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Boom di aggressioni a cani da parte dei lupi nel PNALM, c’è da allarmarsi?

Il lupo, come è ormai noto, si sta riespandendo su Alpi e Appennini, riguadagnando territori da cui la specie è quasi scomparsa a inizio del secolo scorso, in conseguenza di una caccia spietata. I dati rincuorano gli esperti di faunistica, gli appassionati di natura, ma creano al contempo disappunto tra quanti si trovano a pagare i danni di una convivenza non facile (ma non impossibile). Da Nord a Sud si sta assistendo a un incremento in frequenza degli avvistamenti nelle vicinanze se non all’interno di zone urbane, non solo montane, così come delle predazioni e degli investimenti sulle strade. In alcune regioni si paventa anche l’idea di aprire agli abbattimenti ma di contro c’è chi, impegnato nella difesa della natura, in primis le aree protette, cerca di invitare la popolazione a una riflessione critica sul tema, alla ricerca di soluzioni senza spargimento di sangue. É il caso del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise (PNALM) che si trova ad affrontare da 3 mesi a questa parte un boom delle predazioni di lupo su cane, con conseguente richiesta di indennizzi da parte dei cittadini, inevitabilmente allarmati dall’incremento in frequenza del fenomeno. Cosa sta succedendo? C’è davvero da preoccuparsi?

No alle tifoserie, si ascolti la scienza!

La risposta al quesito arriva dal Parco stesso che racconta la vicenda, cercando di invitare la popolazione a collaborare per risolvere quello che è innegabile essere un problema.

“Negli ultimi 3 mesi sono state registrate 13 predazione di lupo su cane. Gli eventi sono accaduti principalmente nel territorio del Comune di Pescasseroli e in alcuni casi in quello del Comune di Opi. Come riportato dai dati ufficiali, dei 13 cani predati, 12 erano in recinto e 1 libero in area aperta, tutti cani di proprietà e non randagi. Sette erano animali da compagnia e sei cani da guardia/lavoro – scrive il PNALM – . Con il ripetersi nel tempo degli episodi, che sono stati tutti segnalati al Servizio di Sorveglianza per la richiesta di indennizzo dei danni, il Parco ha avviato una serie di servizi mirati, con biologi e Guardiaparco, per comprendere meglio l’entità del fenomeno e per rassicurare i cittadini, nei quali è via via aumentata la preoccupazione. Per fortuna, siamo nel Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise un territorio che da sempre convive con i lupi; storicamente un luogo strategico proprio per la conservazione e la salvezza della specie.”

“Negli anni 70 – ricorda l’ente – , infatti, grazie all’operazione S. Francesco, il PNALM, con la collaborazione del WWF, iniziò un grande lavoro di ricerca scientifica, conservazione e comunicazione, per aumentare le conoscenze sulla specie, per evitarne l’estinzione e per riabilitare la figura di questo animale da sempre considerato cattivo e aggressivo, vittima di pregiudizi originati da favole e da credenze popolari nonché dalle aggressioni al bestiame domestico. La figura del lupo come elemento nocivo della natura e pericoloso per l’uomo era quindi profondamente radicata nella nostra cultura. Gli sforzi del Parco e delle associazioni ambientaliste vennero ripagati, il lupo ha progressivamente ricolonizzato nuove aree e la popolazione è tornata a crescere costantemente in Italia. Purtroppo però, dopo quasi 50 anni, il lupo fa ancora fatica a scrollarsi di dosso i pregiudizi. Continua ad essere dipinto come bestia famelica che aggredisce, un animale di cui avere paura della semplice presenza, altrimenti non si spiegherebbe perché ogni qualvolta ci sono danni da parte del lupo i titoli dei giornali sono sempre gli stessi: esagerati ed allarmistici e sembra improvvisamente di tornare indietro nel tempo, in una triste caccia alle streghe…”

“Oggi le conoscenze scientifiche sul lupo sono molto più vaste rispetto al passato – prosegue – . Si è compreso quanto sia importante il suo ruolo ecologico all’interno degli ecosistemi e questo dovrebbe, veramente, contribuire a mettere da parte l’irrazionalità e la rabbia, per lasciare spazio a consapevolezza ed equilibrio nei giudizi. È ben noto, ad esempio, che il lupo essendo un predatore carnivoro non disdegna mai ogni fonte di cibo facile che può nutrirlo e sostentarlo, questa fonte a volte può essere rappresentata anche da cani, che siano essi da lavoro o da compagnia. Tali eventi si sono verificati più volte negli anni passati ma negli ultimi mesi questo fenomeno si è amplificato e ha messo, comprensibilmente, in allarme la popolazione.”

Cosa fare dunque?

“Per affrontare al meglio la situazione è importante però attenersi ai fatti e alle conoscenze scientifiche, lasciando le “tifoserie”, spesso strumentali, che raramente portano a soluzioni concrete. Per parlare del fenomeno di questi ultimi 3 mesi il Parco, in accordo con il Comune di Pescasseroli, sta organizzando un incontro con la comunità locale, di cui a breve saranno forniti tutti i dettagli. Alla riunione parteciperà anche un esperto che conosce molto bene la situazione del lupo in Italia, per raccontare cosa succede in altri territori e le soluzioni che si stanno adottando. Con molta probabilità, grazie ad alcuni accorgimenti sarà possibile “costringere” i lupi a rivolgersi nuovamente alla predazione degli animali selvatici. Insieme ai tecnici del Parco e ad altri esperti esterni si condurrà anche un’analisi delle possibili cause che hanno determinato l’insorgenza del fenomeno.”

“Certo, questo rende necessario uno sforzo – conclude il PNALM – , talvolta non banale, da parte di tutti nel cambiare qualche abitudine. Questo però non sarà di certo difficile in un territorio che da più di 50 anni è famoso in tutto il mondo per saper coesistere con i grandi predatori. Una Natura selvaggia che purtroppo, nel mondo di oggi, va sempre più scomparendo, compromettendo la sopravvivenza stessa degli stessi esseri umani.”

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Un commento

  1. Ho letto che un grosso problema sono le ibridazioni.
    Forse il lupo, che per me è molto intelligente, ha deciso di porre rimedi.
    Chissà.

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