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Filip Babicz ripete “Bring da Ruckus”, la via invernale più difficile della Scozia

Nelle scorse settimane l’atleta ed alpinista della Sezione Militare di Alta Montagna del Centro Sportivo Esercito Filip Babicz, ha deciso di cimentarsi in una prima volta sulle montagne della Scozia. E come inizio non c’è male. Alla sua prima esperienza di arrampicata scozzese, in compagnia di Dawid Skoczylas ha infatti messo a segno la seconda salita della via invernale più difficile della Scozia: Bring da Ruckus, sul Lochnagar (1155 m).

Una via aperta nel mese di gennaio dall’alpinista scozzese Greg Boswell, che considerando le difficoltà incontrate, superiori a qualunque altra linea affrontata in Scozia (una “bestia”, questa la definizione fornita), ha proposto un grado inedito XII 13 (da confermare o smentire, come evidenziato dal primo salitore). Una prima salita eccezionale, realizzata dal basso e in giornata, in condizioni invernali con la I maiuscola e con il rumore delle valanghe nelle orecchie. Sono stati necessari tre tentativi per portare a termine l’impresa, superando il tiro chiave, un ampio tetto strapiombante sulla Shadow Buttress. Una sfida fisica ma anche “una battaglia mentale”, come la descrive Boswell, “senza sapere minimamente cosa ci fosse” oltre il tetto. Una salita nell’ignoto.

Non meno invernali e adrenaliniche le condizioni affrontate da Filip e Dawid, come mostrano le immagini della salita realizzata lo scorso 22 febbraio, tra neve e vento forte. L’ascesa, come racconta sui social Babicz, è stata portata a termine in rigoroso stile headpoint piazzando tutte le protezioni durante la salita”, dopo aver fallito un tentativo dal basso e aver effettuato qualche ispezione dall’alto. Una salita di cui andare orgoglioso. Una grande avventura.

Benvenuto in Scozia!

“Nonostante le difficoltà nel trovare condizioni perlomeno decenti sulla via (benvenuto in Scozia!) sono riuscito a completare la salita in circostanze davvero avventurose – racconta Filip – . Dopo aver fatto il tiro chiave, nonostante l’inizio della tempesta di neve e il buio, io e Dawid siamo riusciti a salire gli altri 4 tiri fino alla cima della parete e con l’aiuto del GPS, in mezzo alla bufera, abbiamo raggiunto la vetta di Lochnagar.”

“Come si può vedere dalla foto panoramica di Lochnagar – aggiunge – , tutte le pareti erano innevate, soltanto la headwall di Shadow Buttress era nera vista la sua pendenza. Stessa cosa per le foto scattate nella parte alta della via, da cui si possono notare le condizioni invernali con neve abbondante, le zolle ghiacciate e la brina sulla roccia. Nel tiro chiave (strapiombante) erano presenti sia i ghiaccioli, sia il ghiaccio nelle fessure e questo aveva delle conseguenze non trascurabili per l’impegno della salita. Infatti nella fessura ghiacciata sotto il tetto sono riuscito a piazzare soltanto uno dei due friends che Greg aveva usato per proteggere il passo chiave. Sono stato appeso a lungo sotto il tetto su una picozza, cercando con la seconda di pulire la fessura dal ghiaccio, ma la fessura era inutilizzabile. Sono andato avanti con un solo friend in questa fessura che comunque è uscito fuori appena la corda è andata in tiro quando Dawid è partito dalla cengia. Quindi nel passo chiave ero praticamente sprotetto con rischio di un grande volo che sarebbe finito sulla placca sottostante. Anche in cima del tiro non potevo piazzare il friend per via del ghiaccio e ho fatto un grosso runout fino in sosta. Aggiungiamo infine un vento fortissimo e una tempesta di neve in corso”. Decisamente non c’è dubbio, come evidenzia Filip, sul riconoscerla come salita realizzata in condizioni invernali.

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