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Un tesoro romano ritrovato (per caso) sulle Alpi Svizzere

Il cambiamento climatico e il riscaldamento globale stanno avendo effetti pessimi su ampie porzioni del mondo e in Italia su varie aree del territorio, dai fiumi alle montagne. Difficile trovare un risvolto positivo di questa situazione, con poche eccezioni. Una piccola, parziale consolazione è proprio quello che accade in montagna, dove il ritirarsi dei ghiacciai svela a volte preziosi segreti o tesori. Che è esattamente quello che è successo nelle Alpi Svizzere.

La scoperta fatta durante una passeggiata

Non è successo adesso, e però è adesso che se ne parla perché le conseguenze sono ancora attuali. È successo nell’estate del 2020, quando un escursionista, camminando lungo una vallata fra le vette dei monti Drunengalm e Niesen (il punto è approssimativamente indicato nella mappa più sotto), quasi per caso si imbatté in quella che sembrava un’antica moneta romana, sepolta fra le rocce. L’intuizione era corretta, come confermato successivamente da un team di archeologi del dipartimento per la Cultura del cantone di Berna, la capitale della Svizzera, che dall’estate del 2022 ha iniziato i lavori di scavo per riportare alla luce gli eventuali altri reperti presenti nella zona.

Tantissimi reperti: nell’ultimo anno sono state recuperate 100 monete, 27 cristalli di roccia, 59 chiodi da scarpe romane, una spilla e un frammento di una targa votiva a forma di foglia. Secondo i ricercatori, la spilla sarebbe l’oggetto più antico e risalirebbe al primo secolo Avanti Cristo, mentre tutti gli altri sarebbero databili fra il primo e il quinto secolo Dopo Cristo (entro l’anno 499, per intendersi).

La zona del ritrovamento

Che facevano i romani lassù in montagna?

Il ritrovamento ha fatto ovviamente sorgere alcune domande, la principale delle quali riguarda la ragione della presenza di questi resti in quel posto: improbabile un insediamento a quell’altitudine (circa 2500 metri) e a quella distanza da più o meno tutto, ancora oggi e figurarsi allora. Regula Gubler, la studiosa responsabile del team che si occupa degli scavi, ha spiegato a Newsweek che “capita di trovare singole monete romane sulle Alpi, ma mai così tante e difficilmente in posti come questi” e che “tutto avrebbe avuto più senso se questo fosse stato un passo”, cosa che non era e non è.

E allora che cos’era, quel posto lassù in montagna? Molto probabilmente, un luogo sacro: lo lasciano supporre sia la notevole quantità di monete ritrovate sia proprio la posizione. Il luogo degli scavi si trova a una ventina di chilometri dalla città di Thun, affacciata sull’omonimo lago, raggiungerlo non è semplice oggi e decisamente non era semplice 2mila anni fa: l’ipotesi è che fosse un luogo di pellegrinaggio, con le persone che si impegnavano in un lungo cammino e poi lasciavano monete e altri oggetti preziosi per ingraziarsi il favore delle divinità.

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