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Kristin Harila sul Cho Oyu: 14 ottomila e due sherpa furiosi

L’alpinista norvegese Kristin Harila, 37 anni, ha completato il 3 maggio, sulla vetta del Cho Oyu, la collezione dei 14 “ottomila” della Terra.

L’alpinista norvegese Kristin Harila, 37 anni, ha completato il 3 maggio, sulla vetta del Cho Oyu, la collezione dei 14 “ottomila” della Terra. A dare la notizia, a poche ore di distanza, sono stati il sito e la pagina Instagram di Harila, l’agenzia nepalese Seven Summits Treks e l’autorevole sito americano ExplorersWeb.

Insieme all’alpinista norvegese, che una settimana fa aveva salito lo Shishapangma, sono arrivati sul Cho Oyu Tenjen Lama Sherpa e Ngima Rita Sherpa. Secondo il sito USA avrebbe toccato gli 8.188 metri della cima anche Matias Myklebust, incaricato di fotografare e filmare il nuovo progetto di Harila.

Nel 2021, Kristin Harila aveva stabilito un record di velocità sull’Everest e sul Lhotse. Nel 2022, ha raggiunto il primo “ottomila” della nuova serie, l’Annapurna, il 28 aprile del 2022. Con l’ascensione del Cho Oyu il 3 maggio, ha completato in 370 giorni la collezione delle 14 cime più alte della Terra.

Grazie all’uso di un tracker GPS, Harila ha dimostrato di aver raggiunto tutte le vere vette degli “ottomila”, una questione sollevata nell’estate 2022 dal ricercatore e alpinista tedesco Eberhard Jurgalski. Ma non è stata la prima donna a compiere questo exploit. A batterla, con una settimana di vantaggio, è stata l’alpinista cinese Dong Hong Juan. Una vittoria che fa venire qualche dubbio sul ritardo nell’emissione del visto per Harila da parte dell’ambasciata cinese a Kathmandu.

Nel 2022, la chiusura dei confini disposta dal governo di Pechino aveva fermato il progetto di Harila di battere il record stabilito nel 2019 dal nepalese da Nirmal Purja salendo tutti gli “ottomila” in 189 giorni.

Secondo il suo sito la norvegese ci riproverà nel 2023, e il nome del suo nuovo progetto è “She moves mountains”. L’elenco degli sponsor (Bremont, Osprey, Scarpa, SpareBank 1 Nord-Norge, Sparebanken Vest, Helsport, Global Rescue, Outdoor REAL Turmat) suggerisce che i fondi non dovrebbero essere un problema.

L’alpinista ed ex-sciatrice di fondo norvegese non è simpatica a tutti i giornalisti di montagna. Alessandro Filippini, sulla sua pagina Facebook, l’ha definita qualche giorno fa una Climbfluencer. Angela Benavides, su ExplorersWeb, ha fatto notare che “l’idea di Harila di non usare respiratori e bombole sembra essere stata abbandonata sullo Shishapangma e sul Cho Oyu”.  Una scelta, secondo Benavides, che “sembra essere stata imposta dal ritardo sui tempi previsti”.

La stessa giornalista USA ricorda che “se può essere stimolante tentare di superare il record di Nirmal Purja”, gli exploit del nepalese e della norvegese non possono essere paragonati con quelli di Messner e degli altri che “non disponevano di elicotteri, di possibilità di soccorso ad alta quota e di una logistica che ormai è straordinaria”. Vantaggi che hanno “ucciso l’incertezza che è l’essenza dell’avventura”.

Sulle due ultime ascensioni di Kristin Harila pesa anche una polemica, che si è diffusa nelle ultime settimane sui media nepalesi e sui social. Gli Sherpa Dawa Ongju e Pasdawa, che avevano salito 12 “ottomila” con la norvegese, hanno affermato di essere stati “traditi” da Kristin e dall’agenzia Climbalaya, ed esclusi dalle salite dello Shishapangma e del Cho Oyu dove avrebbero anch’essi completato la collezione delle 14 vette.

Vale la pena ricordare che Dawa Ongju e Pasdawa, nelle 12 spedizioni precedenti no sono stati solo dei compagni di salita ma hanno tracciato la via, e hanno portato sulle loro spalle, secondo quanto affermano, carichi fino a 35-40 chili. Sul K2, come hanno ricordato, hanno lavorato dalle 6 alle 23 per rendere possibile l’ascensione.

È probabile che dietro alla scelta di escludere i due ci sia una rivalità tra agenzie nepalesi, dato che Dawa Ongju e Pasdawa lavorano per la 8K Expeditions. Harila, però, aveva “scaricato” i due già nel 2022, quando per tentare il Cho Oyu dal Nepal si era affidata alla Seven Summits Treks.

Secondo le interviste rilasciate da Dawa Ongju e Pasdawa Sherpa ai media nepalesi, il mancato rilascio del visto è stato “uno stratagemma per non lasciarli salire, perché anche loro stavano inseguendo lo stesso record di Harila.

Questo è ciò che i soldi possono fare. Certa gente sta portando la politica nell’alpinismo e questo è disgustoso” ha lamentato Dawa Ongju. “L’abbiamo trattata come una sorella, poi ci ha tradito” ha aggiunto Pasdawa. “Non vedevo l’ora che scalassero le due montagne che mancavano loro. Ora, con i dettagli che vengono alla luce, è chiaro che sono stati derubati di questa opportunità” ha commentato Lhakpa Sherpa, fondatore di 8K Expeditions.

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