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Valanga sull’Icefall dell’Everest: recuperati 12 corpi, 1 avvistato e 4 dispersi

Il luogo della valanga all'Everest (Photo www.alanarnette.com)
Il luogo della valanga all’Everest (Photo www.alanarnette.com)

UPDATED (17:40) – KATHMANDU, Nepal – Il bilancio di fine giornata conta 12 morti recuperati, un altro avvistato ma ancora non portato via e 4 persone disperse. Questi i dati riferiti da Alan Arnette in contatto con il campo base dell’Everest: secondo le sue informazioni, contando anche 8 feriti, sarebbero 25 le persone coinvolte in totale nel terribile incidente accaduto questa mattina a 5800 metri di quota del versante nepalese della montagna. Le notizie ci vengono all’incirca confermate dalla Piramide dell’Everest, anche se i numeri definitivi arriveranno probabilmente domani. Il distacco è partito dalla parete sud-ovest finendo sul Popocorn Field dell’Icefall, la famosa crepacciata situata tra il campo base e il campo 1. Tutte le vittime sono sherpa.

Sono cifre agghiaccianti quelle della catastrofe accaduta questa mattina presto, intorno alle 6:45 sulla montagna più alta del mondo. La più gettonata fra tutti i 14 ottomila della terra, quella al cui campo base ogni anno si raccolgono centinaia di persone, tanto da formare una specie di villaggio vero e proprio. Quella che si è verificata è probabilmente la più grande tragedia in assoluto nella storia dell’Everest.

Le notizie arrivano da un lato direttamente dal Laboratorio Osservatorio Piramide dell’Everest gestito dall’Associazione EvK2Cnr, dall’altro dal blog dell’alpinista Alan Arnette, in stretto contatto con il campo base.

Stando ad Arnette sono 13 i morti accertati: tutti trasportati in elicottero tramite long line al campo base dell’Everest tranne uno, che è stato solo avvistato. Ci sarebbero poi altri 4 nepalesi dispersi. Oggi pomeriggio lo staff della Piramide ha confermato che 12 cadaveri sono stati portati via: tra questi 5 sono sherpa dell’Alpine Ascent International Team, 2 sono sherpa provenienti da Khumjung, altri 2 da Pangboche, uno sherpa del distretto di Taplejung, un altro del Makalu. I dispersi sarebbero ancora 4.

Come si intuisce dall’immagine pubblicata sul blog di Alan Arnete e confermata dal personale della Piramide, più che una valanga di sola neve, si tratterebbe di una valanga alimentata dal distacco di blocchi di ghiaccio. Tra gli sherpa rimasti coinvolti nella tragedia, alcuni dei quali amici dello staff del Laboratorio, ci sarebbero diversi Icefall Doctors.

Secondo quanto riportato dalla Cnn erano almeno 50 le persone sulla montagna al momento del distacco, stando invece alle notizie riferite da Alan Arnette – alpinista e cronista dell’Everest – erano anche 100.

Notizie e aggiornamenti arrivano ancora incerti, probabilmente domani si avranno maggiori conferme. Oggi è intervenuto nelle operazioni di recupero anche l’elicottero dell’esercito.

 

 

Photo courtesy of www.alanarnette.com/blog

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4 Commenti

  1. Povera gente che si guadagna da vivere per qualche rupia affrontando il lavoro più pericoloso del mondo! Bisognerebbe meditare su questa forma di sfruttamento. Mi dispiace tanto.

  2. La montagna si ribella all’egoismo e presunzione dell’uomo e nonostante questo lui ancora non riesce a capire.
    Troppe persone e troppe spedizioni commerciali affollano questi giganti buoni, buoni fino a che non si arrabbiano.
    Provate a chiedere a chiunque abbia conquistato un 8.000 cosa si ricorda della sua impresa, si ricorda solo il fatto di essere stato uno dei tanti ad avere raggiunto un obiettivo ma nessuno ti dirà mai o si ricorderà di una cosa bella che la montagna gli ha mostrato, per esempio un fiore, un bel tramonto, una notte stellata ecc.. questo dobbiamo apprezzare della montagna e dobbiamo cercare di capire.. la natura ci regala cose fantastiche e spettacolari che troviamo anche a 2.000 metri e meno, non è necessario andare in massa a fare i conquistatori, conquistatori di cosa?
    Riflettete.

    1. Vorrei stringerle la mano in silenzio.
      Frequentando la montagna ho scoperto l’alpinismo, ho ammirato profondamente, la gioia, l’attrazione per la montagna le ho trasferite a coloro che la frequentano e ho creduto sinceramente di ritrovare la grandiosità della natura nei loro animi. Conoscere le grandi altitudini e fare una scalata era diventata un’aspirazione quasi irrinunciabile, attesi a lungo. Sono stata infine sul Monte Bianco con una guida e ne sono uscita con l’animo distrutto. Sono stata? No, solo le mie gambe; quel che doveva essere il coronamento delle mie escursioni è stata un’enorme amarezza. Ho dovuto vedere mio malgrado l’alpinismo da parte a parte, è stato come trovare morto chi credevo vivo. Nulla!
      Ci sono solo degli sportivi, competentissimi, bravissimi … e tutto ciò invano, a nulla è giovato loro il rischio della vita, l’anima è rimasta vuota. Ora … non credo più.

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