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I Segreti di Wind River, il film crime ambientato tra le montagne ostili del Wyoming

La scomparsa delle donne native americane nel film di Taylord Sheridan tratto da fatti realmente accaduti

C’è un prato nel mio mondo perfetto. Dove il vento fa danzare i rami di un albero che gettano macchie di luce sulla superficie di uno stagno. L’albero si erge alto, imponente e solitario ombreggiando il mondo al di sotto. È qui, nella culla di tutto ciò che mi è più caro, che conservo ogni tuo ricordo. E quando mi ritroverò congelata nel pantano della realtà… lontano dai tuoi occhi amorevoli, tornerò in questo posto, chiuderò i miei e trarrò conforto nella semplice perfezione di averti conosciuto.

I segreti di Wind River (2017)

Scritto e diretto da Taylor Sheridan, I segreti di Wind River è un crime ambientato tra i paesaggi ostili del Wyoming. Viste infinite di neve, ghiaccio e montagne imponenti circondate da boschi scuri sono la controparte e l’ostacolo che gli abitanti del luogo ogni giorno devono affrontare per sopravvivere. “Qui sopravvivi o ti arrendi: e questo è determinato dal tuo spirito”, dice il cacciatore Cory Lambert (Jeremy Renner) all’agente FBI Jane Banner (Elizabeth Olsen) che è stata mandata a Wind River per investigare sulla morte di una giovane ragazza Nativa.

C’è chi, come alcuni giovani, si droga per far tacere quel vento incessante e combattere quel senso di isolamento; chi, costretto a turni estenuanti nei siti di estrazione del petrolio, perde la testa. E poi c’è chi, come Cory, ha abbracciato quel senso di smarrimento e ha fatto della caccia ai predatori montani la sua missione di vita.

L’inverno dell’anima del grande Wyoming

Esplorando il tema della perdita – Cory stesso ha perso la figlia, nativa anche lei come la moglie – e dell’isolamento dei Nativi in quel territorio bianco e silenzioso, riadattando l’epica western e i suoi temi portanti (uomo vs natura, violenza vs legge, individuo vs collettività), I segreti di Wind River prende spunto da fatti realmente accaduti per denunciare la continua scomparsa delle donne native americane. Come ci racconta infatti un cartello del film, “Sebbene le statistiche sulle persone scomparse siano compilate per ogni altro gruppo demografico, non esistono per le donne native americane. Nessuno sa esattamente quante siano disperse”.

La storia statunitense è una storia relativamente breve, almeno se confrontata con quella del Vecchio Continente. Alla base di questa Storia, c’è la conquista dell’uomo bianco, prima colone, poi cowboy, poi capitalista. Una storia fatta di violenza, di frontiere, di conquiste; un continuo allargamento degli spazi del diritto e della molteplice identità americana (dove tutti vengono da un altrove) sotto la bandiera a stelle e strisce a scapito di chi, quella terra, l’abitava da prima: i Nativi Americani.

Il ruolo dei nativi americani è stato spesso di secondo piano o antagonista: decimati e messi a tacere prima con la forza delle armi, poi ghettizzati nelle aree protette, le cosiddette Riserve Indiane (proprio come quella di Wind River) e, infine, vittime di quella revisione dell’immaginario tipica del cinema western.

In questo contesto complesso dove appartenenza, violenza e immaginario si mescolano e si confondono, il regista e sceneggiatore Taylor Sheridan ha recentemente svolto un ruolo di primo piano nella messa in discussione non solo dei luoghi comuni del cinema western, riadattandoli a un contesto contemporaneo (pensiamo al film Sicario, da lui scritto e diretto da Denis Villeneuve, sulla rotta degli immigrati dal Messico agli USA; o a Hell or High Water, sul banditismo di chi ha perso tutto dopo la crisi economica). Taylor Sheridan, forse il migliore sceneggiatore americano vivente, ha preso esattamente quella spinta e quella tensione americana verso frontiere sempre nuove e l’ha problematizzata nel suo cinema, mettendola a confronto con quei dolorosi “rimossi” che l’immaginario ha spesso nascosto: l’immigrazione, la disperazione capitalista e, con I segreti di Wind River, la discriminazione dei Nativi Americani.

Seguire le tracce, non gli indizi

Cory è abituato a seguire le tracce degli animali, a leggerne i movimenti (“bisogna cercare i lupi non dove si pensa che potrebbero essere, ma dove sono stati”) e a muoversi in quell’immenso bianco che le frequenti bufere scombinano e rendono ancora più illeggibile a un occhio inesperto. Per questo motivo, e per la sua vicenda personale, è il perfetto alleato per Jane: una guida e al tempo stesso una guardia che tirerà fuori da Jane il suo spirito combattivo.

Sopravvivere in quei luoghi non è mai questione di fortuna: “la fortuna è una cosa da città”, dice Corey. E così ad avere la meglio è chi sa leggere le tracce, seguire le piste e i doppi livelli di significato che un livido, una scia di sangue o una traccia di slitta sulla neve possono portare con sé. La caccia di I segreti di Wind River è però, ovviamente, una caccia all’uomo: Corey la persegue come sua missione di vita, con in testa l’idea di fare giustizia ma nel cuore la consapevolezza che nessuna vendetta potrà portare indietro chi non c’è più.

Asciutto, pungente e duro come l’orgoglio ferito di chi ha sempre subito, I segreti di Wind River è un film che travolge completamente, negli occhi e nello spirito, ponendo chi guarda nella posizione di riflettere su cosa voglia dire sopravvivere e cosa, invece, voglia dire vivere. I segreti di Wind River è disponibile per lo streaming su Amazon Prime Video.

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