Le guide di carta servono ancora. Francesco Cappellari e i suoi 5 volumi sul Brenta
2.080 pagine, 992 vie descritte anche con schizzi e foto. Dolomiti di Brenta. Vie di roccia classiche e moderne è un omaggio a un massiccio magnifico. E all’editoria di montagna, che non smette di essere di moda
I numeri fanno davvero impressione. Un totale sono 992 vie, 2.080 pagine, centinaia di migliaia di metri di arrampicata sulla splendida roccia delle Dolomiti di Brenta. Francesco Cappellari, alpinista, autore ed editore padovano, ha dedicato alla Cima d’Ambiéz, al Campanile Basso, al Crozzòn e alle vette che li circondano dodici anni di vita, centinaia di giornate in montagna, una quantità incalcolabile di attenzione e passione.
La prima delle sue cinque guide delle Dolomiti di Brenta, dedicata alla Val d’Ambiéz e alle sue cime, ha visto la luce dieci anni fa, nel 2013. Come coautore ha avuto Elio Orlandi, guida alpina e apritore di decine di vie nella zona. Poi Cappellari ha continuato il suo viaggio da solo.
Suggerimenti e appunti anche di Ermanno Salvaterra
L’ultimo volume della serie Dolomiti di Brenta. Vie di roccia classiche e moderne è uscito nell’estate 2023, ed è stato salutato da una festa in Val Brenta, alla presenza di alpinisti e di guide arrivati da Pinzolo, da Campiglio e da Trento, ma anche da molto più lontano. C’era anche Ermanno Salvaterra, che ha fornito all’autore e alla casa editrice Idea Montagna le relazioni delle sue vie nuove, e ha arricchito la guida con racconti e testimonianze inedite.
“Quel giorno in Val Brenta mi sono commosso. Ho capito che era finito un lungo viaggio, mi ha fatto piacere salutare di persona tanti amici. Ho capito che gli alpinisti del Trentino mi hanno abbracciato, e trattato come uno di loro. Per me che vivo e lavoro a Padova non era assolutamente scontato” spiega oggi l’autore.
Francesco Cappellari scopre le Dolomiti di Brenta all’inizio degli anni Ottanta. Sale classiche di alta difficoltà come la Concordia alla Cima d’Ambiéz e il diedro Aste alla Cima di Pratofiorito, si perde in qualche discesa complicata, si regala dei bivacchi avventurosi.
Qualche anno più tardi, dopo un’altra bella salita, un amico gli chiede: “ma perché non fai la guida del Brenta, sai quante cose nuove sono state fatte dopo quella di Buscaini del ‘77?”. Poi Roberto Cornella, gestore del rifugio Agostini, gli mostra un pacco di relazioni e disegni di vie nuove realizzati da Elio Orlandi, “quello che apre vie anche in Patagonia”.
La carriera di autore di Francesco Cappellari inizia nel 1994 con la guida Ghiaccio verticale, dedicata alle Alpi orientali e scritta con Alberico Mangano. Nella seconda edizione (1999) Francesco fa da solo, e le vie descritte salgono da 113 a 440. Per stampare e diffondere la terza edizione, che arriva nel 2006 con più di 1.000 itinerari, nasce la casa editrice Idea Montagna.
L’avventura sul Brenta inizia nel 2011. Francesco raccoglie le relazioni già pronte, coinvolge come coautore Elio Orlandi, prende in considerazione l’idea di una guida di arrampicate scelte, ma la abbandona perché “nel Brenta la roccia è sempre magnifica, e tagliare qualcosa sarebbe stato un peccato”. Completa la squadra il disegnatore Marco Romelli. Il primo volume, dedicato alla Cima d’Ambiéz e dintorni, esce nella primavera del 2013, via via seguono quelli dedicati al versante Sud-est, al Settore di Vallesinella e alla Catena settentrionale, al Massiccio Centrale (che comprende Campanile Alto, Campanile Basso e Brenta Alta), al Massiccio della Tosa dove la star indiscussa è il Crozzòn. Accanto alle vette celebri sono strutture quasi sconosciute come il Menhir di Pratofiorito, il Corno di Senaso e le Tose.
