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Everest, le prime vittime della stagione 2023

A perdere la vita sull'Icefall, la temutissima seraccata, tre portatori sherpa

L’Icefall, la temutissima seraccata dell’Everest, ha fatto le prime vittime della stagione 2023. Si tratta di Tenjing Sherpa, di Lhakpa Sherpa e di Badure Sherpa, che lavoravano per l’agenzia Imagine Nepal.
Da qualche giorno l’itinerario attraverso l’Icefall è attrezzato, e sono iniziati gli andirivieni degli Sherpa che trasportano viveri e materiali in direzione dei campi alti. Tra poco toccherà ai clienti delle spedizioni commerciali, e agli altri alpinisti impegnati sull’Everest e sul Lhotse. Imagine Nepal ha ottenuto il contratto per attrezzare la via oltre il campo-base avanzato.

Le tre vittime, Tenjing, Lhakpa e Badure stavano trasportando attraverso la seraccata del materiale da utilizzare più in alto, tra il campo-base avanzato e la parete del Lhotse. Sono stati travolti e uccisi intorno alle 9.30 dell’11 aprile a circa 5800 metri di quota, non si sa ancora con certezza se i loro corpi siano stati recuperati e portati al campo-base oppure no.
A causare la morte dei tre alpinisti nepalesi sono stati dei blocchi di ghiaccio caduti dai ripidi e pericolosi pendii della Spalla Ovest dell’Everest, che separa l’ampia sella del Lhotse dalla vera e propria cresta Ovest della montagna. Una zona dalla quale si staccano spesso slavine, spesso di dimensioni gigantesche.

Proprio lì, alle 6.35 di mattina del 18 aprile 2014, è partita la valanga che ha travolto e ucciso sedici Sherpa, anch’essi impegnati nel trasporto di materiali verso la parte alta della via normale nepalese. Per minimizzare i rischi, traversando la zona pericolosa nelle ore più fredde, le corvée di portatori carichi lasciano normalmente il campo base tra l’1 e le 2 del mattino.
I più forti tra loro riescono a compiere una rotazione tra campo-base e campo-base avanzato in 5 o 6 ore, uscendo dalla zona pericolosa prima delle ore più calde. L’ora in cui è avvenuta la tragedia del 2014 dimostra che questa precauzione non basta.

Dopo la morte di Tenjing, Lhakpa e Badure, la via di salita è stata chiusa per consentire agli Icefall doctors di riattrezzarla, allontanando se possibile il percorso dai pendii della Spalla Ovest in modo da ridurre il rischio.
Dal canto suo, il Ministero del Turismo nepalese ha approvato l’uso di elicotteri per trasportare corde, chiodi, tende, viveri e altro materiale dal campo-base al campo-base avanzato, in modo da ridurre il numero di passaggi degli Sherpa attraverso la Seraccata. Una scelta che sembra inevitabile e giusta, e che potrebbe trasformare da quest’anno (e ancora di più dal 2024) la logistica e l’organizzazione delle spedizioni al Big E.

Quest’anno, com’è noto, ricorrono i 50 anni dalla spedizione italiana del 1973, organizzata dall’Esercito e diretta da Guido Monzino, che ha fatto sventolare per la prima volta il tricolore sugli 8848 metri della cima, e che ha usato per la prima volta degli elicotteri per trasportare carichi.
Si trattava di due Agusta Bell 205, uno dei quali è caduto ed è stato abbandonato sulla montagna. La scelta di Monzino e dei militari ha creato aspre polemiche nel mondo dell’alpinismo himalayano, in particolare con Sir Edmund Hillary che era arrivano sulla vetta dell’Everest vent’anni prima.

Secondo l’ICIMOD, un ente di ricerca internazionale con sede a Kathmandu, il Ghiacciaio del Khumbu si sta certamente abbassando, ma meno di altre colate dell’Himalaya e del Karakorum situate a quote più basse. Nello scorso autunno, se osservato dal belvedere del Kala Pattar, il ghiacciaio si mostrava sempre più interrotto da laghetti superficiali, in grado di provocare in caso di collasso delle sponde delle pericolose alluvioni.
Secondo i dati dell’ICIMOD, la colata si ritira mediamente di circa 20 metri ogni anno (per un totale di circa 940 metri tra gli anni Sessanta e il 2001). Il campo-base, dai tempi di Hillary e Tenzing, è sceso di una cinquantina di metri. L’Icefall si è mediamente abbassata di circa 40 centimetri all’anno.

In un’intervista rilasciata sei anni fa ad Alan Arnette, il neozelandese Russell Brice, tra i più esperti organizzatori di spedizioni commerciali all’Everest, aveva detto di aspettarsi per il futuro “un’Icefall più sicura”, ma anche “difficoltà sempre maggiori per salire verso il Western Cwm dal campo-base”.
Lo stesso Arnette sul suo blog spiega che “guardando le foto aeree sembra che la seconda parte dell’Icefall stia effettivamente diventando più facile e forse più sicura”, e che anche “i ghiacciai sospesi della Spalla Ovest sembrano più coricati e meno attivi”. Il percorso verso il campo-base avanzato, però, secondo Arnette è tagliato da crepacci più lunghi e più profondi, che costringono gli alpinisti a lunghi giri, e gli Icefall doctors a piazzare dei ponti più lunghi”.
Qualche decennio fa, la via attraverso l’Icefall passava al centro della colata, o addirittura alla base dei pendii del Nuptse. Poi gli Icefall doctors, in cerca del percorso più veloce, si sono via via spostati verso la base della Spalla Ovest dell’Everest. Più volte, negli ultimi anni, alcune agenzie che organizzano spedizioni commerciali hanno proposto di cercare un percorso alternativo, ma non sono state ascoltate.

Alle famiglie delle tre vittime dell’Icefall va il nostro cordoglio più profondo. Ci auguriamo che i corpi di Tenjing Sherpa, Lhakpa Sherpa e Badure Sherpa vengano recuperati, e che la loro morte sia stata salutata con tutti i riti del Buddhismo, e che naturalmente il denaro delle loro assicurazioni sulla vita arrivi rapidamente e in quantità sufficiente alle famiglie.
Nove anni fa Reinhold Messner, nel commentare la valanga del 2014 nell’Icefall e le sue 16 vittime Sherpa, ha detto “questi non sono incidenti alpinistici, ma incidenti sul lavoro”. È vero anche oggi, mentre centinaia di alpinisti e di Sherpa continuano a salire lentamente sull’Everest.

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