesso “per una piccola spedizione preliminare …  e al tempo stesso per una spedizione sul Baltoro (K2) nel 1954”. Il gioco è fatto.

I lavori per la diga di Tarbela, un gigante alto 143 metri e largo 2743, inizieranno nel 1968 e dureranno dieci anni. Negli anni Sessanta, l’architetto italiano Gio Ponti disegna il Palazzo dei Ministeri di Islamabad, che viene costruito a ritmi da record accanto alla città coloniale e allo storico bazar di Rawalpindi.

I tempi degli alpinisti, però, sono più rapidi di quelli degli architetti e dei cantieri. Il 27 luglio 1953, una lettera ufficiale di Mohamed Ali Bogra ad Alcide De Gasperi conferma il memorandum di giugno. Il 18 agosto, insieme a Riccardo Cassin, Ardito Desio decolla alla volta di Karachi e prosegue verso Skardu e il K2.

Prima di raggiungere il Baltoro, su richiesta del governo del Pakistan, il geologo compie una ricognizione sul ghiacciaio di Kutiah, che nei mesi precedenti si è allungato in direzione dell’Indo. Da lì, comunica alle autorità che non ci sono pericoli per la popolazione locale, e che la colata non arriverà al grande fiume. Un tassello che rafforza ulteriormente i rapporti tra i due Paesi.

Il 18 ottobre Desio e Cassin tornano in Italia, nelle settimane successive la commissione organizzativa, istituita dal CAI ma governata con il pugno di ferro da Desio, raccoglie le candidature degli alpinisti. Seguiranno i test medici, e le clamorose esclusioni di Riccardo Cassin, Cesare Maestri e Arturo Ottoz. Poi arriveranno i campi al Piccolo Cervino, la presentazione ufficiale della spedizione a febbraio, la partenza.

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