Dopo avervi parlato della fotografia di paesaggio autunnale, con particolare attenzione a scenari d’ampio respiro, con le cime che si ergono dai boschi colorati, i riflessi dei larici nelle acque del laghi, in questa occasione mi concentro su bosco e sottobosco, con specifico riferimento alle “piccole grandezze della natura”: foglie, funghi, radici e cortecce. Sono soggetti, a volte e a torto, trascurati dal fotografo di montagna che tende a considerare il bosco con i suoi alberi come mero elemento di passaggio, verso altre mete. Il bosco, invece, è uno degli elementi della fotografia di montagna, anche considerando i suoi dettagli. Non vi parlerò, però, di macro fotografia, ma semplicemente di fotografia di close up, ovvero di soggetti piccoli, ma non piccolissimi.
Macro e Close up
A grandi linee, senza perdersi in mere definizioni, per macro si intende la fotografia di soggetti veramente piccoli e piccolissimi. Immagini di foglie, funghi e particolari del sottobosco rientrano nella categoria del close up, ovvero di soggetti di limitate dimensioni, ma non significativamente piccoli. In gergo più tecnico, posso dire che la distinzione tra macro e close up dipende dal rapporto di riproduzione, ovvero dalle dimensioni in cui viene registrato un soggetto sul sensore. Se, per esempio, fotografo un piccolo fungo e, sul sensore, viene riprodotto alle sue dimensioni naturali, si dice che il rapporto di riproduzione sia di 1:1; se è grande il doppio, il rapporto di riproduzione è 2:1; se è la metà, si indica con 1:2 e così via. Ora, vi racconto come fotografare soggetti piccoli, ma anche un poco più grandi, purché possano suscitare interesse dal punto di vista estetico e compositivo.

Composizione: per fotografare foglie, funghi e cortecce, le regole, o meglio, i “consigli di composizione” sono gli stessi della fotografia di paesaggio. In genere, si suggerisce di non mettere mai il soggetto in centro, formato quadrato a parte. Se, però, stiamo fotografando, per esempio, una foglia in primissimo piano e che occupa, quindi, la maggior parte del fotogramma, anche una composizione centrale può essere efficace. Stesso discorso se scattiamo immagini di funghi che occupino il fotogramma per intero o quasi, soprattutto se parliamo di inquadratura verticale. Funghi e foglie in inquadratura orizzontale che non occupino tutto o buona parte del fotogramma rendono meglio se decentrate (destra, sinistra oppure destra in alto o destra in basso, ecc). Molto interessanti le fotografie riprese alla stessa altezza del soggetto: se fotografiamo un fungo, mettiamo la fotocamera alla sua stessa altezza, magari poggiandola al suolo, oppure regolando il treppiede alla sua minima altezza (alcuni cavalletti consentono di piazzare la fotocamera a pochi centimetri dal terreno). Senza il cavalletto è possibile cercare un qualche appoggio di fortuna, oppure sdraiarsi direttamente a terra. Sì…lo so, poi rialzarsi può diventare faticoso! Da non sottovalutare neanche inquadrature con la fotocamera in pianta, ovvero posta proprio sopra il soggetto. In questo caso sono efficaci foto con composizione simmetrica, a volte anche in formato quadrato.

Profondità di campo: dopo aver scelto la posizione del soggetto, decidiamo se avere una profondità di campo estesa, oppure no. Vi ho parlato di profondità di campo, in maniera dettagliata anche in ”Fotografare i fiori in montagna”. Se fotografiamo un fungo o una foglia dobbiamo ottenere una profondità di campo sufficiente per rendere il soggetto riconoscibile e lo sfondo leggermente sfocato, come faremmo per un ritratto. Uno sfondo troppo nitido, infatti, recherebbe disturbo all’occhio dell’osservatore e distoglierebbe l’attenzione dal soggetto stesso. Ovvio, nessuno vieta di scattare immagini con pochissima profondità di campo, con un effetto soffuso. L’importate è scattare coerentemente alle proprie idee, ragionando sul risultato che si vuole ottenere. Individuato il soggetto, mettiamo a fuoco sullo stesso, tenendo presente che la profondità di campo diminuisce più ci avviciniamo al soggetto e più la focale è lunga. Se scattiamo con diaframmi chiusi, per ottenere profondità di campo estesa, può essere che i tempi di posa siano lunghi e sia necessario usare il treppiede, per evitare il mosso. Occhio! può essere che il mosso sia dovuto anche dal vento sul soggetto.

