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Valanghe in primavera, il rischio da non sottovalutare

Igor Chiambretti di AINEVA ci invita a tenere alta l'attenzione anche con l'arrivo della bella stagione

I falsi miti sono sempre pericolosi e difficili da contrastare. Uno di questi riguarda le valanghe che, si crede, nella stagione primaverile non sono un pericolo perché le temperature più miti sono in grado di trasformare e stabilizzare i pendii innevati più rapidamente. Le cronache degli ultimi giorni, però, ci insegnano che non è così. Quella più recente, giovedì 13 aprile, ha provocato la morte di tre aspiranti Guide alpine in Val di Rhemes, Aosta.
Qualche giorno prima, il 9 aprile, un’altra slavina aveva sepolto e causato il decesso di sei scialpinisti sul ghiacciaio dell’Armancette, in Francia. E ancora prima, il primo aprile, due scialpinisti erano deceduti sempre a causa di una valanga in Val d’Aosta, sulle pendici dello Chateau des Dames, in Valtournenche.
È sempre difficile commentare le dinamiche di questa tipologia di incidente senza correre il rischio di giudicare il comportamento di persone che non ci sono più, che erano partite alla mattina per trascorrere una bella giornata in montagna, non certo con l’intenzione di finire sotto una valanga. Così come ci si inoltra su un terreno scivoloso – letteralmente e metaforicamente – quando si parla di prevenzione a proposito di un fenomeno altamente imprevedibile, come dimostra l’incidente in Val di Rhemes che ha coinvolto dei professionisti: una Guida alpina e 3 aspiranti.

Eppure, le notizie di cronaca devono anche fornire degli spunti di precauzione a tutti gli appassionati di neve e scialpinismo per evitare il ripetersi di certe dinamiche e l’esposizione a rischi eccessivi di tutti coloro che ancora vogliono praticare la montagna in questo periodo. D’altronde, la stagione invernale e primaverile 2022/2023 ha registrato un numero elevato di morti sotto valanga, 24 su una media pluriennale che si aggira intorno ai 20, nonostante la generale scarsità di precipitazioni, a dimostrazione del fatto che gli inverni con poca neve sono solitamente quelli più pericolosi.
Per questo motivo, abbiamo nuovamente coinvolto Igor Chiambretti, responsabile tecnico di AINEVA, sui pericoli tipici dei terreni innevati in questa stagione.

Si dice che la primavera è la stagione più sicura dal punto di vista delle valanghe. È vero?
In linea generale sì, anche se i recenti fatti di cronaca sembrano dimostrare il contrario. Diciamo che con l’avanzare della stagione l’irraggiamento solare più forte e l’aumento delle temperature favorisce la trasformazione della neve e quindi la stabilizzazione dei pendii. Tuttavia dobbiamo anche considerare fattori più specifici che possono, localmente, mantenere elevato il pericolo valanghe. Se analizziamo le condizioni meteorologiche attuali, possiamo dire che in alta quota le temperature sono ancora piuttosto rigide e che abbiamo registrato nuove nevicate accompagnate da vento che creano situazioni insidiose. E si tratta di una tendenza che proseguirà ancora per qualche giorno e che, quindi, deve invitare gli appassionati a tenere alta l’attenzione.

Quali sono i rischi più comuni in questo periodo?
Soprattutto dopo un inverno poco nevoso, occorre salire più in quota per cercare la neve, quindi spingersi su terreni dove le variabili che possono determinare il distacco di una valanga sono ancora molto elevate. Mi riferisco al processo di stabilizzazione della neve che è più lento e agli strati deboli persistenti (come ricordavamo in questo articolo), che sopravvivono al processo di trasformazione della neve grazie alle temperature più basse. A tutto ciò si aggiungono le condizioni meteorologiche, perché in alto possono ancora verificarsi frequenti nevicate che, anche se ridotte, coprono il manto preesistente rendendo più difficile valutarne lo stato di tenuta. Infine, lo scarso innevamento impone percorsi più obbligati nei punti dove la neve è ancora presente, cioè quelli dove gli accumuli sono più frequenti e quindi pericolosi.

Quali sono gli aspetti più importanti da tenere in mente per ridurre l’esposizione al rischio?
Direi che in primavera il fattore di rischio più determinante è l’over confidence. Questa è la stagione in cui chi affronta una gita sulla neve è tendenzialmente più esperto perché gli itinerari in condizione sono quelli che richiedono maggiore preparazione, sono più impegnativi e più in quota. Ma l’esperienza non garantisce la sicurezza, anzi; spesso ci porta a sottovalutare i pericoli e a commettere piccoli errori di comunicazione nel gruppo, che portano a una cattiva condivisione del rischio e a prendere inadeguate misure preventive. Abbiamo osservato, invece, che nel contesto di un fenomeno altamente imprevedibile come la valanga, la paura ha un effetto protettivo perché aiuta a mantenere dei margini di prudenza superiori.

Un ultimo consiglio?
Continuate a consultare con attenzione il bollettino valanghe che, da qualche hanno fornisce anche l’indicazione delle quote più a rischio, quindi dà uno strumento in più per pianificare con attenzione l’itinerario.

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