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Le tre vie più amate da Fiorenzo Michelin

È di questi giorni la proposta di creare una fondazione per mantenere “vive” le sue opere. Ovvero le centinaia di vie aperte dallo scalatore piemontese recentemente scomparso

Fiorenzo Michelin, caduto lo scorso 31 agosto, era un apritore diverso da tutti gli altri. Ogni anno tornava sulle sue vie per pulirle, sistemarle, riordinare il sentiero di accesso. “La maggior parte dei chiodatori, chioda e basta”, racconta Maurizio Oviglia, apritore seriale dai natali torinesi e innumerevoli volte compagno di scalata di Michelin con il quale ha anche scritto la guida Passaggio a nord-ovest. Vie e falesie nel Piemonte occidentale. “Lui invece continuava a prendersi cura delle sue vie per anni. Era maniacale, le trattava come fossero dei figli. Era davvero il suo lato caratteristico, il tratto distintivo della sua personalità”.

“Io oggi vivo in Sardegna e non posso occuparmene”, continua Oviglia, “ma spero davvero che tra i locals qualcuno si mobiliti”. Oviglia condivide la proposta di Ugo Manera, Accademico del CAI, lanciata sulle pagine del GognaBlog: “Per salvaguardare l’opera di Fiorenzo e mantenere vivo il suo ricordo vorrei lanciare un’idea tra i tanti fruitori delle sue vie, che sono ovviamente più giovani di me. Creare una fondazione, associazione e non so quale altro titolo proporre, con il preciso scopo di continuare l’opera di manutenzione delle vie a cui lui teneva molto e se, possibile, mantenere in vita il suo sito informativo. Credo che molti tra quelli che utilizzano le sue opere siano disposti a contribuire per mantenerla viva”.

Intanto, ci è sembrato doveroso andare a ripetere qualcuna delle “sue” vie in una sorta di pellegrinaggio su quelle file di spit Blu Michelin che colorano le falesie e le pareti delle valli torinesi.

“Qualche mese fa avevo chiesto proprio a Fiurens quali fossero le sue vie più belle”, svela Elio Bonfanti, altro pilastro della scena arrampicatoria torinese e amico di Michelin, “e lui me ne ha indicate tre in particolare”. Eccole

Punta Ostanetta – Via della Fessura

La punta Ostanetta è una cima panoramica sulla convergenza tra valle Po, val Pellice e valle Infernotto. Per arrivarci si parte dal villaggio di Rucas, “masso” in dialetto locale.
L’itinerario è il più abbordabile, e probabilmente uno dei più ripetuti della parete insieme a “Passaggio a Nord-Ovest”. Sale su una evidentissima fessura che taglia di netto le placche tutto intorno. Nove tiri di placche, fessure, diedri, strapiombi, aperti nel 1989 da Michelin e Sartoretto.
Grado massimo: 5c   Obbl: 5b

Vallone di Bourcet – Via degli strapiombi

Il vallone di Bourcet deve tantissimo a Fiorenzo che lo ha colonizzato con i suoi spit artigianali. Dovunque si guardi spuntano segni blu. Minuscola valle laterale della Val Chisone, ospita solo un piccolo ma molto carino villaggio di Chasteiran. “La Via degli Strapiombi era molto in linea con la sua scalata”, commenta Bonfanti. Eccola, allora. A sinistra dell’altrettanto famoso “Spigolo grigio”, questa via si snoda tra gli strapiombi della parete con un percorso logico e evidente. A circa metà è presente un bellissimo diedro tecnico di 6a+  superato il quale si prosegue su un lungo sperone ancora strapiombante. Aperta nell’ottobre del 1989 insieme a Gianfranco Rossetto.
Grado massimo: 6b+  Obbl: 6°

Rocca Clarì – Via Super Calcaire

Sulla strada per il Monginevro, la Rocca Clarì presenta una parete calcarea con due grossi speroni ben visibili dalla strada. Da queste parti il calcare non è proprio di casa e Michelin fu il primo ad aprirci una via nel 1996 insieme ai compagni Rossetto e Canepa.
La via è principalmente di placca con alcuni tiri di notevole bellezza come il sesto su una placca concava o il settimo non molto difficile ma sempre divertente e continuo.
Grado massimo: 6a Obbl: 5c

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