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Ritrovati sulle Alpi svizzere i resti di antichi giganti marini

Le Alpi svizzere rappresentano un vero e proprio Jurassik Park nel cuore dell’Europa, che non smette di stupire. Uno scrigno di reperti fossili, risalenti all’epoca dei dinosauri, che aiutano gli archeologi a ricostruire tasselli ancora oggi mancanti nella storia evolutiva dei grandi rettili vissuti centinaia di milioni di anni fa. La notizia più recente, che ha dell’eccezionale, è il ritrovamento nel Cantone Grigioni dei resti di quelli che potrebbero essere stati tra i più grandi ittiosauri mai esistiti, e in particolare del dente di ittiosauro più grande scoperto finora.

I risultati dello studio, condotto da ricercatori delle Università di Bonn (Germania) e di Zurigo (Svizzera), sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Journal of Vertebrate Paleontology in un paper dal titolo “Giant Late Triassic ichthyosaurs from the Kössen Formation of the Swiss Alps and their paleobiological implications”.

Chi erano gli ittiosauri?

Gli ittiosauri (dal greco “pesce lucertola”) erano rettili marini, contemporanei ai dinosauri, che si ritiene siano evoluti da specie terrestri. Non presentavano infatti delle branchie, e dovevano tornare in superficie di tanto in tanto per poter respirare. Davano inoltre alla luce prole viva, come oggi fanno i delfini o le balene. I primi esemplari fecero la loro comparsa circa 250 milioni di anni fa, in quello che viene definito Triassico Medio, dopo la grande estinzione del Permiano. Nel corso del Triassico si diffusero ampiamente nell’oceano Tetide e in contemporanea aumentarono di dimensioni. Nel tardo Triassico il loro gigantismo raggiunse il massimo livello. Attorno a 100 milioni di anni fa, si estinsero. Il periodo degli ittiosauri giganti, dunque il Tardo Triassico, è il più carente in termini di fossili finora ritrovati. Ogni nuova scoperta risulta dunque essenziale per colmare un gap conoscitivo nella storia di questi antichi “draghi marini”.

Un gigante con i denti

Nel gennaio 2022 dal Regno Unito è giunta notizia del ritrovamento, nella Rutland Water Nature Reserve, dei resti del potenziale ittiosauro più lungo di sempre (fino a prova contraria). 26 metri di lunghezza, se non di più, la stima derivante dalle analisi dei reperti ossei dell’esemplare risalente al cosiddetto periodo Retico (secondo periodo del Tardo Triassico successivo al Norico). Al record made in UK si aggiunge a distanza di pochi mesi quello delle Alpi Grigionesi: il ritrovamento dei resti di un ittiosauro gigante con i denti più grandi di sempre.

La storia degli ittiosauri giganti scoperti nel Cantone Grigioni inizia negli anni Settanta, quando i ricercatori di Bonn hanno avviato una mappatura geologica (1976 – 1990) della cosiddetta Formazione Kössen, nel corso della quale sono stati riportati alla luce, a una quota di quasi 3000 metri, i resti di 3 ittiosauri giganti (e numerosi più piccoli), vissuti circa 205 milioni di anni fa. Dei tre giganti (lunghezza inferiore al britannico ma comunque attorno ai 15-20 m) sono stati recuperati numerosi frammenti ossei (costole e vertebre) e un dente. E quest’ultimo elemento risulta essere il più interessante. Lungo circa 10 cm, si presenta quasi del tutto privo di corona, ma dotato di una radice ben conservata, con un diametro stimato di 6 cm, una cosa mai vista prima.

Si tratterebbe del dente di ittiosauro più grande scoperto finora, superiore alle dimensioni medie dei denti dell’altra specie di ittiosauro gigante finora riconosciuta come dotata di denti: l’Himalayasaurus. Fatta eccezione per questo gigante tibetano lungo circa 15 metri, si è a lungo ritenuto che gli esemplari di ittiosauro di maggiori dimensioni non fossero dotati di denti (caratteristica invece abbastanza diffusa tra gli ittiosauri di dimensioni inferiori) e ingoiassero le prede tutte d’un colpo. Ci troviamo di fronte dunque a un macropredatore afferente a una specie finora non nota, che coesisteva con i giganti sdentati nelle acque dell’Oceano Tetide. La forma particolare del dente, leggermente curvato all’indietro, fa ipotizzare che il gigante dei Grigioni si cibasse di calamari. Anche gli altri due esemplari ritrovati non apparterrebbero a specie già note.

Una storia ancora da scrivere…

I giganti dei Grigioni forniscono dunque alla scienza due nuovi spunti per “riscrivere” la storia degli ittiosauri, in riferimento al Tardo Triassico: non solo la presenza in contemporanea di specie giganti con e senza denti, ma la presenza di tali specie nel Tetide occidentale. Con riferimento specifico al sito del ritrovamento, la Formazione di Kössen, che nel Triassico appariva come una zona costiera poco profonda, è ipotizzabile che i poveri ittiosauri che oggi tornano alla luce sulle Alpi Svizzere, vi siano approdati per sbaglio, insomma che si siano persi. Alternativa è che le loro carcasse siano state qui depositate dalle onde. Una ulteriore ipotesi è che scegliessero acque più basse per dare alla luce i piccoli. Circa 130 milioni di anni fa il Tetide iniziò a chiudersi, avviando il processo di formazione delle Alpi. Nel tempo i fondali oceanici si sono trasformati in vette, con conseguente trasporto in quota dei preziosi resti, che oggi pian piano stiamo riscoprendo.

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