L’uso del flash
Che il mosso sia provocato dai tempi di possa lunghi, conseguenti all’utilizzo di diaframmi chiusi per ottenere elevata profondità di campo, o che sia dovuto al vento, se vogliamo un soggetto fermo e ben nitido, può essere necessario utilizzare il flash, per il quale vi rimando a questo post: “Fotografare i fiori in montagna” e soprattutto allo schema finale che riassume l’uso della luce artificiale, per questo scopo specifico. Posso affermare che la tecnica del fill in, mischiare la luce ambiente con quella del flash, è l’ideale anche nel sottobosco e rende l’effetto estetico molto naturale, se utilizzata con criterio.

Luce ambiente
A proposito di luce ambiente, come vi ho raccontato in Fotografia di paesaggio autunnale, vi ricordo che, in autunno, si parla sempre di un’illuminazione molto netta, dura. E’ una luce che “scava”, evidenzia la forma e la materia di cui sono fatte le cose, quella che in fotografia definiamo “texture”. Se fotografo una corteccia ed evidenzio la sua trama, la sua profondità, sto fotografando la sua texture.

Cosa è la texture?
Possiamo anche dire che per texture si intende la rappresentazione fotografica della materia tattile, ovvero della struttura degli oggetti, come il legno corrugato della corteccia di cui sopra o le crepe della terra bruciata dal sole, ma anche la neve ventata o la trama di una foglia, tutti soggetti che rappresentano l’idea di fotografia autunnale. In un certo senso si può affermare che la texture contribuisca ad ovviare ad una mancanza della fotografia, ovvero la terza dimensione. Una foto di materia ben riuscita aggiungerà profondità ad un’immagine bidimensionale.

focale grandangolare. Nikon D800; Nikkor 18 AIS; 3,5. Iso 100; Mano libera.
Come si fotografa la texture di una corteccia o di una foglia?
Da un punto di vista tecnico, per fotografare una corteccia evidenziandone la texture, si pone la fotocamera parallela al soggetto; si utilizzano diaframmi chiusi, intorno agli f 11, per accentuare la profondità di campo. Si pone la fotocamera su cavalletto. In questi casi, tendo ad una leggera sottoesposizione, rispetto ai valori suggeriti dall’esposimetro, in modo da rendere il soggetto più intenso, anche se poi, ovviamente, si può aumentare il contrasto e la nitidezza della foto anche in post produzione.

La tridimensionalità di questa corteccia è esaltata dalla luce naturale, bassa e radente. Nikon D800; Micro Nikkor 105 afd; 2,8; 1/125 sec; f 16; iso 100. Treppiede.
Foglie e controluce
Le foglie sono presenti in tutti i periodi dell’anno, ma in autunno il loro aspetto è particolarmente accattivante, grazie al colore intenso e sgargiante, diverso dal verde consueto. Suggestive sono le fotografie che riprendono le foglie in controluce, evidenziandone la trama e la texture. In questo caso è opportuno misurare l’esposizione in spot sulla foglia stessa prestando attenzione al rapporto con lo sfondo che può essere reso soffuso e non nitido, limitando la profondità di campo, oppure più leggibile, chiudendo il diaframma.

I funghi
Soggetti rappresentativi dell’autunno, nel sottobosco, richiedono attenzione nella scelta del punto di messa a fuoco che, generalmente, è nella parte alta e non nel gambo. Come per le foglie è importante decidere se si vuole ottenere una profondità di campo elevata e, quindi, uno sfondo leggibile, oppure isolare il soggetto dallo sfondo. Molto interessanti le immagini ambientate, con il soggetto in primo piano e gli alberi sullo sfondo.

Ottiche
Ovviamente più l’ottica è nitida e di qualità e più la forma e la materia del soggetto sarà evidente. Ottimi gli obiettivi macro, progettati appositamente per scattare da vicino e ben corretti dal punto di vista della distorsione. Il tipo di focale dipende dal tipo di soggetto che si intende riprendere. Generalmente fotografare una texture significa isolare un particolare; si tendono a utilizzare, quindi, obiettivi dal normale al medio tele, evitando i grandangolari che, in genere, soffrono maggiormente di problemi di distorsione. Interessanti, quindi, focali come il 50 mm o i vari 60 mm macro. Anche il grandangolo, però, può regalare composizioni interessanti, come descritto sopra nel paragrafo “funghi”. Col teleobiettivo è possibile isolare un soggetto di dimensioni generose, come per esempio una mazza di tamburo, isolandolo totalmente dallo sfondo.