La guida cartacea è ancora amata. Nonostante il web
Alla fine, come abbiamo già detto, si arriva a 2.062 pagine e a 992 vie descritte. Oggi Idea Montagna, tra volumi dedicati a pareti, sentieri, itinerari invernali, falesie e cammini, ha in catalogo circa 250 titoli. Oltre al Brenta, sono uscite o in preparazione altre serie dedicate al Sentiero Italia CAI (in collaborazione con il Club Alpino Italiano) e alle Vie normali della Valle d’Aosta, 1.226 vette in 8 volumi a cura di Andrea Greci e Federico Rossetti. Più di ogni altro editore italiano, insomma, Francesco Cappellari sembra credere ancora nelle guide.
“Ci credo, ma non è un mestiere facile, i numeri sono sempre risicati” racconta l’alpinista ed editore padovano. “Per le Dolomiti di Brenta è stato fondamentale uscire nel momento giusto dell’anno, per avere subito delle entrate prima di saldare la tipografia. E’ stato importante vendere spazi pubblicitari a negozi e strutture ricettive. Molte copie si vendono online, su Amazon o sul nostro sito ideamontagna.it, ma è fondamentale una buona distribuzione nei centri ai piedi del massiccio, da Madonna di Campiglio in poi”.
Ragionando con Francesco si scopre che i lettori di guide ai sentieri amano gli approfondimenti culturali, vogliono saperne di più sui territori che percorrono o vorrebbero percorrere in futuro. “Molti escursionisti acquistano i volumi del Sentiero Italia dedicati a regioni lontane dalla loro. Non è detto che ci vadano, ma sono curiosi” spiega Cappellari.
I lettori delle guide alpinistiche, “soprattutto di età medio-alta” sono più attenti alle informazioni tecniche, ma amano anch’essi collezionare i volumi dedicati alle montagne che amano. “Non posso esserne certo, ma ho l’impressione che molti acquistino tutta la serie”. Per le guide dedicate alle grandi montagne e alle vie su ghiaccio e neve, “complica le cose il cambiamento climatico, che costringe gli autori e l’editore a un aggiornamento continuo”.
Negli anni, dopo l’uscita del primo e poi degli altri volumi, Francesco Cappellari si è accorto di aver influenzato la storia dell’arrampicata nel Brenta. “Le mie guide, grazie ai loro disegni, hanno mostrato le zone dove le vie moderne c’erano e quelle ancora libere. Qualcuno mi ha chiesto conferma, altri sono partiti direttamente. Così, via via, molti spazi sono stati riempiti”.
Sulle tracce di Gino Buscaini
Nel descrivere le vie delle Dolomiti di Brenta, Francesco ha avuto due predecessori importanti. La prima guida del massiccio, curata da Ettore Castiglioni per la Guida dei Monti d’Italia del CAI-Touring, è uscita postuma nel 1949. La sua eredità è stata raccolta da Gino Buscaini, che ha curato per la stessa collana una celebre guida pubblicata nel 1977.
E’ un’epoca che ci può sembrare vicina, ma che per gli alpinisti sembra lontana anni luce. Si arrampicava in scarponi, non esistevano spit e friend, l’allenamento e l’arrampicata sportiva avevano appena iniziato a nascere. “Buscaini, che ci ha lasciato nel 2002, ha fatto un lavoro straordinario. Sul Brenta, come sul Rosa, sulle Alpi Giulie o sull’Ortles, ha percorso tutte le vie classiche. I tempi sono cambiati, il mio lavoro è stato diverso, per avere buone foto delle pareti ho dovuto raggiungere centinaia di vette secondarie e forcelle. Però mi sento un erede di Gino”, sorride Francesco Cappellari.
Sottolinea la continuità tra i due autori la prefazione che Silvia Metzeltin, moglie e compagna di cordata di Buscaini, ha scritto per il primo volume della serie, curato da Cappellari e Orlandi. “Penso che Gino avrebbe desiderato poter passare il testimone di persona ad autori come voi, sono certa che avrebbe riconosciuto la qualità dell’impegno e apprezzato la vostra opera” scrive Silvia.
“Concludo queste righe come se fossero di plauso pure a nome suo e nel suo ricordo, e con l’augurio mio personale che i vostri volumi sappiano innescare a loro volta sogni di un alpinismo consapevole e felice anche nelle generazioni a venire”. E’ difficile, per un autore di guide, immaginare un augurio più bello.